STATO E MERCATO: LA FALSA ALTERNATIVA DEL DOPO-COVID NELLA SCUOLA

Gestire centralmente un pachiderma con oltre un milione di dipendenti è molto difficile; e il disastro a cui assistiamo ne fornisce ancora una volta l’evidenza

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Editoriale telegrafico di Andrea Ichino pubblicato sul Corriere della Sera il 27 giugno 2020 – In argomento v. anche l’articolo dello stesso autore pubblicato sul
Foglio del 22 maggio 2020, Tre miliardi per Alitalia, uno e mezzo per la scuola .
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Nel mezzo della pandemia molte voci si sono levate per dire che il Covid-19 segnava la fine del liberismo e dimostrava la necessità di affidare allo Stato un ruolo centrale nella gestione dell’economia e della società. Il disastro che lo Stato sta causando nella scuola italiana è, semmai, la dimostrazione del contrario.

Ha poco senso sostenere che lo Stato operi meglio del mercato. Dipende da chi governa e dalle sue capacità. Sarà forse vero se i partiti al potere sono quelli che piacciono a me, ma come può essere vero se chi governa fa l’opposto di quello che vorrei? Temo che gran parte della sinistra sia statalista solo perché non considera la possibilità che siano altri a governare.

Nel caso delle modalità di riapertura delle scuole pensate dal governo giallo-rosso, i rischi che si corrono con uno Stato incapace sono sotto gli occhi di tutti. Quello stesso Stato che ha dato più soldi per salvare ancora una volta Alitalia di quelli stanziati per mettere le scuole nelle condizioni di riaprire. Se fossi un cittadino tedesco mi preoccuperei molto di questa scelta perché la scuola è uno dei motori della crescita di quel prodotto interno lordo che sta al denominatore del rapporto debito/PIL. Un rapporto che dobbiamo assolutamente far diminuire se vogliamo guadagnarci la fiducia dell’Europa.

E vien da chiedersi anche dove sia finito il Pd nel frattempo: la scuola non è più importante per questo partito? Non dovrebbe la sinistra essere preoccupata di una gestione che ha fortemente danneggiato soprattutto i figli delle famiglie meno abbienti?

Lo Stato può svolgere tre funzioni principali nel campo dell’istruzione: finanziare, regolare e gestire in prima persona. Insieme a Guido Tabellini in “Liberiamo la scuola” (ed. Corsera) abbiamo suggerito che il sistema migliore sia quello nel quale lo Stato si limita a finanziare (per assicurare qualità e uguaglianza di opportunità), a regolare (per operare all’interno dei binari preferiti dalla collettività), ma non a gestire in prima persona. È preferibile dare piena autonomia di gestione alle singole scuole. All’estero, questa strada sta dando i risultati migliori. Gestire centralmente un pachiderma con oltre un milione di dipendenti è molto difficile e il disastro a cui assistiamo ne fornisce ancora una volta l’evidenza.

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