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APPRENDISTATO DEL REBUS – 11. QUANDO LA “CHIAVE” SI RIPETE

Accade che nella prima lettura una stessa parola (indicante un oggetto, un animale, una persona, una qualità, un’azione) compaia due, tre e persino quattro volte; in qualche caso la reiterazione è indicata da un avverbio –  Se, poi, la parola è bisenso, può accadere anche che la si ritrovi di nuovo persino nella soluzione

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Undicesima lezione, 10 gennaio 2022 – Sono disponibili su questo sito le prime sei, raccolte ne I nuovi rebus spiegati [1]; inoltre, in post separati, la settima [2], l’
ottava [3] (dedicata al padre e alla madre del rebus italiano moderno, Briga e la Brighella), la nona [4] (dedicata ai rebus di Paolino) e la decima [5] (sul tema del rebus a domanda e risposta) – Il copyright di tutti i rebus che compaiono in questa pagina appartiene alla Settimana Enigmistica, tranne quello del primo e del terzo, entrambi realizzati dall’Agenzia StudioGiochi di Venezia, che  appartiene al quotidiano La Stampa; ringrazio entrambi gli editori di queste pubblicazioni, anche a nome di tutti i lettori, per l’autorizzazione gentilmente concessa

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[6]Sono abbastanza frequenti i rebus nella cui prima lettura la stessa “chiave” compare due volte. Un esempio è quello riportato qui, di Minigame (Fabio Magini), al cui centro la figura del tronco d’albero tagliato compare sia al plurale, nel cumulo di una decina di tronchi, sia al singolare, con un pezzo di tronco isolato.

La cosa più difficile di questo rebus è capire che sul piatto di destra della bilancia sono raffigurati degli “agli”; superata questa difficoltà, la soluzione è abbastanza facile. Incominciamo come sempre dal grafema collocato più a sinistra, che individua appunto gli “agli S”, la cui quantità è indicata chiaramente dal peso collocato sull’altro piatto della bilancia: un chilo. Dunque: Chilo d’agli S… = Chi loda gli s… Arriviamo così al cumulo di tronchi d’albero, che possiamo indicare con questo stesso sostantivo, “tronchi”, oppure con un termine molto più generico come “legna”, ma anche con un termine più specifico: “ciocchi”; e poiché questa chiave deve combinarsi con il grafema della chiave precedente, S (che è rimasto per ora inutilizzato), dobbiamo scegliere il sostantivo che si combina meglio con questa lettera iniziale. Quello che fa per noi è proprio il terzo sostantivo: S ciocchi S… = sciocchi s… . Proseguendo sempre verso destra, la stessa chiave ricompare subito dopo al singolare: dunque S ciocco S = sciocco s… La soluzione è completata dalla terza chiave, costituita dall’arcobaleno individuato dal grafema V, che nella lingua dei rebus è talvolta “arco”, ma talvolta “iride”, oppure anche “iri”; e dall’ultima chiave, individuata dal grafema E, costituita dalla nota musicale “la”. Dunque:

Chilo d’agli S, ciocchi S, ciocco S, iri V, E la = Chi loda gli sciocchi sciocco si rivela.

[7]Assai più raro, ma non rarissimo, è che nello stesso rebus una chiave si ripeta tre volte. È il caso di quello che propongo qui a sinistra, di Alessio Gugel: qui, dopo l’ala H del primo pappagallo brasiliano, compare la scia T di un motoscafo, cui si aggiungono le scie O e P di altri due natanti. Dunque: H ala, scia T, O scia, scia P… = Ha lasciato Sciascia p… La prima lettura si completa poi agevolmente con i due pappagalli brasiliani C, che nel linguaggio dei rebus sono per lo più “are”, seguiti da “chiromanzia S”, “sai F” e “amo SI”:

H ala, scia T, O scia, scia P, are C, chiromanzia S, sai F, amo SI = Ha lasciato Sciascia parecchi romanzi assai famosi.

[8] Un altro rebus nel quale la stessa chiave compare tre volte è quello riprodotto qui a destra (ancora di Minigame), del quale riporto la spiegazione proposta ne L’ora desiata vola [9]: «La prima parte della prima lettura è difficile. Conviene dunque spostarsi sull’ultima, più facile: “B e R ali” è una sequenza che ci fa venire subito in mente la parola “liberali”, di 8 lettere come la seconda della soluzione. La sillaba mancante “li” ce la fornisce la figura di mezzo: “T ali”. Dunque, la prima parola finisce con le lettere T a, che potranno dare la sillaba “ta” con o senza accento. Anche questa prima chiave non può che essere ‘ali’; ma la prima parola della soluzione è di 11 lettere: come si fa ad arrivare a una parola così lunga, disponendo soltanto di una chiave così corta e di una sillaba di due lettere? I grafemi P e R sono separati, quindi probabilmente costituiscono la prima sillaba: “per”. A questo punto abbiamo ‘per … ali T a’: evidentemente i grafemi P e R sono uniti alla loro chiave da una voce del verbo essere, dunque da “sono”, che qui compare troncato: per son ali, T ali, B e R ali = Personalità liberali (ecco un bell’esempio di applicazione della regola per cui i grafemi possono indifferentemente affiancarsi alla chiave come una apposizione, oppure essere legati a essa da una voce del verbo ‘essere’).»

La chiave “ali” si presta molto alla ripetizione, nella prima lettura dei rebus. Nel numero 4/2020 di Leonardo, la rivista dell’Associazione Rebussistica Italiana, si trova un rebus di Bang (Angelo Balestrieri), meno bello di quest’ultimo dal punto di vista dell’immagine, ma nel quale la chiave “ala/i”, declinata tre volte al plurale e una volta al singolare, compare addirittura quattro volte: RE ali, C ali, S ala, RI ali = Reali cali salariali.

