LA LEZIONE AMERICANA: LE SCUOLE AUTOGESTITE DA GENITORI E INSEGNANTI

ALCUNE ESPERIENZE D’AVANGUARDIA MOSTRANO CHE LA LIBERTÀ DI SPERIMENTAZIONE DI NUOVI METODI DIDATTICI E FORMULE ORGANIZZATIVE DA PARTE DEI SINGOLI ISTITUTI SCOLASTICI, QUANDO SIA  ASSICURATO IL CONTROLLO SULLA LORO PERFORMANCE COMPLESSIVA, FINISCE COL GIOVARE ALL’INTERO SISTEMA DELL’ISTRUZIONE

Articolo di Andrea Ichino pubblicato sul Corriere della Sera dell’8 marzo 2013 – Il testo dell’articolo è preceduto dal link alla pagina del sito di Idee per la crescita, dove la ricerca è presentata in modo compiuto


È paradossale, ma la scuola pubblica italiana scontenta tutti. E al tempo stesso è difficile trovare due persone che la pensino in modo simile riguardo a cosa si debba fare per migliorare le cose.
Da questa considerazione nasce la proposta di “Idee per la Crescita”: consentire di sperimentare altri modi di fare scuola a chi vuole provarci, senza per questo impedire, a chi preferisce restare nel sistema tradizionale, di farlo, magari migliorandolo. Le esperienze internazionali che prevedono una maggiore autonomia delle singole scuole sono incoraggianti sia in termini di efficienza sia di equità.
Le “Charter Schools”  negli USA hanno avuto effetti positivi soprattutto nei quartieri più disagiati delle grandi città. Sono scuole autogestite da comitati di genitori, docenti o enti “no profit”, che contrattano con l’autorità scolastica gli obiettivi del progetto educativo. Altrettanto positiva è l’esperienza inglese delle “Grant Maintained schools” (GMS) iniziata nel 1988, terminata nel 1998, ma essenzialmente riproposta poi nella forma delle “School Academies”. Furono in questo caso i genitori a decidere, in un’elezione democratica, se il loro istituto dovesse uscire (“opt out”) dal sistema tradizionale, per diventare una GMS autogestita, pur con fondi pubblici.
La nostra proposta integra queste due esperienze. Come nelle Charter schools, presidi, genitori, docenti o enti esterni potranno formare comitati che si candidano a gestire una scuola. Non sarà però l’autorità statale a contrattare il programma, che sarà invece sottoposto all’approvazione di elettori definiti in rapporto al bacino di utenza della scuola. In caso di approvazione, a maggioranza degli aventi diritto, il comitato gestirà la scuola in totale autonomia per quel che riguarda il personale (in particolare assunzioni, retribuzioni ed eventuali licenziamenti degli insegnanti), le atrezzature e il disegno dell’offerta formativa.
L’autonomia avrà però un controllo. Gli studenti delle nuove scuole autogestite dovranno superare gli stessi test ed esami che ogni altro studente dovrà affrontare. Ma cambierà il formato della Maturità che sarà strutturata per “singole materie”, invece che per “pacchetti di materie” in modo da porre fine all’anomalia del sistema italiano che non consente agli studenti di modulare gradualmente il loro percorso formativo in funzione degli studi universitari da intraprendere successivamente.
Le scuole autogestite non dovranno sottrarre risorse a quelle tradizionali: riceveranno inizialmente un fondo pari al loro costo storico annuo globale. Successivamente, saranno finanziate in proporzione agli studenti che riusciranno ad attrarre. Non potranno chiedere rette di iscrizione, ma potranno raccogliere finanziamenti privati, subordinati ad un prelievo a favore di un fondo di solidarietà per le scuole che non possano accedere alle stesse risorse.
Poiché, a regime saranno gli studenti a finanziare le scuole con le loro scelte, lo Stato dovrà investire nel ruolo fondamentale di valutazione dei diversi istituti e di diffusione capillare delle informazione che dovranno consentire alle famiglie, anche quelle meno agiate, di scegliere a ragion veduta. Per ridurre il rischio di “scuole ghetto”, da evitare soprattutto ai livelli più bassi di istruzione, gli istituti autogestiti saranno limitati nella libertà di stabilire i criteri di ammissione.
La burocrazia ministeriale, troppo rigida e lenta, ha dimostrato di non saper gestire la scuola in un modo soddisfacente per tutti. È giunto il momento di consentire a chi, democraticamente, vuole provare una strada diversa, di poterlo fare.

 

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