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UNA PROPOSTA DI RIFORMA DELLA SCUOLA

Per un sistema dell’istruzione fondato sull’autonomia e la responsabilizzazione degli istituti

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Proposta a cura di Giovanni Cominelli, presentata dalla
Fondazione Kuliscioff, 5 dicembre 2020 – In argomento v. anche, ultimamente, l’articolo di Andrea Ichino Stato e mercato: la falsa alternativa del dopo-Covid nella Scuola [1].
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Il professor Giovanni Cominelli

LE PREMESSE

I fatti:

a) fine del paradigma millenario della separazione tra otium e negotium

b) fine della separazione tra istruire e educare

c) fine della Scuola come santuario esclusivo del sapere

I princìpi:

a) responsabilità

b) personalizzazione

c) educabilità universale

 

LE PROPOSTE

Il mosaico del sistema di istruzione e di educazione è costituito da quattro tessere: il sapere curriculare, l’ordinamento, l’assetto istituzionale e amministrativo, il personale.

Il fatto che si tratti di un sistema implica due conseguenze:

  1. ogni tentativo di rimodulare le dimensioni di una delle quattro tessere, senza tener conto delle altre, conduce a fallimento ogni riforma parziale. L’approccio del riformismo puntiforme e della “tecnica del cacciavite” si è rivelato sterile.
  2. La modifica di ciascuna delle quattro tessere richiede procedure e tempi diversi. Proprio perciò è necessario che il disegno della riforma del sistema sia sempre ben visibile e coerente nel corso del tempo.

IL SAPERE CURRICULARE/SAPERE DI CIVILTÀ/SAPERE DI CITTADINANZA

Il Curriculum è il percorso (letteralmente: corsa/competizione) di acquisizione del “sapere di civiltà” che le società hanno codificato e che vogliono trasmettere alle giovani generazioni.

Il Consiglio d’Europa e il Parlamento europeo hanno definito, all’inizio degli anni 2000, il Sillabo europeo delle otto competenze-chiave:

  1. Comunicazione nella madrelingua
  2. Comunicazione nelle lingue straniere
  3. Competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia
  4. Competenza digitale
  5. Imparare ad imparare
  6. Competenze sociali e civiche
  7. Spirito di iniziativa e imprenditorialità
  8. Consapevolezza ed espressione culturale

Con il D. M. n. 139 del 22 agosto 2007: “Regolamento recante norme in materia di adempimento dell’obbligo di istruzione”, il Ministro Beppe Fioroni ha riproposto il Sillabo europeo, semplificando l’elenco delle competenze-chiave, nei QUATTRO ASSI CULTURALI: Lingua e Linguaggi, Matematica, Scienze, Storia.

La logica degli assi culturali è quella del core curriculum, del curriculum essenziale, che deve essere completato da ogni ragazzo entro l’età di 17/18 anni, seguendo un proprio Piano di studi personalizzato.

Il sapere da acquisire è organizzato non più per numerose discipline parcellizzate, ma per poche aree trans-disciplinari.

L’attività didattica non ruota più attorno a lezioni parcellizzate, distribuite tayloristicamente sulla giornata e sulla settimana, si concentra sui Dipartimenti e laboratori, cui si accede non più per classi di età, ma per gruppi di livello, secondo “piani di studio personalizzati” per ciascun alunno. I gruppi di alunni sono composti con i criteri dei livelli di sapere acquisiti o da acquisire e delle necessità socio-pedagogiche della peer-education.

 L’ORDINAMENTO

L’ordinamento attuale articola il curriculum per CICLI, definiti in base all’età (scuola di base, scuola secondaria di primo grado, scuola secondaria di secondo grado) e per INDIRIZZI, definiti in base a criteri socio-economici (Licei, Istituti professionali di Stato, Formazione professionale).

Questa partizione ordinamentale non regge più le sfide del presente: né di quella dell’evoluzione psico-fisica e intellettuale dei ragazzi, né di quella civile, produttiva,  economica e professionale.

È necessario abbandonare la partizione in cicli, in nome di un continuum formativo/educativo, le cui tappe e le cui rotture epistemologiche sono scandite dai tempi dello sviluppo psico-fisico e intellettuale di ogni singolo ragazzo fino ai 17/18 anni.

Quanto agli attuali indirizzi della scuola secondaria di secondo grado, si deve osservare che, sotto il nome omnicomprensivo di Licei, continua a funzionare la divisione gentiliana tra Licei classici/scientifici e Istituti tecnici. Sono stati pensati per aderire alle esigenze delle fasi delle società industriali precedenti: formare una ristretta élite dirigente, da una parte, e, dall’altra, i tecnici, destinati ad entrare nella produzione e nelle fasce alte delle professioni.

