GITARIO – IL CORCHIA: UNA SALITA EMOZIONANTE ALLA PORTATA DI (QUASI) TUTTI

Il percorso, relativamente breve, che passa per la cresta ovest di questa cima delle Apuane meridionali offre panorami spettacolari e a tratti vertiginosi, senza però richiedere capacità alpinistiche superiori a quelle di un escursionista esperto

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Resoconto di una gita compiuta il 23 agosto 2023 – Qui la penultima puntata del Gitario, dedicata al giro in MTB dei Passi del Cipollaio e del Vestito, dalla quale si può risalire a tutte le precedenti

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Le due vette del Corchia, separate dalla cava sommitale, viste dalla pianura versiliese, illuminate dall’ultima luce del tramonto

Il Corchia – Sulla sinistra, sotto il Passo Croce, il paese di Levigliani

I “Torrioni” del Corchia visti dal Passo Croce…

Dislivello complessivo: m. 550 circa (considerati due saliscendi sulla cresta sommitale)

Altezza del punto di partenza: m. 1149

Altezza del punto di arrivo: m 1676

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Il Corchia (m. 1676 s.l.m.) è una delle cime più note delle Alpi Apuane, non perché chiamato “la montagna vuota”, dal momento che al suo interno si sviluppa una delle cavità naturali più grandi e più spettacolari d’Italia (il c.d. “Antro del Corchia”), ma anche perché con le sue due vette gemelle e la grande cava di marmo bianco (c.d. “Cava dei Tavolini”) sotto di esse, che al tramonto riflette la luce rosa del sole, costituisce un elemento caratteristico dello sky-line della Versilia vista dal mare.

… e la vetta del Corchia vista dalla strada che sale al Passo Cipollaio

Le vie di salita al Corchia sono numerose. Tolte quelle di roccia, che richiedono competenze e attrezzatura alpinistiche, due sono costituite dalle strade marmifere che, partendo da passo Croce (m. 1149), consentono di arrivare in mountain bike a due cave, collocate entrambe subito sotto la cresta che unisce le due vette: una, da decenni inattiva, sul versante settentrionale e l’altra, ancora attiva (quella che si vede dal mare), sul versante meridionale; i più ardimentosi possono anche, con le dovute cautele, proporsi di compiere la salita sui pedali da una parte e la discesa dall’altra, portando le bici a spalla per le poche decine di metri necessarie per superare la cresta fra le due vette. Per chi invece vuole, più tradizionalmente, salire a piedi per sentiero o tracce di sentiero, i due percorsi partono rispettivamente dal Rifugio Del Freo (m. 1180), collocato, alla foce di Mosceta (il passo che separa il Corchia dalla Pania della Croce: da qui si raggiunge rapidamente la cresta est, che poi si segue fino alla vetta maggiore); l’altro parte da Passo Croce, all’inizio della cresta ovest. È questo che oggi il Gitario propone ai suoi lettori, segnalandolo per il suo tracciato sorprendente e per il suo straordinario valore panoramico; con l’avvertenza che si tratta di un percorso che richiede calzature da montagna, adatto ad escursionisti esperti i quali non soffrano di vertigini.

Uno dei pregi di questa gita, se fatta in piena estate con partenza da Passo Croce al mattino entro le 9, sta nel fatto che la parte più ripida della salita si compie all’ombra: si arriva al sole solo sulla cresta.

Il primo tratto del sentiero, che parte dalla strada subito prima della galleria

Il Passo Croce si raggiunge auto (in circa un’ora) o sui pedali (in circa tre ore) dalla costa versiliese per la strada che sale alla galleria del Cipollaio: la si lascia subito dopo il paese di Terrinca, svoltando a destra. La sosta dell’auto al Passo per una giornata costa 4 euro (curare di avere con sé le monete per il tassametro); altrimenti, si può lasciare l’auto poco più sotto, lungo la strada. Dal Passo partono le due marmifere di cui si è detto; il nostro percorso utilizza quella che sale verso il versante meridionale della montagna, dunque verso destra. Salite poche centinaia di metri lungo questa strada di cava, passato un ripetitore radio, subito prima della prima galleria, la partenza del sentiero per la vetta è indicata da un segno blu sulla sinistra. L’inizio è un po’ repulsivo, poiché richiede di aiutarsi con le mani per superare una placchetta di roccia; da lì in poi il sentiero, sempre molto ben visibile, sale ripidamente sul costone erboso, per traversare poi decisamente verso destra.

