PERCHÉ ABBIAMO VOTATO CONTRO LE DIMISSIONI DI UNA SENATRICE DEL M5S

LA RINUNCIA ALLA CARICA DI GIOVANNA MANGILI DÀ ATTUAZIONE ALL’INCREDIBILE E INAMMISSIBILE REGIME DI AZZERAMENTO DI OGNI AUTONOMIA CHE IL MOVIMENTO DI BEPPE GRILLO IMPONE AI PROPRI PARLAMENTARI

Interventi in Senato dei senatori Giovanna Mangili e Benedetto Della Vedova nella sessione antimeridiana del 17 aprile 2013


PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca: «Votazione sulle dimissioni presentate dalla senatrice Giovanna Mangili».
Do lettura della lettera della senatrice Giovanna Mangili pervenuta alla Presidenza in data 16 aprile 2013:
«Al Signor Presidente del Senato della Repubblica
Oggetto: Rinuncia all’incarico di Senatore della Repubblica.
La sottoscritta Giovanna Mangili, nata a Monza il 01/08/1967, proclamata eletta Senatore della Repubblica dall’Ufficio Centrale Regionale costituito presso la Corte d’Appello di Milano, per la circoscrizione Lombardia, facendo seguito a precedente richiesta di dimissioni datata 5 marzo 2013 e alla successiva votazione dell’Assemblea del 3 aprile 2013 che non ha approvato
DICHIARA
di voler rinunciare alla carica di Senatore della Repubblica per motivi personali.
Dichiara la propria disponibilità a riferire in assemblea sulle motivazioni il giorno 17 aprile 2013 in occasione della votazione
In fede
Cesano Maderno, 12.04.2013
F.to Giovanna MANGILI».

Ha facoltà di parlare la senatrice Mangili.

MANGILI (M5S). Signor Presidente, onorevoli senatrici, onorevoli senatori, è con profonda emozione che mi trovo qui, in quest’Aula, in cui è riunita una delle più alte istituzioni rappresentative del nostro Paese.
Come è noto a tutti, ho dichiarato fin dall’insediamento di questa Assemblea la volontà di rinunciare all’incarico di senatore per motivi personali.
Ho compreso i motivi alla base della scelta di questa Assemblea di esprimere voto contrario alle mie dimissioni alla prima votazione, al fine di tutelare il ruolo della istituzione che rappresento, e vi ringrazio di ciò.
Pur tuttavia, non apprezzando le strumentalizzazioni promosse a fini politici della mia decisione, non ho accolto favorevolmente gli attacchi gratuiti al Movimento 5 Stelle, di cui sono onorata di far parte e a cui ho dedicato, dedico e dedicherò il mio impegno civile. (Applausi dal Gruppo M5S).
Per questo motivo ho deciso oggi, accogliendo la vostra richiesta, di essere qui.
Ribadisco con forza che questa decisione è stata maturata nella massima libertà e autonomia, e che le fantastiche persone che mi circondano in quest’Aula hanno provato in tutti i modi a farmi desistere dalla mia decisione. Mi hanno circondato di affetto e protezione, cercando di tutelare la mia riservatezza e la mia sfera personale.
Per il rispetto che nutro anche nei loro confronti oggi sono qui, a confermare la mia richiesta di dimissioni dall’incarico di senatore della Repubblica, e chiedo a tutti i colleghi presenti di votare favorevolmente all’accoglimento della mia richiesta, ponendo fine a questo tortuoso percorso ad ostacoli che mi ha visto protagonista e che toglie tempo all’attività parlamentare vera e propria.
Vi ringrazio e vi auguro buon lavoro. (Applausi dal Gruppo M5S. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.

DELLA VEDOVA (SCpI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DELLA VEDOVA (SCpI). Signor Presidente, io ho ascoltato con attenzione le parole della collega e non mi sono convinto del fatto che noi si debba accettare le sue dimissioni, perché penso che stiamo discutendo di un tema tutt’altro che marginale, anzi di un tema fondante la democrazia parlamentare italiana.
Oggi, sul “Corriere della Sera”, c’è un articolo del decano degli scienziati politici italiani, il professor Sartori, a cui credo noi dobbiamo far riferimento. Vedete, la questione costituzionale ineludibile del “senza vincolo di mandato” non può essere né affrontata né tanto meno superata con superficialità e, siccome io credo alla serietà delle posizioni e all’autenticità delle parole che vengono dette da coloro che fanno politica a qualunque titolo, credo, ad esempio, che noi dobbiamo prestare attenzione alle parole che ho ritrovato sul blog di Claudio Messora che, se non capisco male, è il responsabile comunicazione del Gruppo Movimento 5 Stelle al Senato, il quale in un recente post richiama quelle che a suo avviso sono le caratteristiche e i connotati degli eletti del Movimento 5 Stelle.
Leggo: «Un eletto del Movimento 5 Stelle siede su una poltrona ma non conta niente e non decide niente: si limita a chiedere al Movimento qual è la sua posizione e attende. Il Movimento usa la rete, consulta le intelligenze al suo interno e formula la sua proposta. L’eletto esegue». È una posizione; probabilmente è anche una posizione non solo rispettabile, ma che corrisponde a un pensiero, a una visione dello Stato, dei rapporti tra cittadino e istituzioni e del ruolo del Parlamento e dei parlamentari: un eletto del Movimento 5 Stelle siede su una poltrona, ma non conta niente, non decide niente. Quello che noi dobbiamo scegliere anche oggi, decidendo sulle dimissioni, è se la visione della Repubblica parlamentare italiana sia quella della Costituzione, dell’articolo 67 della nostra Costituzione, o sia questa; se il ruolo affidato ai parlamentari e al Parlamento sia quello di non contare niente e raccogliere (ripeto, è una visione) o se sia quella della Costituzione.
Concludo riferendomi proprio all’editoriale di oggi di Giovanni Sartori: «Ma veniamo al punto che davvero importa. Questo: che il divieto del mandato imperativo è stato formulato dai costituenti della Rivoluzione francese e che da allora si ritrova in tutte le Costituzioni ottocentesche e in buona parte anche in quelle del Novecento. Perché? Semplicemente perché istituisce la rappresentanza politica (di diritto pubblico) dei moderni. Senza questo divieto si ricadrebbe nella rappresentanza medioevale, nella quale, appunto, i cosiddetti rappresentanti erano ambasciatori, emissari, portavoce che “portavano la parola” dei loro padroni e signori. Il loro mandato era imperativo perché dovevano solo riferire senza potere di trattare».
Mettendo assieme quello che conosciamo della Costituzione, le parole che abbiamo ascoltato oggi e le considerazioni che in altra sede sono state fatte dagli esponenti del Movimento 5 Stelle, credo che come minimo dobbiamo tutti riservarci un supplemento di approfondimento sul ruolo del parlamentari e, conseguentemente, anche sulla modalità con cui vengono presentate le dimissioni. Eravamo stati i primi a chiedere alla senatrice di intervenire direttamente in Aula e la ringraziamo, francamente ci aspettavamo, dato il rilievo in generale e soprattutto in questo contesto delle dimissioni, un’esposizione più convincente e magari con qualche argomento in più.
Pertanto il Gruppo Scelta Civica per l’Italia voterà contro le dimissioni. (Applausi dai Gruppi SCpI e PD).
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