IL DIBATTITO IN COMMISSIONE SUI DDL BRUNETTA E ICHINO

16a LEGISLATURA – 1a COMMISSIONE PERMANENTE – RESOCONTO SOMMARIO DELLA SEDUTA DEL 16 LUGLIO 2008

Ddl n. 847/2008 del Governo – Delega al Governo finalizzata all’ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico  

ICHINO ed altri n. 746/2008 –  Norme in materia di trasparenza e valutazione dell’efficienza e del rendimento delle strutture pubbliche e dei loro dipendenti. Delega al Governo in materia di valutazione del rendimento delle pubbliche amministrazioni e del loro personale ed in materia di responsabilità dei dipendenti pubblici

(Seguito dell’esame del disegno di legge n. 847, congiunzione con l’esame del disegno di legge n. 746 e rinvio. Esame del disegno di legge n. 746, congiunzione con il seguito dell’esame del disegno di legge n. 847 e rinvio)  

 

       Prosegue l’esame del disegno di legge n. 847, sospeso nella seduta del 9 luglio.

       Il presidente VIZZINI (PdL), relatore, illustra il disegno di legge n. 746 che ben si congiunge all’esame già avviato di quello del Governo (AS 847), affrontando, naturalmente con le sue specificità, l’analogo tema della efficienza della pubblica amministrazione. A fondamento del testo proposto c’è l’idea che l’incremento della qualità e quantità dei servizi prodotti dalle pubbliche amministrazioni sia possibile solo se si riesce a stabilire il necessario nesso tra la trasparenza e la pratica dei controlli. Va infatti superata, secondo i proponenti, quella sorta di impenetrabilità che avvolge l’operato delle pubbliche amministrazioni, dietro la quale si nascondono abusi, deresponsabilizzazione e sprechi, insieme con l’attivazione di strumenti di controllo effettivamente indipendenti sia dal potere politico che dal management.

     Il relatore osserva come sia sulla tematica dei controlli che più si sofferma il disegno di legge: un sistema di controlli da attivare mediante un organo indipendente e autorevole, garante dell’indipendenza degli organi di valutazione al quale compete la formulazione di indirizzi, il suggerimento delle migliori prassi, la diffusione di  modelli e così via (articolo 5). Il testo è volto a superare l’attuale natura dei controlli esclusivamente interna all’amministrazione, in modo che dalla verifica incrociata con quelli esterni, in caso di risultati negativi, si possa procedere a riorganizzazioni, a mobilità del personale, a processi di formazione e altro; ad affermare la responsabilità dei dirigenti e dipendenti rispetto a obiettivi misurabili, esigibili, collegati a scadenze temporali, a stabilire il principio del nesso retribuzione-responsabilità.

     Il relatore prosegue notando che il disegno di legge contiene altre disposizioni in tema di responsabilità (disciplinare, erariale e dirigenziale) per assicurare una maggiore efficacia rispetto alle attuali modalità di attivazione. Ulteriore sottolineatura merita la previsione di legare una componente significativa della retribuzione del dirigente pubblico al merito e ai risultati, e l’affermazione della piena autonomia negoziale delle parti nelle fasi contrattuali, compresa la facoltà di non sottoscrivere il contratto, ricorrendo talune circostanze.

            Auspica la collaborazione delle forze politiche per la definizione di una riforma del lavoro pubblico ampliamente condivisa, sulla base delle iniziative in discussione, che appaiono complementari sotto molteplici profili, e propone di esaminare il disegno di legge n. 746 congiuntamente al disegno di legge di iniziativa governativa.

             La Commissione conviene.

             Il PRESIDENTE comunica, quindi, che avrà luogo una serie di audizioni in sede informale di alcuni esperti indicati dai Gruppi parlamentari, del presidente dell’ARAN, dei rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome, della Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle regioni e delle province autonome, dell’Associazione nazionale comuni italiani, dell’Unione delle province d’Italia, dell’Unione nazionale comuni, della Lega delle autonomie, delle organizzazioni sindacali del pubblico impiego e delle associazioni dei consumatori rappresentate nel Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti, tra le quali Cittadinanzattiva.

            La Commissione prende atto.

            Prosegue quindi la discussione generale.

            Il senatore ICHINO (PD) condivide la sottolineatura del presidente relatore circa il carattere complementare dei disegni di legge in esame, in particolare per quanto riguarda l’affermazione dei princìpi di trasparenza, valutazione e misurazione, che però, a suo avviso, trovano una strumentazione più efficace nel disegno di legge n. 746. Rileva invece elementi di contraddittorietà nella proposta governativa rispetto alle finalità dell’iniziativa. Anzitutto, è inopportuna la rilegificazione e procedimentalizzazione della gestione delle risorse umane nel settore pubblico, con un sistema di controllo di legalità, non riferito al risultato dell’attività. In secondo luogo, le misure contenute nel decreto-legge n. 112/2008 (disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria) dirette a contrastare il fenomeno dell’assenteismo abusivo dei pubblici dipendenti, a suo giudizio privilegiano l’ “effetto annuncio” rispetto all’esigenza di una messa a punto ineccepibile delle misure adottate; per certi aspetti si rivelano materialmente inapplicabili (per esempio l’obbligo di visita ispettiva fin dal primo giorno di assenza), per altri aspetti introducono disposizioni inutilmente vessatorie nei confronti di chi effettivamente è malato (per esempio la necessità del certificato rilasciato da un presidio sanitario pubblico, con le conseguenti prevedibili code, ritardi e gravi perdite di tempo). Sarebbero preferibili, in proposito, misure più ragionevoli e proporzionate all’obbiettivo da perseguire. Inoltre, l’assenza per malattia è solo un sintomo della mancanza di motivazione in alcune aree del settore pubblico: il controllo che occorre non è tanto sulla presenza fisica del personale negli uffici, quanto soprattutto sui risultati utili dell’attività degli uffici medesimi.

