- Pietro Ichino - https://www.pietroichino.it -

GIOCARE CON LE PAROLE PER IMPARARE L’ITALIANO

Una esperienza didattica inedita, molto gradita dagli allievi e suscettibile di essere ripetuta facilmente con contenuti sempre nuovi

.
L’incontro con le allieve e gli allievi della terza E della Scuola Media Leonardo da Vinci di Pavia, 9 marzo 2023 – In argomento v. anche un altro esempio delle slides utilizzabili [1] per un esperimento didattico analogo

.

Il 9 marzo scorso ho incontrato gli allievi della professoressa Paola Resegotti, che ormai da un anno utilizza il gioco del rebus per l’insegnamento dell’italiano. Nell’arco di due ore e mezza i diciannove ragazzini, suddivisi in cinque squadre, hanno partecipato a ben sei giochi.

[2]

Per comporre le squadre gli allievi (per quasi metà appartenenti a famiglie di provenienza extra-europea!) hanno dovuto riconoscere i rispettivi nomi o cognomi come soluzione di altrettanti rebus o anagrammi [3].

Le sei “gare” sono consistite nei giochi seguenti, organizzati e “governati” in modo da far sì che le differenze di punteggio fra le squadre alla fine fossero il più possibile ridotte e ogni partecipante si sentisse pienamente coinvolto e gratificato.

Le parole nascoste. Sono state proiettate sullo schermo quattro schede, ciascuna contenente quattro o cinque espressioni composte di un sostantivo e un aggettivo nei quali si “nascondono” altre parole. Per esempio:

Giocare con le parole – 1 [4] Rebus dei nomi suddivisi per squadre [3] [5]

   – Costruire parole con altre parole. Gli allievi sono stati invitati a comporre parole aggiungendo una, due o tre lettere, oppure un’altra parola, a quattro parole-base (quelle proposte loro sono state: “pera”, “chino”, “tino” “remo”).

[6]

   – Caccia al bisenso. Nella lingua italiana si trovano oltre cinquemila parole che hanno due significati nettamente diversi tra loro. Le cinque squadre sono state invitate a trovarne il maggior numero possibile nell’arco di quattro minuti, con l’avvertenza che non valgono le coppie di parole appartenenti alla stessa area semantica, come per esempio il sostantivo “legna” e “legna” come voce del verbo “legnare” (il numero medio di bisensi validi trovati da ciascuna squadra è stato intorno ai quindici).

[7]

   – Caccia al sinonimo. Ciascuna squadra deve trovare il maggior numero di coppie di parole che hanno lo stesso significato.

Costruire rebus. A ciascuna squadra vengono distribuite le immagini che raffigurano sostantivi brevi molto utili per costruire dei rebus (come giare, gnu, mente, olle, osa, pie, rei,  Siva, ecc.); viene poi assegnato un punteggio per ogni “chiave” utilizzata, un premio per il rebus più originale e uno per quello più lungo. Il tempo assegnato è di 15 minuti.

[8] . [9]. [9]

   – Risolvere rebus. Vengono proiettati sullo schermo alcuni rebus molto facili, la cui soluzione è ulteriormente facilitata e guidata con alcune domande che aiutano gli allievi a mettere a fuoco la soluzione. Il punteggio assegnato è di 5 punti alla prima squadra che porta alla cattedra il foglietto con la soluzione corretta, 4 alla seconda e così via fino all’ultima.

[10]

Uno dei rebus, tutti molto facili, proposti agli allievi

Le due ore e mezzo dell’incontro sono passate senza alcuna fatica e senza necessità di un intervallo. Ciascuna squadra ha avuto la sua vittoria in almeno una gara, talvolta con qualche aiutino ben calibrato da parte dell’organizzatore o della professoressa titolare [11] dell’insegnamento dell’italiano nella classe. E alla fine la Dirigente scolastica, prof. Livianna Speciale, ha consegnato a ciascuno dei partecipanti il diploma di “rebussista in erba” rilasciato dall’Associazione Rebussistica Italiana [12].

[13]