Ma il nuovo anno si è aperto invece sotto il segno di disgelo fra le due comunità accademiche, con un seminario interdisciplinare promosso dall’Università Bocconi
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Editoriale telegrafico pubblicato il 15 gennaio 2023 sui quotidiani Gazzetta di Parma, l’Adige e Alto Adige – In argomento v. anche le slides della relazione introduttiva del seminario svoltosi per iniziativa dell’Università Bocconi il 9 gennaio
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Lunedì scorso all’università Bocconi, per la prima volta assoluta in Italia a quanto consta, si è svolto un seminario sul tema de “Il dialogo difficile tra giuslavoristi ed economisti del lavoro”, nel quale gli uni e gli altri hanno parlato lo stesso linguaggio. E sono arrivati addirittura a conclusioni condivise.
Qualcuno aveva sostenuto che quel titolo del seminario costituisse un eufemismo: nella realtà, per l’intero secolo passato, non ci sono state soltanto difficoltà di comunicazione tra giuslavoristi ed economisti del lavoro, ma un vero e proprio muro di incomunicabilità. Ciò che era considerato ortodosso per gli uni era considerato un’aberrazione dagli altri, e viceversa. Certo, l’assenza pressoché totale di un dialogo tra le due comunità accademiche ha prodotto non pochi danni.
Questo nuovo anno si è aperto invece con un segno di disgelo fra le due comunità accademiche. I giuslavoristi partecipanti all’incontro milanese, per un verso, sono tornati ad affermare che, certo, il lavoro non è soltanto una merce: è molto di più, perché in esso si esprime e si realizza la persona umana; ma hanno riconosciuto che se non lo si studia anche come oggetto di un mercato non si possono comprendere a fondo le cause della sua debolezza, individuare precisamente dove essa si manifesta, dettare le regole atte a correggerne gli effetti, interpretare le regole stesse nel modo più coerente con i valori costituzionali per il perseguimento dei quali esse sono dettate. Gli economisti, dal canto loro, hanno mostrato di essere ben consapevoli dei difetti di funzionamento peculiari del mercato del lavoro, se lasciato a sé stesso e non adeguatamente regolato: difetti causati oggi non tanto – come nel mercato del lavoro all’indomani della prima rivoluzione industriale – da una sovrabbondanza strutturale dell’offerta di manodopera rispetto alla domanda, quanto da asimmetrie informative e dal bisogno insoddisfatto di servizi di informazione, formazione efficace e assistenza alla mobilità di cui soffre gran parte delle persone che vivono del proprio lavoro.
Per gli U.S.A. no; ma per l’Europa continentale è una novità. E non di poco conto.
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