GIUSTIZIA: IL GROSSO È ANCORA DA FARE

Il disegno di legge del Governo ha un contenuto rilevante in tema di “giustizia riparativa” e molto rilievo sul piano politico per via della questione della prescrizione; ma la questione più importante riguarda la giustizia civile

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Editoriale telegrafico in occasione dell’approvazione del disegno di legge governativo sulla giustizia penale 3 agosto 2021 – Sul problema della velocizzazione del giudizio civile v.
Il progetto Themis

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Il ministero della Giustizia in via Arenula a Roma

Sul tema della Giustizia, le tensioni in seno alla maggioranza erano dovute al fatto che il M5S, durante la fase del Governo giallo-verde, aveva combattuto con successo contro l’istituto della prescrizione dei reati (sostenendo che esso costituisse un incentivo per le pratiche dilatorie degli avvocati, quindi un fattore di allungamento dei processi penali), mentre in precedenza i Governi guidati da Berlusconi avevano fortemente ridotto i termini di prescrizione (sostenendo che in questo modo si sarebbero costretti i giudici a far durare meno i procedimenti). Le tensioni apparentemente insuperabili si erano dunque determinate fra i “giustizialisti” anti-prescrizione e i “garantisti” pro-prescrizione. Questa contrapposizione, però, ha fatto dimenticare che la lunghezza dei processi penali in Italia dipende solo in piccola parte dall’impatto della prescrizione sui comportamenti di giudici e difensori. E soprattutto ha fatto passare in secondo piano la questione della durata dei procedimenti civili, che invece è molto più rilevante ai fini del funzionamento del sistema economico (ed è la cosa che interessa di più all’Unione Europea). Il via libera a questa riforma da parte della Camera è un successo di Draghi sul piano della politica interna, essendo lui riuscito a tenere insieme la maggioranza su un tema molto divisivo; e va salutato con grande soddisfazione il contenuto innovativo del disegno di legge in tema di giustizia penale riparativa. Ma la questione più rilevante e più difficile da risolvere, ai fini della ripresa economica, è quella della giustizia civile.

La speranza è che, disinnescata questa mina pericolosissima, ora la ministra Cartabia ponga mano per davvero alle misure di cui c’è maggiore bisogno: più che del codice di procedura, ci si deve occupare di organizzazione del lavoro dei magistrati. I frequentatori di questo sito conoscono bene, in particolare, la vicenda inquietante del rifiuto opposto dai due ministri della Giustizia precedenti all’offerta di donazione al Governo di uno strumento utilissimo per l’amministrazione giudiziaria, che può avere un impatto straordinario sulla sua efficienza.

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