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NON È UN GIOCO ESOTERICO: È UN TESORO DELLA NOSTRA LINGUA APERTO A TUTTI

La cultura del rebus è una nicchia peculiare della letteratura italiana, sorprendentemente ricca di metamorfosi e paradossi, contenuti apparenti e significati nascosti, che riserva sorprese meravigliose a chi sa entrarvi: che io sappia non esiste nulla di paragonabile in alcuna altra lingua

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Intervista a cura di Chiara Ratti, pubblicata sul quotidiano
Giornale di Lecco, 11 aprile 2022, in occasione della presentazione a Lecco de L’ora desiata vola nell’ambito della manifestazione LeggerMenteTutte le altre interviste e recensioni sono facilmente raggiungibili attraverso la pagina web dedicata al libro [1] 

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[2]Giurista, accademico, avvocato, già parlamentare, e scrittore Pietro Ichino sarà protagonista a Leggermente il 3 maggio alle ore 18 in sala conferenze di palazzo del Commercio per la presentazione di “L’ora desiata vola – Guida al mondo dei rebus per solutori (ancora) poco abili” (Bompiani edizioni).

Introdotto ai giochi di parole ed ai rebus durante le passeggiate nei boschi di Cortina d’Ampezzo dallo zio Giangiotto, il giovane Ichino si è innamorato degli enigmi illustrati fin da bambino, una passione legata alle parole, alla nostra straordinaria lingua ed alla grazia delle illustrazioni.

Dopo averne raccolto per anni i più belli, avendo ereditato questa abitudine dallo zio, ora Ichino pubblica una “guida” in cui ci racconta l’incanto delle parole e ci accompagna dentro i meccanismi dei rebus. Con leggerezza. Per inseguire le verità nascoste dietro e dentro le parole.

Una passione singolare, ma anche personalissima, benché come lei dice metafora della vita, ispirata alla soluzione di enigmi. Ma non ha temuto di esporsi?
Me lo chiedono in molti, che mi hanno conosciuto solo come professore, avvocato o parlamentare.

E lei cosa risponde?
La cultura del rebus è una “nicchia” peculiare della letteratura italiana, sorprendentemente ricca di contenuti e significati: che io sappia non esiste nulla di paragonabile in alcuna altra lingua. Poiché sono stato iniziato ai tesori di questa “nicchia” fin da bambino e ne ho sempre tratto un piacere straordinario, da tempo avevo in mente il progetto di scrivere una guida capace di aprirla a tante persone che oggi se ne tengono alla larga, considerando il rebus come un gioco esoterico. E quando la pandemia ci ha reclusi in casa per mesi interi ho pensato che fosse giunto il momento di provarci.

Come si impara il “vocabolario” dei rebus, per cui le rane possono diventare “ile”, i pappagalli “are”, le gazze “piche” e i puledri “redi”?
In realtà, anche queste parole appartengono in tutto e per tutto al vocabolario italiano: sono soltanto di uso poco frequente. Sono tuttavia utilissime agli autori di rebus perché possono fornire sequenze di sillabe altrimenti difficili da costruire. Fino a ieri, l’unico modo per familiarizzarsi con tutti questi termini inusuali era la pratica del rebus. Ora il mio libro si propone di fornire – credo per la prima volta al principiante – un repertorio di queste parole strane corredato con le immagini corrispondenti.

Lei stesso scrive: “Per tante persone è un rebus anche il tessuto produttivo, il mercato del lavoro: l’apparenza è che il lavoro non ci sia. Ma la realtà è che ci sono grandi giacimenti occupazionali nascosti”. Quali? Ma, soprattutto, a chi tocca risolvere questo rebus?
La verità nascosta è quella rivelata da un’indagine Unioncamere-Anpal: ogni anno in Italia si perdono più di un milione di posti di lavoro perché le aziende non trovano le persone capaci di ricoprirli. Il più delle volte le persone capaci ci sarebbero anche, ma mancano i servizi di orientamento, informazione, formazione mirata efficacemente agli sbocchi occupazionali esistenti. Se il mercato del lavoro fosse meglio innervato di questi servizi, sarebbe facile creare i percorsi necessari per mettere in comunicazione questa domanda di lavoro con l’offerta e riportare il tasso di disoccupazione a un livello fisiologico, sotto il 5 per cento.

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