DUBBI SULLA SOLUZIONE DEL PROBLEMA DEI RITARDI NEI PAGAMENTI DELLO STATO ALLE IMPRESE

UN LETTORE ESPERTO DELLA MATERIA INDICA I POSSIBILI OSTACOLI ALL’EFFETTIVITÀ DELLE MISURE ADOTTATE ULTIMAMENTE PER CONSENTIRE LA COMPENSAZIONE DEI CREDITI VERSO L’ERARIO CON I DEBITI FISCALI O L’ACCESSO PER GLI STESSI CREDITI ALLO SCONTO BANCARIO

Lettera pervenuta il 9 luglio 2012, in riferimento all’intervento di Enrico Morando in Senato, del 4 luglio precedente, sullo stesso tema – Segue una mia risposta, nella quale cito l’opinione diversa di un altro esperto di cose bancarie

Caro Pietro,
come tutti i lunedì ho letto con interesse la Newsletter che ricevo dal tuo sito.
Devo segnalarti la mia delusione nel leggere la dichiarazione di voto di Enrico Morando sul decreto concernente le certificazioni e compensazioni relative ai crediti delle imprese verso lo Stato. Si tratta di una materia che conosco molto bene da tanti anni. Ne seguo l’evoluzione e spesso collaboro a tavoli di lavoro o workshop che se ne occupano. In estrema sintesi credo che si sia persa l’ennesima occasione di fare le cose “bene”: la norma partorita è un “topolino bianco” mentre tutti si aspettavano un elefante. Si tratta di un intervento demagogico e sterile: ti segnalo solo due temi generali che spiegano perché, nonostante le speranze dei “non” tecnici, giustamente accese dal titolo, il contenuto del provvedimento risulti povero di efficacia.
1) Compensazioni: da tempo è introdotto un meccanismo di sospensione dei pagamenti delle PA in caso di DURC negativo in capo all’impresa. Questo significa che se una impresa presenta un “ruolo” a proprio carico, le PA con cui lavora non la pagano. NB: non era – e non è con la nuova norma –  il caso che tale sospensione si trasformi immediatamente in compensazione, giacché il ruolo potrebbe essere immotivato o già pagato. La nuova norma prevede che, data la presenza di un ruolo, si cominci una pratica per la compensazione che prevede tempi tecnici fino a oltre 4 mesi. Un fornitore abituale della PA non si può permettere di fermare TUTTI gli incassi che riceve dalla PA solo con l’obiettivo di compensare un ruolo. La norma è vuota: il creditore della PA pagherà il proprio ruolo e aspetterà il normale incasso. Diverso sarebbe stato prevedere che fosse il fornitore a sospendere e compensare i pagamenti dovuti alla PA (per esempio – e provocazione –  i contributi o l’IVA!) girando come cambiale le proprie certificazioni (se non proprio le stesse istanze di certificazione ancora inevase). Questo sì avrebbe cambiato le cose, ma avrebbe mostrato la nudità del RE e sarebbe stato dichiarato inammissibile dalla Ragioneria Generale.
2) Certificazioni: non sono state messe a disposizione nuove risorse o forme reali di garanzia (salvo il fondo centrale che esisteva già, e che poco centra con la certificazione del credito, a ben vedere). Il solo rilascio della certificazione, peraltro priva di data di pagamento nel caso di amministrazioni poco virtuose – che poi sono quelle che danno i problemi maggiori ai fornitori – non aiuta l’accesso al credito. questo perché, pro soluto o pro solvendo, senza un reale impegno da parte della PA a pagare entro una certa data, il credito può essere anticipato solo su “rischio impresa”. Se si legge con attenzione il protocollo ABI – Associazioni – Mise si evince come il provvedimento sia debole.
La materia è complessa e, come spesso capita, il diavolo sta nei dettagli. In sintesi credo che abbia vinto la paura. la scelta del governo spagnolo, con solo riferimento a questa specifica materia, è stata più onesta e meno bizantina. Per le imprese credo che sarebbe stato meglio così.
Sono amareggiato, proprio perché conosco il tema di cui parlo…
Speriamo nel futuro, su questa materia il mio voto al Governo è 4. Nonostante questo continuo a pensare che questo Governo debba andare avanti con il nostro sostegno unitario fino alla fine della legislatura.
Un caro saluto, spero a presto,
N.G.

Non ho la competenza per replicare a questi dubbi sulla bontà della soluzione adottata. Osservo però che non sembra condividerli un altro esperto di cose bancarie, Rony Hamaui, amministratore delegato di Intesa Mediofactoring, che su Repubblica – Affari e Finanza del 9 luglio commenta così la nuova norma: “Con questo decreto la certificazione da parte della PA che i crediti dell’azienda sono certi ed esigibili è un fattore molto importante perché la sicurezza dell’esigibilità in questo contesto dovrebbe far sì che le aziende di credito scontino più agevolmente i crediti e, soprattutto, le società di factoring dovrebbero essere maggiormente in grado di acquistare i crediti sia nella formula del pro soluto, sia in quella del pro solvendo“. L’articolo prosegue chiarendo che “La certificazione si ottiene inviando un semplice modulo standard all’ente debitore. L’ente ha 60 giorni di tempo per rispondere, riconoscendo il debito oppure argomentandone l’inesigibilità totale o parziale, Se non risponde in tempo, verrà nominato un ‘commissario ad acta‘ che nei successivi 60 giorni risponderà al debitore. In un’ottica di semplificazione, Consip sta predisponendo una piattavorma elettronica per far incontrared fornitori e debitori. La certificazione elettronica permetterà di evitare, nel caso di cessione del credito, gli obblighi di redazione di atto pubblico e di notificazione nel caso di cessione”. Questo è quanto posso mettere a disposizione dei lettori subito; ma questo non toglie nulla alla possibile fondatezza delle preoccupazioni espresse da N.G.: sarà interessante vedere se ha più fondamento il suo pessimismo – e in tal caso rimuovere gli ostacoli all’effettività della nuova disposizione – o l’ottimismo espresso dalle altre voci qui citate.    (p.i.)

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