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COSTANZA

Notizie, documenti, immagini, scritti di Costanza Ichino Rossi (1950-2020), scritti su di lei e alcuni scritti a lei dedicati

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novembre 2005

I suoi 69 anni

Costanza nasce a Milano il 24 agosto 1950, figlia primogenita di Romana Strada (insegnante di scuola media) e Tito Rossi (impiegato e poi dirigente della banca FinAnce, poi per molti anni socio fondatore e presidente del CBM – Centro per il Bambino Maltrattato [2]). A Milano cresce (dal 1955 in compagnia della sorella secondogenita Agnese) e compie i suoi studi. Nel 1968 consegue la maturità classica al Liceo Beccaria, e nel 1975 si laurea all’Università Statale in Storia Moderna, con il professor Carlo Capra. Nel 1973 sposa Pietro Ichino, con il quale ha due figlie: Giulia (1978) e Anna (1983). Nel 1977 diventa ricercatrice di ruolo all’Università di Bergamo, dove si dedica primariamente allo studio del sistema scolastico nella Lombardia teresiano-giuseppina, e in particolare all’opera di riforma dell’abate Francesco Soave (v. infra il link alla sua monografia su questo tema). Nel 1985 rinuncia al posto di ricercatrice universitaria per assumere la posizione di segretaria di redazione della Rivista Italiana di Diritto del Lavoro (della quale Pietro è da poco diventato capo-redattore) sotto la direzione di Giuseppe Pera: una posizione precaria e assai meno retribuita, ma che Costanza ricoprirà con passione e dedizione fino al 2008, senza interruzioni. Non smetterà di lavorare per la rivista nemmeno quando, nel 2000, si ammalerà di un tumore al seno per il quale dovrà sottoporsi a diversi interventi e a una impegnativa chemioterapia. Oltre che dall’intenso lavoro per la rivista – e da quello di mamma e di nonna, sempre amorevolmente presente, con sensibilità, discrezione, ma anche grande fermezza, al fianco di Giulia, Anna e i nipotini – la vita di Costanza è riempita da ferventi amicizie, coltivate e alimentate negli anni, da una divorante passione per la lettura (sia di narrativa italiana e francese, sia di saggistica), e da una profonda fede nel ‘Dio nelle mani dell’uomo’ di cui parla Hetty Hillesum, autrice da lei amatissima.

Nell’ultimo decennio Costanza è colpita da una paralisi progressiva (PSP, o sindrome di Richardson), che la priverà progressivamente di tutte le sue facoltà motorie e sensoriali – lasciando però intatte fino all’ultimo quelle cognitive e senza in alcun modo alterare il suo stato di coscienza. A partire dal 2017 è costretta a muoversi in carrozzella e – cosa forse ancor più dolorosa – perde quasi completamente la vista, quindi la possibilità di dedicarsi autonomamente alla lettura, che fino a quel momento è stata per lei un’impagabile risorsa. Rimane comunque lucida e presente, capace di un ascolto e una partecipazione unica alle gioie e ai dolori della vita di chi la circonda. Fino a pochissimi giorni dalla morte, il cui approssimarsi percepisce in modo lucido e affronta con straordinario coraggio, dando disposizioni precise per le letture del rito di addio, la cremazione e la sepoltura delle proprie ceneri.

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La foto sulla carta d’identità utilizzata da Costanza per un viaggio in Francia nel 1968

Un forte legame con la Francia e un gusto particolare per il francese

Il ricordo di Costanza in uno scritto di Evelyne Desvergne [4], la sua grande amica bordolese conosciuta ai tempi dell’adolescenza: qui alcune foto delle due amiche

Ricercatrice di Storia moderna

Francesco Soave e le prime scuole elementari tra il ’700 e l’800, in Problemi scolastici ed educativi nella Lombardia del primo Ottocento, a cura di P. Brotto et al., I, Milano 1977 [5]

La biografia di Gianantonio Della Berretta, vescovo di Lodi ai tempi della Repubblica Cisalpina, per il Dizionario biografico Treccani (1988) [6]

L’articolo sullo zar Alessandro I, pubblicato ne Il libro dell’Anno Treccani, 1987

Non nel recinto del tempio. I nostri incontri con Silvano Fausti, parlando della vita e della morte [7], ricordo di padre Silvano Fausti, gesuita, appartenente alla Comunità di Villapizzone (alla quale Costanza è sempre stata molto legata), pubblicato nel libro a lui dedicato Con tutta franchezza, senza impedimento (ed. Ancora, Milano, 2018)

Come la ricorda il suo Maestro, Carlo Capra [8]

 