Non c’è nessuna ragione valida perché le Lingue classiche, la Filosofia e la Storia (le Humanities) siano accessibili solo nel Liceo classico e nel Liceo scientifico e siano precluse nei Licei tecnici e nella Formazione professionale. Per leggere Aristotele o Sant’Agostino non è necessario conoscere il Greco o il Latino! L’accesso al sapere integrale di civiltà è un diritto umano e civile di ogni ragazzo, quale che sia la sua destinazione professionale futura.

I luoghi per la realizzazione del Curriculum non sono soltanto le scuole, ma, dal quindicesimo anno di età, anche i luoghi della produzione e dei servizi, pubblici e privati. L’alternanza scuola-lavoro è perciò un istituto fondamentale e un metodo necessario per la realizzazione del curriculum.

Ciò che è decisivo è che gli ordinamenti si adattino alla struttura del Piano di studi personalizzato di ogni ragazzo – elaborato con la collaborazione di un docente-tutor, attingendo alle varie aree disciplinari offerte da uno o più istituti scolastici – dentro i vincoli del Curriculum nazionale/europeo, fissato dalle Autorità nazionali/europee e periodicamente aggiornato in relazione allo sviluppo della cultura, delle scienze e della tecnologia,

Nella logica del Piano di studi personalizzato, il ricorso alle bocciature/ripetenze deve rimanere eccezionale. La scuola deve fornire la certificazione rigorosa delle competenze dell’alunno, quando lascia la scuola. Tocca a lui e alla sua famiglia assumersi le responsabilità del suo percorso. La scuola non può sostituirsi alla libertà del singolo, può solo certificare l’acquisizione delle conoscenze e delle competenze.

Dopo i 17/18 anni l’istruzione superiore si articolain Istruzione universitaria e in Istruzione tecnica superiore.

L’ASSETTO ISTITUZIONALE ED AMMINISTRATIVO

a) Abolizione del valore legale del titolo di studio: il “valore” legalecopre il disvalore reale e le diseguaglianze dei livelli di competenze realmente acquisite.

Il valore legale falsifica il valore reale, svaluta il capitale cognitivo personale e favorisce il capitale relazionale. Se vuole essere egualitario, sottoproduce un effetto opposto.

Serve una certificazione rigorosa di ciò che ciascun ragazzo ha accumulato nello zaino, al termine del proprio percorso di istruzione/educazione. Tocca ai livelli successivi di istruzione e/o di lavoro valutare se le competenze certificate all’ingresso  siano coerenti con i percorsi di studio e di lavoro previsti.

b) Autonomia scolastica

Il DPR 275 dell’8 marzo 1999, in attuazione della Legge 59/97, aveva previsto l’autonomia didattica, organizzativa, finanziaria, di innovazione e ricerca di ogni istituto scolastico. E’ rimasto inattuato, bloccato da un sistema di potere e di veto, fondato principalmente su due soggetti: l’Amministrazione ministeriale e i sindacati e delle forze politiche loro subalterne. La cosiddetta “autonomia funzionale” è solo l’altro nome del centralismo burocratico, è “l’autonomia” di un ufficio dell’Amministrazione ministeriale decentrato sul territorio. L’autonomia scolastica reale è, viceversa, l’espressione/condensazione istituzionale delle istanze culturali, civili, economiche, produttive di un territorio determinato. La scuola è primariamente un’istituzione della società civile nazionale ed europea.

c) I compiti dello Stato nazionale:

– la definizione del “core curriculum” nazionale/europeo;

– il finanziamento capitario di ogni alunno, mediante l’erogazione di un voucher annuale. Lo Stato non finanzia le scuole, finanzia gli alunni;

– la definizione dei criteri di certificazione delle conoscenze/competenze;

– la valutazione rigorosa della qualità dell’offerta di istruzione/educazione degli istituti scolastici e delle capacità professionali dei dirigenti e dei docenti.

d) I compiti delle scuole autonome

– la verifica del Portfolio di ciascun ragazzo in ingresso;

– l’accompagnamento di ogni ragazzo nella costruzione dei piani di studio personalizzati;

– l’organizzazione dell’attività didattica per laboratori/dipartimenti, la rottura del principio di corrispondenza biunivoca tra classe scolastica e classe biografica, la riorganizzazione della didattica e dell’intera organizzazione del lavoro degli insegnanti secondo le esigenze della nuova didattica. L’autonomia didattica deve spezzare la parcellizzazione fordista delle discipline e dei tempi.

– il monte-ore annuale degli insegnanti è a disposizione della scuola, che lo organizza a partire dalla esigenze dei Dipartimenti-laboratori.

