IL SOLE 24 ORE: PRIMA VALUTAZIONE DEL DISEGNO DI LEGGE SUL LAVORO

PER UN VERSO SI È RIDOTTA L’INNOVAZIONE IN MATERIA DI LICENZIAMENTI, PER ALTRO VERSO SI È RINVIATA L’APPLICAZIONE DELLE NORME DI CONTRASTO ALL’ABUSO DELLE COLLABORAZIONI AUTONOME

Intervista a cura di Davide Colombo, pubblicata sul Sole 24 Ore del 6 aprile 2012

Professor Ichino, che cosa pensa di questo progetto di riforma?
Penso che esso abbia subito una “riduzione bilanciata” di incisività: è il prezzo dell’accordo tra i due partiti maggiori della maggioranza.

Che cosa intende per “riduzione bilanciata”?
Per un verso, si è riavvicinata la nuova disciplina del licenziamento economico-organizzativo alla vecchia, ripristinando la possibilità di reintegrazione del lavoratore, sostanzialmente a discrezione del giudice. Per altro verso, si è rinviata di un anno l’entrata in vigore della nuova norma per il contrasto all’abuso delle collaborazioni autonome.

Dunque, un nulla di fatto?
No. Il disegno di legge segna comunque un passo avanti importante nella direzione giusta, riducendo notevolmente l’anomalia del nostro ordinamento del lavoro rispetto al resto d’Europa in materia di licenziamenti. È la prima volta in quarant’anni che viene apportata una correzione in questo senso all’articolo 18. Certo, è un passo più piccolo di quello che sarebbe stato possibile, se tutte le forze politiche avessero cooperato per il passaggio del nostro mercato del lavoro dal vecchio modello arretrato, caratterizzato da un marcato dualismo fra protetti e non protetti, a un modello nuovo, più efficiente ed inclusivo.

Alcune imprese hanno manifestato preoccupazione per la prospettiva della conversione delle collaborazioni autonome continuative in rapporti di lavoro subordinato.
E la loro preoccupazione è stata provvisoriamente soddisfatta con il rinvio di un anno dell’entrata in vigore della nuova norma. Effettivamente, la logica originaria del progetto doveva essere questa: si rende il rapporto di lavoro subordinato regolare a tempo indeterminato molto più flessibile, quindi più appetibile per le imprese, per poter chiedere loro di rinunciare alla simulazione diffusa della collaborazione autonoma. Ma se la rigidità del rapporto regolare si riduce in misura ridotta, il giro di vite drastico contro la simulazione delle collaborazioni autonome simulate rischia di produrre la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro.

Ma l’anno prossimo il problema si riproporrà.
Sì. La mia speranza è che quella sia l’occasione per una ripresa di questo discorso, per una riflessione più pacata e meno concitata sul nesso stretto fra rigidità e costi del lavoro regolare da un lato, e precariato dall’altro. Ma vedo il rischio che, invece, l’entrata in vigore della norma venga rinviato di nuovo e il dualismo fra protetti e non protetti, in posizione di sostanziale dipendenza, rimanga tale e quale.

Quali, invece, a suo modo di vedere, gli aspetti positivi del nuovo articolo 18?
Non va sottovalutata l’importanza dell’alternativa che ora è data al giudice, tra reintegrazione e indennizzo, nel caso di licenziamento ritenuto ingiustificato: finora si è applicata la regola della reintegrazione automatica e senza eccezioni, che genera eccessi paradossali e inaccettabili. È importante anche che sia stato fissato un limite all’entità dell’indennizzo, in modo da evitare le catastrofi economiche generate dalla vecchia norma, e che la reintegrazione sia esclusa quando l’irregolarità del licenziamento è soltanto formale.

In sintesi: due pro e due contro.
Si è rotto un tabù e si è effettivamente riavvicinata un po’ la nostra disciplina dei licenziamenti al resto d’Europa. Ma il passo avanti verso un equilibrio più equo, moderno ed efficiente è assai più piccolo di quanto sarebbe stato possibile; e il superamento del dualismo fra protetti e non protetti è rinviato. Ora c’è il rischio politico che la questione sia considerata ormai archiviata.

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