            Ricorda il grave ritardo del Paese nell’assicurare la trasparenza dell’attività amministrativa. In proposito nota che l’esperienza più avanzata condotta dai Paesi scandinavi e da altri Paesi del Nord Europa ha dimostrato come un livello adeguato di trasparenza si ottenga non soltanto assicurando l’accessibilità a tutti i dati, ma soprattutto con la verifica e il monitoraggio degli indici di andamento gestionale dei singoli comparti da parte  di un valutatore indipendente sia dal potere politico, sia dal management.

            Anche per quanto riguarda il cosiddetto benchmarking comparativo, cioè il vincolo ad allinearsi alla media di efficienza e produttività di amministrazioni omologhe, è necessaria l’attivazione di un organismo indipendente, con caratteristiche diverse dalla commissione ministeriale che il disegno di legge governativo n. 847 propone di istituire per la supervisione dei comitati di valutazione periferici. Si dovrebbe fare riferimento al modello del Regno Unito, dove in ciascun comparto delle amministrazioni pubbliche opera un’agenzia tecnica autorevole e indipendente dal potere politico. L’istituzione di un’autorità indipendente è necessaria, a suo giudizio, proprio perché il settore pubblico non è – per la maggior parte – assoggettabile al vaglio di un vero mercato concorrenziale; compito priritario dell’autorità dovrà essere di assicurare l’indipeendenza e la trasparenza della valutazione, quindi la conoscibilità e il controllo da parte dei cittadini degli indici di andamento gestionale di ciascun comparto e ufficio. L’audit indipendente dovrebbe elaborare gli indici di andamento gestionale del servizio pubblico, il grado di soddisfazione degli utenti, e suggerire gli obiettivi ragionevolmente imponibili ai dirigenti per il miglioramento dell’efficienza e produttività del servizio medesimo.

            Infine, sottolinea l’esigenza di condizionare l’erogazione di una quota non inferiore al 30 per cento della retribuzione dei dirigenti al raggiungimento degli obiettivi di efficienza e di correggere eventuali sovradimensionamenti delle strutture con meccanismi di incentivazione della mobilità basati anche sulla sospensione degli aumenti retributivi nei casi di inefficienza o improduttività delle strutture più macroscopicamente evidenti.

 

            La senatrice BASTICO (PD) condivide il rilievo critico del funzionamento della pubblica amministrazione per lo sviluppo del Paese. A suo avviso, è opportuno distinguere i settori che attuano le politiche pubbliche da quelli dedicati all’organizzazione della pubblica amministrazione: in quest’ultimo ambito vanno individuati i margini di miglioramento della produttività, evitando di esprimere giudizi di inefficienza per tutti i dipendenti della pubblica amministrazione.

            Le possibilità di successo del tentativo di riforma, a suo giudizio, risiedono in un approccio di medio e lungo periodo, logica questa non compatibile con la ricerca di visibilità negli organi di informazione.

            Entrando nel merito, osserva che la riduzione uguale e indiscriminata delle risorse in tutti i comparti della pubblica amministrazione contraddice la necessità di una azione selettiva e potrebbe incrementare il disavanzo per la mancata realizzabilità delle misure di contenimento. Inoltre, contesta la soppressione della commissione per la spesa pubblica istituita presso il Ministero della funzione pubblica, unico strumento per la quantificazione del costo dei servizi pubblici che è il parametro essenziale per la valutazione sulla qualità dei servizi.

            Inoltre, la manovra economica del Governo non tiene conto dei princìpi del federalismo sanciti con la riforma del Titolo V della Parte II della Costituzione: infatti, non si prevede alcun passaggio di funzioni alle Regioni e agli enti locali e il Ministro dell’interno esprime dubbi sulla realizzabilità dell’unificazione a livello provinciale dell’attività amministrativa.

            Infine, condivide i princìpi e i criteri di delega, in particolare per quanto riguarda la possibilità che il procedimento disciplinare a carico dei dipendenti pubblici prosegua e si concluda anche in pendenza del procedimento penale (articolo 6, comma 2, lettera f)), mentre ritiene che l’obiettivo della convergenza del mercato del lavoro pubblico con quello del lavoro privato (articolo 1, comma 1, lettera a)) sia contraddetto dalla scelta di rilegificare la materia contrattuale e dal principio del concorso, affermato in forma inderogabile, per l’accesso al lavoro pubblico e per le progressioni di carriera (articolo 1, comma 1, lettera f)).

 

            Il seguito dell’esame congiunto è quindi rinviato.

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