– la ricerca di fondi, oltre quelli che arrivano capitariamente a ciascun alunno/famiglia dallo Stato.

e) un Consiglio di Amministrazione fonda/amministra l’istituzione scolastica autonoma, assume/licenzia il dirigente, che a sua volta, assume/licenzia i docenti. Ogni scuola autonoma elabora un proprio Statuto.

f) il Ministero della pubblica istruzione, radicalmente ridimensionato nelle competenze e nei numeri, esercita una funzione di sussidiarietà rispetto alle scuole autonome, relativamente alla ricerca e all’innovazione pedagogico-didattica e allo sviluppo delle relazioni internazionali del sistema nazionale e dei singoli istituti scolastici;

g) l’Autorità del curriculum nazionale aggiornaperiodicamente il Sillabo delle competenze-chiave, in relazione allo sviluppo culturale, tecnico-scientifico e produttivo. Essa potrebbe coincidere con l’attuale INDIRE (Istituto Nazionale Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa);

h) il Sistema nazionale di valutazione (INVALSI) organizza un corpo di ispettori, articolato per squadre – composte da 1 dirigente, 1 docente, 1 esperto in scienze dell’educazione – che vengono periodicamente inviate nelle scuole per accertare la qualità dell’offerta educativa e per proporre al Ministero l’assunzione delle misure necessarie per migliorare l’offerta educativa.

Due corollari:

  1. Le Unioni scolastiche regionali (USR) e i Provveditorati provinciali sono aboliti.
  2. Tutte le scuole sono autonome, perciò perde senso la distinzione tra scuole pubbliche statali, scuole pubbliche paritarie, scuole private.

IL PERSONALE DOCENTE, DIRIGENTE, ATA

4.1 I DOCENTI

a) Il Sillabo delle competenze-chiave del docente prevede: sapere disciplinare, capacità didattiche, capacità di relazione con gli alunni, capacità di fare comunità professionale-educante con i colleghi, conoscenza del- e relazioni con il contesto territoriale.

Di queste cinque competenze-chiave, solo la prima viene fornita dalle Università; le altre devono essere acquisite e verificate sul campo della scuola quale “bottega artigiana”, in cui gli apprendisti-insegnanti stanno a fianco a fianco con insegnanti-mentor.

b) Leprocedure per la formazione e l’assunzione dei docenti:

ai fini del conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento, gli ultimi due anni di formazione universitaria, dopo la laurea triennale, devono prevedere:

– la frequenza di un’area pedagogico-didattica a numero chiuso, cui si accede su richiesta e per selezione;

– quattro semestri di tirocinio in tre/quattro scuole.

Il giudizio di abilitazione all’insegnamento è frutto di una convergenza della certificazione del possesso delle conoscenze necessarie da parte dell’Università e del giudizio delle scuole, presso cui è stato svolto il tirocinio, relativo alle capacità didattiche e professionali del futuro docente.

Quanto all’assunzione definitiva: deve essere preceduta da periodo biennale di praticantato presso la scuola, in cui il docente sia stato assunto in prova.

La procedura di assunzionedeve prevedere una prova scritta, che verifichi la capacità di uso della lingua italiana scritta, e un colloquio condotto dal preside, eventualmente coadiuvato da un Comitato di valutazione, composto da insegnanti esperti e genitori.

L’assunzione tradizionale per concorso, al termine di prove scritte e orali, è inefficace, perché delle cinque competenze-chiave accerta a malapena l’esistenza della prima.

4.2 I DIRIGENTI

a) IlSillabo delle competenze-chiave del dirigenteprevede: la conoscenza del sistema educativo nei suoi aspetti storico-culturali, istituzionali, giuridici; la capacità di progettazione/organizzazione dei percorsi di istruzione/educazione; la capacità di gestione delle risorse umane, finanziarie, organizzative; le capacità relazionali rispetto ai docenti e alle famiglie; la conoscenza del contesto territoriale socio-economico, civile e istituzionale.

Il dirigente è il motore della costruzione continua della comunità educante e ne costituisce l’architrave.

Il processo di acquisizione di queste competenze avviene nell’azione sul campo della scuola, attraverso esperienze di esercizio di funzioni, che vanno oltre la docenza e che riguardano l’organizzazione della comunità scolastica e i suoi rapporti con il contesto. Nessuna teoria o formazione teorica può sostituire l’esperienza diretta sul campo.

 Lenuove procedubre per la formazione e l’assunzione dei dirigenti:

L’assunzione del dirigente è fatta dal Consiglio di amministrazione della scuola autonoma, che istituisce una Commissione, composta da almeno un dirigente, insegnanti mentor, genitori, che opera attraverso due passaggi:

a) una prova scritta per verificare la perfetta padronanza della lingua italiana scritta e il possesso delle informazioni generali relative all’istituzione scolastica e alla sua storia;

b) un colloquio per accertare il possesso delle competenze-chiave.

I concorsi attuali, cui possono partecipare decine di migliaia di docenti, muovono dal presupposto che si tratti semplicemente di verificare il possesso di conoscenze. I maxi-concorsi regionali con prove scritte e orali attualmente utilizzate sono inefficaci, inefficienti e inquinabili.

4.2 IL PERSONALE ATA

Il personale amministrativo, tecnico e ausiliario è componente essenziale della comunità educante. La sua formazione professionale e culturale è la precondizione per la partecipazione all’impresa educativa ed avviene primariamente sul campo.

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