LA RIFORMA DEI LICENZIAMENTI E I DIRITTI FONDAMENTALI DEI LAVORATORI

IL DISEGNO DI LEGGE IN DISCUSSIONE AL SENATO, PUR SCONTANDO NUMEROSI COMPROMESSI TRA LE FORZE DELLA MAGGIORANZA, PRODURRÀ L’EFFETTO ASSAI RILEVANTE DEL PASSAGGIO DA UN REGIME CENTRATO SULLA PROPERTY RULE A UNO CENTRATO, IN LINEA CON TUTTI GLI ALTRI PAESI EUROPEI, SU DI UNA LIABILITY RULE

Relazione introduttiva al Convegno promosso dal Centro Nazionale Studi di Diritto del Lavoro “Domenico Napoletano” a Pescara l’11 e il 12 maggio 2012 – In argomento v. anche le slides utilizzate per la presentazione al medesimo Convegno

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SOMMARIO
1. Il difficile passaggio dall’“equilibrio mediterraneo” a un equilibrio più evoluto.
2. Perché il discorso sui diritti fondamentali del lavoratore non può prescindere dallo studio degli effetti pratici delle norme legislative sul funzionamento del mercato.
3. La “riduzione bilanciata” dell’incisività della riforma sul versante dei licenziamenti e su quello del contrasto al precariato.
4. L’evoluzione del disegno della riforma nella fase del confronto tra Governo e parti sociali.
5. L’allineamento al modello tedesco.
6. Il testo del disegno di legge n. 3249 oggi all’esame del Senato e la sua logica interna, tra property e liability rule.
7. La questione del giustificato motivo oggettivo: nell’ordinamento vigente.
8. Segue. Nel progetto governativo di riforma della disciplina della materia.
9. Il vincolo derivante dall’articolo 30 della Carta dei Diritti Fondamentali e il principio di insindacabilità delle scelte imprenditoriali.
10. La novità sostanziale in tema di scarso rendimento imputabile a imperizia o negligenza.
11. I diritti fondamentali della persona nel mutamento di equilibrio generale del mercato del lavoro: rilevanza dell’approccio comparatistico.
12. Segue. Le (superabili) censure di incostituzionalità che vengon mosse al nuovo articolo 18.
13. Considerazioni conclusive: Il sentiero stretto del ritorno alla crescita economica passa anche per l’armonizzazione del nostro ordinamento del lavoro rispetto ai migliori modelli europei.
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RIASSUNTO
Il discorso prende le mosse dall’intendimento espresso dal Governo Monti fin dal suo insediamento, nel senso di spostare il mercato del lavoro italiano dall’equilibrio proprio del c.d. “modello mediterraneo” – caratterizzato da alta vischiosità e flussi molto ridotti tra disoccupazione e occupazione – a un equilibrio caratterizzato da maggiore fluidità e dinamicità. Nella premessa si sottolinea il rilievo che tale mutamento di equilibrio di per sé può assumere ai fini dell’effettività dei diritti fondamentali nel mercato del lavoro.
Nella prima parte della relazione viene quindi esaminato il progetto di riforma elaborato dal Governo a questo scopo e in particolare il profondo mutamento di contenuto da esso subito nel corso del confronto con le parti sociali durato dal gennaio al marzo del 2012, con la conseguenza di una riduzione della sua incisività sia sul versante della nuova disciplina dei licenziamenti sia su quella delle misure volte al riassorbimento del lavoro precario nell’area del lavoro regolare a tempo indeterminato.
La seconda parte della relazione si concentra sulla nuova disciplina dei licenziamenti, sottolineando come questa, nonostante il mutamento rispetto al progetto originario e la conseguente delusione di molte aspettative, segni tuttavia un passaggio netto da un ordinamento – quale quello basato sul vecchio testo dell’art. 18 St. lav. – centrato sostanzialmente su di una property rule, a un ordinamento centrato, come lo sono tutti gli altri ordinamenti europei, essenzialmente su di una liability rule. Nel nuovo regime la sanzione della reintegrazione è tendenzialmente riservata ai casi di licenziamento per motivo illecito.
Nella terza e ultima parte della relazione il merito del progetto viene discusso sotto diversi profili. Per quel che riguarda la sua idoneità a conseguire lo scopo perseguito dal Governo, si sottolinea il fatto che per la prima volta da quarant’anni viene messa in cantiere una riforma che non opera soltanto “al margine”, cioè non investe soltanto il lavoro periferico, ma punta al nucleo centrale del diritto del lavoro, proponendosi di spostare l’equilibrio centrale della disciplina. Vengono altresì individuati alcuni difetti di ideazione ben riconoscibili nel progetto, non tali tuttavia da giustificare un giudizio complessivamente negativo su di esso. Sotto il profilo della compatibilità con la Costituzione e con le norme sovranazionali che regolano la materia si sostiene la piena idoneità della nuova disciplina dei licenziamenti a superare il vaglio delle Corti superiori. Infine, sul piano delle scelte generali di politica economica necessarie per superare la grave crisi che il Paese sta attraversando, si sottolinea come il passaggio dalla centralità della property rule a quella della liability rule in materia di licenziamento e la connessa riforma degli ammortizzatori sociali costituiscano due misure che – pur nei limiti in cui sono state adottate nel disegno di legge del Governo – si muovono comunque nella direzione giusta per armonizzare l’ordinamento italiano rispetto al resto d’Europa e contribuire a superare la chiusura del Paese agli investimenti stranieri.

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