IL VANTAGGIO DEL GOVERNO-OMBRA NELLA POLITICA DEL LAVORO

PARTE IL NEGOZIATO FRA LA CONFINDUSTRIA E I SINDACATI SULLA STRUTTURA DELLA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA: IL POSSIBILE RUOLO DEL GOVERNO E QUELLO DEL PD, TRA FALCHI E COLOMBE

Pubblicato su l’Unità il 18 maggio 2008

             Giovedì prossimo l’assemblea degli industriali insedierà alla presidenza di Confindustria Emma Marcegaglia. Poco dopo si avvierà il negoziato con Cgil, Cisl e Uil per la riforma della rappresentanza sindacale e della struttura della contrattazione collettiva. Le tre confederazioni proporranno come base di discussione il documento sul quale hanno raggiunto l’accordo nei giorni scorsi e che sarà discusso nei luoghi di lavoro nei giorni prossimi: sul primo punto, nuove regole per una misurazione precisa della rappresentatività di ciascuna organizzazione; sul secondo, più spazio alla contrattazione aziendale, per far crescere i salari legandone una parte maggiore ai risultati. Confindustria si presenterà alla trattativa proponendo uno spostamento ancora più deciso del baricentro della contrattazione verso le aziende.

              La nuova presidente degli industriali cercherà comunque, con la determinazione che le è propria, un accordo innovativo. Uno dei suoi primi atti, per sottolineare l’urgenza della riforma, potrebbe essere un preavviso di disdetta del protocollo del luglio 1993, che già oggi è largamente disapplicato: un preavviso che è stato peraltro ventilato nei mesi scorsi anche da qualche dirigente di Cisl e Uil. Ma la trattativa non sarà facile, perché sul versante confindustriale c’è chi a un accordo poco incisivo preferisce il non accordo; e sul versante sindacale c’è chi, simmetricamente, preferisce quest’ultima ipotesi a quella di un accordo che sposti troppo il baricentro della contrattazione verso la periferia. Chi invece, da una parte e dall’altra, vuole il rilancio del sistema delle relazioni sindacali sta studiando le soluzioni possibili perché il difficile punto di intesa possa essere raggiunto.

              Nel frattempo, il nuovo Governo emanerà probabilmente il decreto sulla detassazione della parte variabile delle retribuzioni. Se la riduzione dell’Irpef sugli straordinari lascerà uno spazio adeguato alla riduzione sui premi aziendali, questo allargherà le prospettive di un accordo interconfederale; altrimenti, se prevarrà nettamente la detassazione degli straordinari, indipendentemente dalla contrattazione, l’effetto sarà presumibilmente quello opposto. Dalla scelta dell’equilibrio tra le due voci si vedrà il ruolo che il Governo stesso intende giocare nella partita.

              Un ruolo di grande rilievo, su questa materia, può però giocarlo anche l’opposizione, cui competerà di confrontarsi in Parlamento con la maggioranza sulla conversione in legge del decreto. Pur nella sua inferiorità numerica, sul terreno delle politiche del lavoro l’opposizione ha rispetto alla maggioranza un vantaggio strutturale, che nasce da una scelta compiuta fin dall’inizio della campagna elettorale: nella sua compagine parlamentare essa annovera numerosi esponenti molto qualificati sia degli imprenditori dell’industria, del terziario e del settore artigiano, sia delle confederazioni sindacali maggiori. Se il Governo-ombra saprà elaborare una soluzione innovativa e condivisa da entrambe queste componenti sui contenuti precisi delle misure legislative che sono all’ordine del giorno, coerente con i contenuti di un accordo interconfederale realisticamente perseguibile, questa proposta avrà un peso rilevantissimo nella partita politico-sindacale che sta per aprirsi: la linea proposta dal Governo-ombra offrirà, infatti, una sponda importante a tutti coloro che cercano il successo della trattativa, sia in seno alle associazioni imprenditoriali, sia in seno alle confederazioni sindacali, indicando un equilibrio credibilmente a portata di mano. E a quel punto il ministro del Welfare difficilmente potrà esimersi dal fare anch’egli riferimento all’equilibrio proposto dall’opposizione.

              Qualcuno obietterà che un sistema di relazioni sindacali degno di questo nome deve essere in grado di funzionare, cioè di produrre accordi, indipendentemente dalla dialettica tra le forze politiche. È vero. Oggi, però, il nostro sistema di relazioni sindacali è in grave affanno. La politica può, legittimamente, stare alla finestra, indifferente agli esiti di questa crisi; può addirittura operare per un suo aggravamento ulteriore; oppure può operare per favorire l’autoriforma del sistema di relazioni sindacali e l’avvio di una sua nuova stagione positiva. Quest’ultima è, in modo molto netto, la scelta del PD. Quale sia, su questo terreno, la scelta del quarto Governo Berlusconi, e del suo ministro del Welfare in particolare, lo sapremo nei prossimi giorni.

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