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I SEGRETI E I MECCANISMI DELLA METAMORFOSI TESTUALE

“[…] Il punto di vista intorno al quale ruota il libro è quello del solutore del rebus […] esso accompagna il lettore in questo complesso e affascinante percorso, non risparmiando, nei numerosi esempi, neanche uno dei dettagli del ragionamento che porta verso la soluzione […]”

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Recensione de
L’ora desiata vola a cura di Luca Martorelli, pubblicata nel numero di ottobre 2021 della rivista Leonardo, organo dell’Associazione Rebussistica Italiana – Tutte le altre recensioni e interviste riguardanti il libro sono reperibili attraverso la pagina web a esso dedicata [1] 

 

[2]Alcuni anni fa mi trovavo a Lione per un soggiorno post-dottorale. Durante un pranzo con un collega francese, nell’attesa del dolce, tirai fuori dallo zaino un fascicolo della Settimana Enigmistica acquistato la stessa mattina in un’edicola di place Bellecour. Poiché il ragazzo era quasi perfettamente bilingue, confidavo nel fatto che avremmo potuto risolvere insieme qualche rebus. Purtroppo, lui si indispettì quasi subito, sbuffando che non capiva proprio perché in alcuni casi le lettere (ovvero i grafemi) andassero inserite prima della chiave e in altri dopo. L’arrivo della mousse au chocolat mise fine alla discussione e alle mie speranze di convertire all’enigmistica uno straniero.

Lo sconcerto del collega, a ben pensarci, non era però così peregrino. Chi pratica da tempo l’enigmistica, specie quella classica, dà spesso per scontate alcune regole o meccanismi (talvolta neanche troppo semplici) che i neofiti faticano a comprendere e assimilare. Mancava infatti un manuale o, meglio, una guida che conducesse passo dopo passo il principiante dai rudimenti agli aspetti più tecnici della disciplina rebussistica. È quindi un grande merito di Pietro Ichino l’aver colmato questo vuoto con la pubblicazione del bel volume L’ora desiata vola.

[3]Il libro, sul cui titolo [4] non mi soffermerò, perché esiste al riguardo un interessante e documentato articolo di Guido Iazzetta in La Sibilla 4/2021, p. 163, è strutturato in 33 agili capitoli, ognuno dei quali è dedicato a un aspetto importante del gioco-rebus: i grafemi, le chiavi ricorrenti, le parole e le frasi bisenso, la diversità tra la lingua della prima lettura e quella della frase risolutiva, la cosiddetta “dislocazione a sinistra” nella prima lettura, il rebus stereoscopico, il rebus a domanda e risposta, il rebus a variante etc.

La novità e l’importanza dell’opera risiedono però tutte nel modo in cui questo materiale viene trattato: a Ichino, infatti, non interessa offrire un’analisi elegante e sofisticata come quella condotta da Ele nel superbo Che cos’è un rebus (per il quale si rimanda all’intervista all’autore apparsa sul Leonardo 3/2020, pp. 4-5); a lui preme piuttosto “sporcarsi le mani” con la materia del rebus, scomporre e ricomporre sotto gli occhi stupiti del lettore i pezzi di cui esso è composto, per mettere a nudo – mi si conceda la metafora – gli organi vivi e pulsanti di un così meraviglioso organismo. Non è ad esempio un caso che l’autore, pur trattandone, non avverta la necessità di chiamare con il loro nome i rebus “di denominazione” e “di relazione”. La questione è di fatto secondaria per chi voglia semplicemente risolvere un rebus. Perché il punto di vista intorno al quale ruota l’asse del libro è – lo si sarà ormai capito – proprio quello del solutore. E Ichino è molto generoso nell’accompagnare il lettore in questo complesso e affascinante percorso, non risparmiando, nei numerosi esempi, neanche uno dei dettagli del ragionamento che porta verso la soluzione. Tutto ciò con un’efficacia davvero encomiabile, merito di una scrittura molto scorrevole, ricca di aneddoti personali, e della rara capacità di non mettersi mai in cattedra, ma di presentarsi semmai come un compagno di viaggio sullo stesso piano del lettore, al quale non si vergogna di rivelare le sue umanissime difficoltà nel venire a capo dei giochi più impegnativi. Discendono da queste premesse le condivisibili affermazioni circa l’importanza di una frase risolutiva idiomatica o comunque plausibile: sarebbe infatti del tutto scorretto (oltre che deludente) pretendere da un solutore il disvelamento di una frase priva di senso (si legga al proposito quanto sostenuto a pag. 43). Anche il disegno, senza entrare qui nel merito della questione del triangolo o biangolo brighiano, ha come scopo la presentazione precisa e completa di tutti gli elementi utili alla risoluzione del gioco (secondo l’ottica di un vero e proprio fair play autore-solutore). Ma non solo, perché nelle mani dei più bravi disegnatori, capaci di rappresentare in maniera impeccabile Siva che viene medicato a una delle molte braccia o una donna losca che prende al lazo un grosso tomo o ancora un orso che si ferisce un piede accanto a delle dame, il rebus si trasforma in un vero e proprio inno alla fantasia, dove tutto è possibile. Ed è proprio nel segno della più grande di tutti i disegnatori che si chiude il volume, con un commosso ricordo dell’indimenticabile Brighella [5].

Sono insomma tanti i pregi di questo libro, tra l’altro impreziosito da una bella prefazione di Stefano Bartezzaghi [6] e dai disegni della Settimana Enigmistica e della Stampa, e i motivi per cui è utile leggerlo e meditarlo. Non ultimo l’entusiasmo contagioso che  Ichino mostra verso un mondo che ci auguriamo possa far conoscere con la sua fatica a un numero elevato di lettori.

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Pietro Ichino, L’ora desiata vola. Guida al mondo dei rebus per solutori (ancora) poco abili, Prefazione di Stefano Bartezzaghi, Firenze-Milano, Bompiani, 2021 (Collana “Amletica leggera”), pp. 248, € 16.

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