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IL GIUDICE E IL SEGRETO DEL GOMMISTA EFFICIENTE

L’esempio del meccanico che deve cambiare i pneumatici a 100 auto spiega perché se i giudici lavorassero in modo sequenziale, invece che trattare 200 o 300 giudizi contemporaneamente, i tempi della Giustizia migliorerebbero fortemente, anche a parità di organici

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Articolo di Andrea Ichino pubblicato sul quotidiano
il Foglio il 23 settembre 2021 – Sul progetto Themis, dal quale è nata l’agenda A-Lex menzionata in questo articolo, v. il portale a esso dedicato [1] – In argomento v. anche il mio editoriale telegrafico del 3 agosto, Giustizia: il grosso è ancora da fare [2] .
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Andrea Ichino

È un bene che la Prof. Cartabia abbia messo mano alla riforma della giustizia penale, ma il problema più grave è la lentezza della giustizia civile che ha costi molto maggiori e più diffusi per i cittadini e lo sviluppo economico.

In una serie di lavori scientifici, con Decio Coviello (HEC Montreal) e Nicola Persico (Northwestern), abbiamo misurato differenze elevate e persistenti di velocità nello smaltimento dei processi tra giudici con lo stesso carico medio di lavoro per quantità e qualità. Oltre la metà della differenza tra i più veloci e i più lenti è spiegata dal grado con cui il giudice adempie l’obbligo di concentrare le udienze di un processo, trattando i casi assegnati il più possibile in sequenza, non in parallelo.

Per capire la ragione di questo risultato è utile immaginare un gommista che debba cambiare le gomme a 10 macchine a lui consegnate tutte insieme alle 8 del mattino. Se procede cambiando prima la ruota anteriore sinistra di ogni macchina, poi l’anteriore destra … e cosi’ via, consegnera’ le macchine ai clienti quasi tutte insieme, ma dopo molto tempo dall’inizio del lavoro.  Per esempio, se cambiare una ruota richiede 15 minuti, i clienti dovranno aspettare circa 8/10 ore per avere la loro macchina.  Se invece il gommista cambia subito tutte le ruote della prima macchina, poi tutte le ruote della seconda e così via, riuscirà a consegnare in pochissimo tempo la prima auto, poi via via le altre, mentre solo il decimo riceverà l’auto esattamente nello stesso momento in cui l’avrebbe ricevuta con il primo modo di procedere. In altre parole, se il gommista lavora in modo sequenziale, il primo cliente riceve la macchina dopo un’ora, il secondo dopo due ore … il decimo dopo 10 ore: la durata media in questo modo si riduce a 5.5 ore, quasi la meta’ rispetto al tempo impiegato lavorando in parallelo.

Considerando ogni ruota come l’udienza di un processo, la maggior parte dei giudici italiani lavora nel primo modo, ossia “parallelamente” su molti processi. I tempi della giustizia si accorcerebbero invece “meccanicamente” (per il semplice principio matematico esemplificato dal gommista), se i giudici lavorassero in modo “sequenziale e concentrato” su un numero limitato di processi, cercando di chiuderli prima di aprirne di nuovi.

Questo modo di procedere, associato alla pubblicazione del “Calendario del processo” fin dall’inizio del giudizio (come previsto dall’art. 81-bis disp. att. c.p.c.), avrebbe anche l’effetto di rendere la durata di un caso meno incerta. Non è un vantaggio da poco perché anche l’incertezza dei tempi di un processo, non solo la sua lunghezza, è costosa per i cittadini.

Per lavorare in modo sequenziale, tuttavia, il giudice ha bisogno di una agenda elettronica che sia in grado di identificare le prime date disponibili nelle quali fissare le udienze di un processo e di offrire questo servizio in modo differenziato a seconda della categoria e del livello di urgenza dei casi assegnati. Attualmente il Ministero della Giustizia non offre ai giudici un software di questo tipo, e infatti la maggioranza dei magistrati usa le agende di Google o Outlook, quando va bene, o addirittura quelle di carta. Strumenti però con i quali applicare il principio del gommista efficiente al lavoro del magistrato è impossibile.

La Fondazione Giuseppe Pera insieme alla software house Centro Nuova Comunicazione, finanziate da CARILUCCA e altri donatori, tra cui tutte le maggiori associazioni imprenditoriali italiane, ha creato l’agenda elettronica A-Lex che aiuta il giudice a concentrare le udienze di ciascun processo nelle prime date disponibili e a lavorare in modo il più possibile sequenziale sui casi assegnati, aumentando la velocità di smaltimento dell’arretrato.

Quattro anni fa il software è stato offerto in donazione al Ministero, che per ora non ha accettato la donazione e non ha messo A-lex a disposizione dei giudici, nemmeno in via sperimentale, anche se alcuni di loro hanno iniziato a usarla con successo. Sarebbe davvero un’altra notizia positiva se il Governo Draghi, e in particolare i Ministri Cartabia e Colao, volessero invece approfittare di questa opportunità a costo zero per provare a ridurre i tempi della giustizia civile.

L’agenda A-Lex è stata presentata mercoledì al convegno su “Measuring and Evaluating Public Administration Efficiency” organizzato dalla Banca d’Italia e dalla World Bank.