[10]Molto interessante per questa rassegna è il rebus di Furio Ombri riprodotto qui a sinistra, nel quale la chiave ripetuta è una parola di tre sillabe, “amare”, che presenta anche la peculiarità di essere un bisenso: essa dunque compare tre volte in prima lettura come aggettivo, poi una quarta volta nella soluzione, come voce del verbo “amare”. La prima parte del rebus si risolve molto semplicemente combinando via via l’aggettivo, riferito ai vari tipi di mandorle, con i singoli grafemi che li individuano: “amare L, amare M, M amare”. Seguono le chiavi “starne”, “ontano” e “Ares”, che vanno combinate rispettivamente con L, P e I. Donde la bellissima metamorfosi della sequenza testuale:

Amare L, amare M, M amare, starne L, ontano P, Ermes I = Amare la Maremma ma restarne lontano per mesi.

[11]È invece costituita dall’aggettivo “bello/a/i” la chiave che compare ripetutamente in questo rebus di Nenè (nome d’arte dietro cui si nasconde nientemeno che Stefano Bartezzaghi). Esso si segnala per questa particolarità: la seconda volta la chiave è sostituita dall’espressione avverbiale “come anche”.  Questo modo di indicare la reiterazione della chiave compare in un altro rebus di questa rassegna (il penultimo, di Paolo Ogheri), mentre in un altro ancora (quello di Francesco Faccioli) la non reiterazione dà luogo all’avverbio “no”. Per tornare al concorso di bellezza del rebus di Nenè:

RI belli, com’anche DE, bellaTI = Ribelli Comanche debellati.

Fin qui abbiamo esaminato rebus nei quali la chiave ripetuta è costituita da un sostantivo (“are”, “scia”), oppure da un aggettivo (“amare”, “belli/a”). Ne esaminiamo ora due nei quali la chiave ripetuta è costituita da una voce verbale: “sta”. Qualcuno può chiedersi come si faccia a scovare questa chiave in un’immagine nella quale compaiono più persone in atteggiamenti diversi; rispondo che l’occhio del solutore esperto coglie subito la contrapposizione tra alcuni soggetti che “stanno” e uno che si muove, cioè “va”: nei rebus il più delle volte la soluzione va cercata proprio nelle contrapposizioni come questa.

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Il primo rebus, di Danilo Marchetti, si risolve dunque abbastanza facilmente coniugando la voce “sta” con tre dei quattro grafemi collocati su altrettanti soldati (VA, CO, TA) in posizione ferma, mentre un altro soldato (DE) invece “va”; la soluzione, poi, si completa con dà L lama, reggia TA”:

VA sta, CO sta, DE va, sta TA, dà L lama, reggia TA = Vasta costa devastata dalla mareggiata.

In modo analogo si risolve quello di Francesco Faccioli (a destra), stupendo nella sua semplicità, nel quale la chiave “sta” compare addirittura per quattro volte. A differenza del rebus precedente, qui il soggetto che si muove (A) non dà luogo alla chiave “va”, bensì all’avverbio “no”. Dunque:

Sta G, I sta, sta C, A no, VI sta = Stagista stacanovista.

Conosco altri due rebus nei quali la stessa chiave compare quattro volte (ma sarò molto grato ai lettori che vorranno segnalarmene qualcuno che mi sia sfuggito!). Uno è quello nel quale ci siamo già imbattuti nell’antologia dei rebus di Paolo Ogheri [14] (il penultimo, con il numero 9), dove la chiave che compare a ripetizione è “ava/e”; qui, però, come nel rebus di Stefano Bartezzaghi che abbiamo visto sopra, l’ultima volta la chiave è sostituita dall’avverbio “anche”:

L ave, R desolati, ava L, S ava, R anche = La verde solatia Valsavaranche

(in questa soluzione compare ancora la vecchia denominazione di questa valle laterale della Val d’Aosta, che dal 1976 è stata mutata in Valsavarenche).

[15]L’altro è questo di  Malabar (Alfredo Baroni, responsabile attuale della sezione rebus della Settimana Enigmistica, degno successore di Briga non solo per la profondità della cultura rebussistica, ma anche per la ricchezza di altre doti umane che lo contraddistingue). Qui, come nel rebus di Francesco Faccioli che abbiamo esaminato sopra, viene raggiunta la perfezione perché la chiave si ripete quattro volte in modo sempre uguale: “are”, intese nel senso dei pappagalli sudamericani, dei quali compaiono nell’immagine quattro coppie appollaiate sui rami di un albero:
F are, are N, are P, are C, chip R, O getti = Fare arenare parecchi progetti.

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P.S. Per puro scrupolo di completezza segnalo che gli annali riportano anche un rebus, pubblicato su La domenica dei giuochi nel 1940, nel quale la chiave – in questo caso la nota musicale “fa” – ricorre addirittura cinque volte:

CHI fa, fa L, la E, chino N fa, S fa, R fa, L la = Chi fa falla e chi non fa sfarfalla.

Non sono riuscito a trovare questa pubblicazione. Osservo, però, che oggi i rebus costruiti esclusivamente con chiavi consistenti in note musicali sono considerati stucchevoli e un po’ scontati: al punto che la Settimana Enigmistica per regola generale non ne pubblica più. In questo caso, poi, il rebus presenta un difetto vistoso: il grafema CHI iniziale diventa pari pari il pronome-soggetto nella soluzione, ciò che oggi il buon uso rebussistico esclude.

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