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N. 560 – 21 febbraio 2022

[1]PERCHÉ PUTIN HA GIÀ CLAMOROSAMENTE PERSO
Nell’Europa del XXI secolo l’egemonia non si ottiene più con i carri armati e i bombardieri: la sola pretesa di una nazione di imporsi a un’altra con questi mezzi è il segno di una sua grave debolezza politica; e la destina alla sconfitta. Come sta accadendo al capo del Cremlino con la sua prova di forza tentata (e destinata al fallimento) contro l’Ucraina. È online il mio primo editoriale telegrafico di oggi [2].

[3]MA QUALE EUTANASIA? IL COLPEVOLE INGANNO REFERENDARIO
Il quesito bocciato dalla Corte costituzionale avrebbe reso legittima l’uccisione del consenziente anche quando si fosse trattato di persona perfettamente sana, anche quando il consenso fosse stato dato per gioco, o perfino per denaro. È online il mio secondo editoriale telegrafico di oggi [4].

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Pierre-Yves Demargne, min. del Lavoro belga

LA SETTIMANA CORTA BELGA E I CONFINI DEL LAVORO DIPENDENTE
La proposta del Governo di Bruxelles di consentire la ripartizione dell’orario normale in quattro giorni è solo una parte, e probabilmente non quella di maggiore impatto, di un pacchetto di misure che riguarderanno anche le nuove forme di organizzazione, nelle quali il tempo di lavoro non ha più rilievo. Leggi il mio articolo pubblicato oggi sul sito lavoce.info [6].

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[8]

Dario Di Vico

QUANDO SONO I LAVORATORI A SCEGLIERSI L’IMPRENDITORE
“Pietro Ichino vide già prima della pandemia che una parte sempre maggiore delle persone è in grado di scegliere l’azienda dove il proprio lavoro è meglio valorizzato; e che dunque il mercato del lavoro non può più essere visto come un luogo dove è soltanto l’impresa a scegliere i propri collaboratori”. Leggi l’articolo di Dario Di Vico pubblicato venerdì su Sette [9], il settimanale del Corriere della Sera.

[10]UN APPROCCIO NON MIOPE ALLA RIFORMA ELETTORALE
Coerenza con i principi sanciti dai referendum elettorali: sistema maggioritario perché siano gli elettori a scegliere la coalizione di governo e per stimolare le forze politiche a formare coalizioni stabili, non dettate soltanto da opportunismo; siano gli elettori anche a scegliere le persone da cui farsi rappresentare. Leggi l’appello i cui primi firmatari sono Carlo Fusaro, Pietro Ichino, Claudia Mancina, Enrico Morando e Giorgio Tonini [11], pubblicato lo stesso giorno del mio editoriale telegrafico sul medesimo argomento [12].

[13]

[14]GIOCARE COI REBUS PUÒ AIUTARE A IMPARARE L’ITALIANO
Risolvere i rebus fa conoscere nuove parole, di altre aiuta a mettere a fuoco il significato preciso; costringe a studiare le diverse radici etimologiche delle parole bisenso; può servire nell’insegnamento dell’analisi logica, oppure per mettere a fuoco la struttura della proposizione, molto più varia nell’italiano che in altre lingue. Leggi la mia intervista al quotidiano pavese [15] in occasione della presentazione de L’ora desiata vola [13] alla Biblioteca Teresiana di quell’Università.

APPRENDISTATO DEL REBUS – 14. LA PAROLA CHE RICOMPARE
Non è affatto vietato (anzi, può essere un pregio raffinato del gioco) che il termine costituente una chiave in prima lettura torni a presentarsi nella soluzione, purché costruito con materiale testuale completamente diverso. È online la quattordicesima lezione del corso [16], per la quale ho appositamente predisposto questo nuovo rebus.

[17]