La gravissima scorrettezza del quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, che si impegna a concordare con l’intervistato qualsiasi titolo o sottotitolo virgolettato, per poi presentare in prima pagina l’intervista con un titolo a dir poco demenziale
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Lettera da me inviata al Direttore del quotidiano Libero il 24 maggio 2021, per protestare contro il titolo con cui è stata presentata in prima pagina la mia intervista pubblicata il giorno prima [1]: la lettera è rimasta a tutt’oggi senza alcuna risposta
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Al Direttore Alessandro Sallusti
nei giorni scorsi ho accettato volentieri – come già più volte in passato: almeno una decina di interviste negli ultimi tre o quattro anni – l’intervista propostami da Fausto Carioti, ponendo come sempre fin dall’inizio la condizione tassativa per cui titoli e sottotitoli, occhielli, sommari, catenacci, se redatti in forma di virgolettato, avrebbero dovuto essere concordati con me.
Lo stesso Fausto Carioti sabato mi ha letto titolo e sottotitolo destinati a comparire sull’intervista, che abbiamo messo a punto insieme e che oggi sono comparsi correttamente nella pagina interna che la ospita. Senonché, con mio grave disappunto, vedo che in prima pagina mi viene invece attribuito, nel titolo che ivi annuncia l’intervista, un virgolettato mai concordato con me e che definire demenziale è dire poco: “È ora di sfrattare e licenziare”.
Se l’intento del caporedattore che ha fatto questo titolo era quello di ridicolizzare l’intervistato, proponendo una caricatura del contenuto dell’intervista, la cosa gli è riuscita benissimo; però è chiaro che se questo è il modo in cui Libero tratta gli intervistati e rispetta con essi i patti, tra questi ovviamente non comparirà mai più il sottoscritto.
Al di là, poi, della gravissima scorrettezza commessa ai miei danni, Le chiedo: come si concilia questo mettere in caricatura l’intervistato con la correttezza verso i lettori e, più in generale, il buon giornalismo?
Con vivo rammarico e indignazione
Pietro Ichino
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