Il tratto in cui il sentiero traversa verso destra

Si arriva così in vista di uno stretto e ripido camino intagliato profondamente nella parete rocciosa sovrastante, tra il terzo e il quarto “torrione”, che dà accesso al tratto sommitale della cresta ovest del Corchia (canale Pirosetto).

Il Canale Pirosetto

Il camino, lungo qualche decina di metri, si risale aiutandosi con i facili appigli che si offrono alle mani. Non occorre essere arrampicatori particolarmente abili, ma soltanto un po’ di dimestichezza con la roccia. Dal camino si sbuca piacevolmente sul filo della cresta, ritrovando il sole e godendo di un panorama spettacolare che da un lato abbraccia tutta la costa da Livorno a Porto Venere, con vista sull’arcipelago toscano e nei giorni limpidi anche sul “dito” della Corsica, dall’altro tutta la catena delle Apuane fino al Sagro, al Pizzo d’Uccello e al Pisanino.

Il panorama verso sud-est dalla cresta sommitale: sulla sinistra, parzialmente coperto dal monte Lieto, il lago di Massaciuccoli; sulla destrra Viareggio e la costa livornese

Ancora una veduta del passaggio più singolare del percorso

Da qui in poi i segni blu indicano un percorso che segue sostanzialmente il filo della cresta, con due modeste perdite di quota in altrettanti suoi avvallamenti, comportando qualche passaggio (sempre agevole, ma) nel quale occorre aiutarsi con le mani sulla roccia.

Si arriva così con una salita facile, divertente e in qualche punto vertiginosa, sulla vetta occidentale del Carchio (m. 1632). Da qui si può apprezzare la sottigliezza del diaframma di roccia posto a sostegno della cresta sommitale tra le due vette, profondamente eroso dalle cave su entrambi i lati. La salita alla vetta maggiore richiede pochi altri minuti.

Una veduta vertiginosa dalla cresta ovest

Per la discesa, se non si vuole tornare per lo stesso ripido percorso fatto in salita, le alternative sono tre. La più bella dal punto di vista panoramico e da quello alpinistico, ma anche la più lunga, consiste nel scendere dalla vetta maggiore lungo la cresta est fino al Rifugio Del Freo: il percorso è tutto segnato e ben visibile, con qualche passaggio nel quale occorre aiutarsi con le mani. Dal Rifugio, per tornare al Passo Croce, occorre prendere il sentiero n. 129, che con qualche saliscendi attraversa un bellissimo bosco sul versante settentrionale della montagna risalendo a quota 1320, dove si ricongiunge con la marmifera che scende dalla cava collocata sotto la vetta sullo stesso versante, per poi scendere al Passo.

Il sottile diaframma di roccia che sorregge la cresta sommitale

La seconda alternativa consiste nel tornare indietro dalla vetta maggiore lungo la cresta che la unisce alla vetta occidentale, per abbandonarla scendendo a sinistra, sul versante marino, utilizzando un sentiero di cava che porta in breve all’inizio della marmifera meridionale: la stessa che in salita abbiamo abbandonato alla prima galleria. Se si compie la discesa nel tardo pomeriggio in una giornata non nuvolosa, da questa marmifera si gode lo spettacolo del mare incendiato dal sole al tramonto.

Discesa lungo la cresta sommitale

La terza alternativa comporta che dalla vetta maggiore si torni indietro sulla cresta, abbandonandola però verso destra, sul versante settentrionale. Il percorso di discesa, su erba e massi sparsi, è ben visibile per chi scende dalla vetta maggiore. Per chi arriva dalla vetta minore, occorre risalire qualche metro verso la maggiore in modo da evitare il ciglio della cava dismessa. In pochi minuti si arriva al punto in cui termina l’antica marmifera che sale da Passo Croce attraversando il versante settentrionale del Corchia. Si segue quindi la marmifera in discesa, raggiungendo poco sopra quota 1300 l’imbocco del sentiero 129 che porta al Rifugio Del Freo, poi a quota 1200 (Fociomboli) l’imbocco della mulattiera che scende verso nord a Puntato e l’imbocco del sentiero che sale al monte Freddone; per arrivare infine dopo circa due chilometri al punto di partenza dell’anello.

Il ritorno al Passo Croce lungo la marmifera “Retrocorchia”

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