Le barricate del Governo contro la scalata di Mediaset da parte della francese Vivendi sono la nuova manifestazione di un’antica dannosissima chiusura contro l’internazionalizzazione della nostra economia
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Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 534, 14 dicembre 2020 – In argomento v. anche il mio articolo pubblicato sul Foglio nel marzo 2015, Politica industriale: le due leve sbagliate e le cinque giuste [1] .
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[2]Se fosse solo il salviniano di ferro Raffaele Volpi, presidente del Copasir, a denunciare il gravissimo pericolo per la sicurezza dell’Italia costituito dalla scalata della francese Axa alle nostre Assicurazioni Generali, potremmo consolarci considerando i vantaggi del non averlo come ministro dello Sviluppo e delle Attività produttive. Ma abbiamo poco da stare tranquilli se in difesa della Patria contro l’aborrito nemico d’oltralpe si schierano anche Governo e maggioranza, come hanno fatto quando hanno varato la norma per impedire il tentativo della francese Vivendi di scalare Mediaset [3]. È questo il nostro modo di partecipare da protagonisti alla costruzione dell’Unione Europea? Davvero è “strategico” per le sorti del Paese che Mediaset appartenga al sig. Berlusconi invece che a monsieur Dupont o a herr Schmidt? Faremo dunque le barricate anche contro i Dupont e gli Schmidt che volessero investire su Mondadori o sul Corriere? E allora perché non anche contro chi volesse investire su Gedi, o su Vodafone? Oppure – chessò – sulla Brembo, o sulla Barilla? Vero è che abbiamo un’antica tradizione di barricate di questo genere [4]: le facemmo, per esempio, alla metà degli anni ’80 contro la Ford, in difesa dell’italianità dell’Alfa Romeo [5], messa in vendita dall’IRI; le facemmo in difesa dell’italianità di Telecom [6] contro gli americani di AT&T, di Autostrade contro gli spagnoli di Abertis [7], della banca AntonVeneta [8] contro gli olandesi di ABN Amro, di Alitalia [9] contro Air France-KLM, di Parmalat [10] contro i francesi di Lactalis; così come le facemmo in difesa del monopolio statale delle poste e delle ferrovie. Perché ENI, Edison, Finmeccanica, Fincantieri, Luxottica, la stessa Mediaset e altre migliaia di multinazionali italiane [11] devono poter investire in qualsiasi parte del mondo, ma le multinazionali straniere in Italia no. Poi sentiamo dire che questo Governo vorrebbe accreditarsi come partner di Francia e Germania nel processo di integrazione UE: forse c’è qualche cosa su cui dobbiamo chiarirci le idee.
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