SCUOLA: LA VERA SFIDA E’ IL DIVARIO NORD-SUD

IN ITALIA LA PERCENTUALE DEGLI ALLIEVI DELLA SCUOLA PRIVATA È CIRCA IL DOPPIO DELLA MEDIA OCSE, MA QUESTA PARTE CONSEGUE NEI TEST PISA PUNTEGGI INFERIORI RISPETTO ALLA SCUOLA PUBBLICA – LA VERA SFIDA PER LA NOSTRA SCUOLA È COMUNQUE IL DIVARIO TERRITORIALE: AL SUD, DOVE I RISULTATI SONO DISASTROSI, SAREBBE NECESSARIO UN PIANO DI INVESTIMENTI STRAORDINARI PER IL SISTEMA EDUCATIVO PUBBLICO

Articolo di Maurizio Ferrera pubblicato sul Corriere della Sera del 28 febbraio 2011

    A quali fatti si sarà riferito Silvio Berlusconi nelle sue dichiarazioni sulla scuola? Sui valori trasmessi dagli insegnanti nelle loro lezioni non abbiamo dati né ricerche sistematiche. Conosciamo i programmi ministeriali, che valgono per tutte le scuole. Possiamo leggere i libri di testo dei nostri figli e discuterne con loro a casa. Abbiamo il diritto di esaminare i piani di offerta formativa, di interagire con i docenti. Se preferiamo che i nostri figli ricevano un’educazione cattolica o «internazionale» , possiamo iscriverli in scuole private. In Italia la libertà di scelta è sempre esistita: la percentuale di giovani che frequentano scuole private è circa il doppio della media OCSE. I sussidi per studente che ciascuna scuola privata riceve dallo stato sono più o meno uguali alla media. Qual è, esattamente, il problema sollevato dal Presidente del Consiglio? Francamente, non lo capiamo, neppure dopo le precisazioni. Ed è assai probabile che non lo capisca la maggioranza dei genitori italiani, per i quali conta soprattutto (come segnalano i sondaggi) che i loro figli abbiano insegnanti preparati e capaci di infondere spirito critico, di far comprendere e rispettare culture e idee diverse, di preparare all’università o al lavoro.

    La scuola italiana ha bisogno di discussioni serie e pacate, che affrontino i problemi reali partendo dai dati di fatto. Da anni le indagini OCSE-PISA dicono, ad esempio, che i quindicenni italiani hanno meno competenze logiche, matematiche e scientifiche dei loro coetanei europei. Come possiamo mobilitare i docenti e sensibilizzare le famiglie già nella scuola dell’obbligo, dove si formano le prime lacune di preparazione, le più difficili da colmare? Il discorso vale, attenzione, sia per la scuola pubblica che per quella privata, anzi soprattutto per la seconda. I dati indicano che gli studenti delle private hanno in media punteggi inferiori (ai test PISA) rispetto a quelli delle pubbliche. L’Italia è uno dei pochi casi in cui questo succede: di solito è vero il contrario. Secondo alcune analisi, la minor performance delle scuole private è dovuta al fatto che esse tendono a reclutare gli studenti meno motivati, quelli che fanno fatica ad avanzare nella scuola pubblica. Il settore privato sarebbe in altre parole un canale formativo di serie B, peraltro caratterizzato da molti insegnanti mal pagati e reclutati senza concorsi. Alcune scuole private (soprattutto quelle serie: e ce ne sono) contestano questa interpretazione. Non c’è che una strada per sapere chi ha ragione: la valutazione. Le scuole private potrebbero usare parte dei cospicui finanziamenti appena ottenuti dal governo per analizzare seriamente le proprie «qualità» rispetto a quelle pubbliche, dimostrando di non essere (tutte) di serie B.

    La vera sfida per la scuola italiana non è però il divario pubblico/privato, ma quello territoriale. Nel Sud quasi un quarto dei quindicenni non sono capaci di svolgere semplici calcoli aritmetici, calcolare il cambio fra due valute, leggere un grafico o una tabella; il 15% non è in grado di interpretare le informazioni di un elementare testo scritto. Molti quindicenni non vengono neppure testati, perché hanno già abbandonato la scuola e sono entrati nel mercato del lavoro con deficit formativi da Terzo Mondo. Per cambiare le cose sarebbe necessario un piano di investimenti straordinari per il sistema educativo (quello pubblico) del Sud.

    La scuola è uno dei settori cruciali per il nostro futuro di nazione, per le nostre prospettive di sviluppo. Cerchiamo di evitare discussioni superficiali, polemiche di parte. Soprattutto per i nostri figli, a cui dobbiamo garantire eque opportunità di formazione, possibilmente in linea con gli standard europei.

 

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