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N. 586 – 1° maggio 2023

[1]IL DECRETO LAVORO: UN PO’ POCO PER FAR FESTA
Bene condizionare la percezione del sussidio di povertà da parte degli “occupabili” alla frequenza di corsi di riqualificazione professionale; ma se la nozione di “occupabile” resta indefinita e nessuno controlla la qualità della formazione professionale, tutto ciò sarà inutile. Mentre i nodi cruciali in materia di assistenza ai poveri – “occupabilità” e “condizionalità” – restano irrisolti, sul contratto a termine si ripropone la tecnica normativa fondata sul “causalone”, che può avere il solo effetto di tornare a gonfiare il contenzioso giudiziale. È online il  mio commento al provvedimento legislativo [2] che il Governo si appresta a varare in una apposita seduta fissata per oggi, Primo Maggio.

[3]I TEMI DELLA FESTA DEL LAVORO
Per la quindicesima volta la riflessione di apertura di questo sito è dedicata al Primo Maggio; e questa volta è una riflessione retrospettiva, dedicata a ripercorrere i temi che sono stati al centro delle quattrodici precedenti: leggi il mio editoriale telegrafico [4] con i link a tutti i prececenti.

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[5]L’ALIBI DELLA PRIVACY CHE VA SMASCHERATO
Troppo sovente la tutela della riservatezza viene utilizzata dalle amministrazioni come pretesto per non svolgere in modo appropriato il servizio cui esse sono preposte: il caso dei Centri per l’Impiego che non forniscono alle imprese i nomi dei candidati ai posti di lavoro vacanti. È online il mio editoriale telegrafico pubblicato domenica scorsa sulla Gazzetta di Parma [6].

[7]LA RIFORMA POSSIBILE DEL REDDITO DI CITTADINANZA
Oggi in Italia la sola condizionalità praticabile può essere quella riferita alla disponibilità del beneficiario del sussidio per la frequentazione di un corso di formazione mirato a una delle occasioni di lavoro esistenti: leggi la mia intervista pubblicata sullo Huffington Post [8] a proposito del decreto in materia di lotta alla povertà e di mercato del lavoro che la ministra Calderone (nella foto qui a sinistra) si accinge a varare.

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È UN BEL REBUS! – 28. IL “DIVIETO DI ESPOSIZIONE” COLPISCE ANCORA
Quella che esclude la possibilità di “esporre” per iscritto, anche solo parzialmente, nell’immagine una parola destinata a comparire nella prima lettura o nella soluzione, è forse la regola che in Italia viene applicata più rigorosamente. È online la ventottesima puntata della rubrica ospitata ogni due domeniche dalla Gazzetta di Parma [10]. [11]