Segretaria di redazione della Rivista italiana di diritto del lavoro

Il comunicato degli allievi di Giuseppe Pera e collaboratori della Fondazione a lui intitolata
Costanza Rossi Ichino ci ha lasciato. Per oltre venti anni è stata responsabile della Redazione della Rivista Italiana di Diritto del Lavoro, costante punto di riferimento per tutti i collaboratori della Rivista, disseminati in tutta Italia, e per gli allievi di Giuseppe Pera, soprattutto i più giovani che si rapportavano a lei e a Pietro Ichino con lo stesso timore reverenziale che avevano nei rapporti con il Maestro. Costanza, sempre generosamente disponibile, con tratto gentile e parole semplici, con il passare del tempo anche con tono colloquiale, metteva tutti a loro agio e cercava, talvolta anche con grande difficoltà, di correggere i nostri testi, non solo per errori banali, o per uniformarli ai criteri redazionali e alle indicazioni della Direzione, ma anche per migliorarli nello stile, per aggiungere un tocco di eleganza che era insieme una lezione di scrittura. Donna di cultura, è stata per molti anni Ricercatrice di Storia Moderna nell’Università di Bergamo. Giuseppe Pera diceva che si era dimessa da quel posto sicuro per un posto di collaboratrice autonoma retribuita molto di meno, scegliendo di dedicarsi interamente alla Rivista, consapevole dell’impegno continuativo che questo comportava.
È anche merito suo se la Ridl si è sviluppata ed è cresciuta, sino a diventare una Rivista di primo piano nel panorama non solo italiano. E nel 2001, al momento del commiato da Direttore, nei suoi ringraziamenti uno particolarmente affettuoso è proprio per Costanza Rossi. Gliene siamo davvero grati e la ricorderemo sempre con grande affetto.
Ciao Costanza, vogliamo ricordarti così, bella e sorridente come sei sempre stata, nonostante la malattia implacabile e ingenerosa che ti ha colpito, ma non ti ha mai piegata.

La “dottoressa Rossi”, cuore della redazione della RIDL [9]  (due brani di lettere di Costanza sul proprio lavoro e sui motivi della scelta di lasciare l’università; il ricordo di lei in alcune lettere di collaboratori della Rivista, maggio 2020)

Il ringraziamento di Giuseppe Pera, direttore della Rivista per vent’anni (Ultima noterella, in Riv. it. dir. lav., 2001, I, p. 439):
“[…] Ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato, specie quelli senza il concorso dei quali la baracca non sarebbe stata in piedi: […]  Costanza Rossi, che abbandonò l’università per dedicare tutto il suo tempo alla rivista […]”

 

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Il giorno del fidanzamento – 1973

Le immagini e la trama nascosta di una vita

Le non molte foto di cui disponiamo a confronto con alcuni frammenti, di cui lei stessa ci ha messi a parte, del risultato della sua lunga ricerca analitica sulla propria vicenda esistenziale in un post che si propne come una sorta di intreccio tra evidenza esteriore e risultati di un percorso di introspezione [11], lungo tutto l’arco della sua esistenza.

 

Gli ultimi due anni e gli ultimi giorni della malattia

Costanza ha sofferto per circa otto anni di una PSP-Paralisi Sopranucleare Progressiva (o sindrome di Richardson), che ne ha lentamente menomato, fino ad azzerarle, tutte le facoltà vitali.

Il tesoro nascosto dove mai lo immagineremmo [12], pensieri dell’ultima notte trascorsa accanto a Costanza, 9 maggio 2020:
“[…] Riguardando indietro a questi ultimi due anni nei quali la malattia ha infierito più duramente su Costanza, e di riflesso su chi la assisteva, non ho solo una memoria di sofferenza: è stato forse il periodo più ricco e intenso di tutto il nostro matrimonio […]”.

Il bene che la malattia di Costanza mi ha regalato [13], intervista a Pietro a cura di Claudio Bozza, pubblicata sul Corriere della Sera dell’11 maggio 2020, ripresa in un breve video di Ferruccio De Bortoli, trasmesso la sera dello stesso giorno da TV2000:
«[…] Di giorno non si riesce a parlare della morte, mentre nel buio della notte riuscivamo a parlare serenamente del tempo che ci era lasciato da vivere insieme e di quello che sarebbe seguito, nel quale lei non sarebbe stata più qui, ma che lei provava a immaginare con me, così in qualche modo lasciando in esso un segno della sua presenza […]».

Ritratto di una madre [14], intervista a Giulia e Anna a cura di Caterina Pasolini, pubblicata sul sito de la Repubblica il 12 maggio 2020: nel racconto delle figlie la lunga, terribile malattia e  l’impegno di tutta la famiglia per “tenere vivo il mondo” nonostante la malattia stessa: che significava dare gambe, braccia, mani e occhi a una persona che li aveva via via persi, per darle ancora un motivo per vivere.

Le letture scelte da Costanza per la propria messa di addio [15] e la scelta della sepoltura delle sue ceneri sotto le radici di un gelso, nel luogo del riposo e degli affetti, dove ci si ritrova dopo essere stati lontani

Una sorta di seguito de La casa nella pineta – L’articolo di Irene Trentin uscirà su Avvenire il 21 giugno 2020 (e sarà poi messo online): non si arriva mai sufficientemente preparati alle prove, ma nulla si improvvisa, tutto è il frutto di un cammino, di esperienze vissute, di insegnamenti recepiti, che poi arrivano in soccorso.

 

 

[16]Poesie per Costanza – 1973 – 2019

La “raccolta commentata” 1973-1998, stampata per il 25° del nostro matrimonio [16]

 

Alcune poesie, successive al 1998 [17]

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