QUEL CHE IL GOVERNO NON FA E GLI ALIBI DIETRO CUI SI NASCONDE

MENTRE SAREBBE PIU’ CHE MAI NECESSARIO INDIVIDUARE SPRECHI E RENDITE PARASSITARIE SU CUI CONCENTRARE I TAGLI, IL GOVERNO STRANGOLA LA STRUTTURA ISTITUITA SOLO UN ANNO FA PROPRIO CON QUESTO COMPITO: TREMONTI DOVREBBE SPIEGARCI QUALE SIA LA LOGICA DI TUTTO QUESTO

Intervista a cura di Francesca Fradelloni, pubblicata sul quotidiano EPolis l’11 giugno 2010

Pochi poteri per l’ammodernamento dello Stato, lamenta il premier, che con verve liberista promette di cambiare le regole (Costituzione) del gioco (impresa). L’alt sul canovaccio “straccia Carta” non si fa attendere. Arriva per bocca di Pietro Ichino: «Guai a una ripresa economica drogata e attenzione a non abbassare gli standard di civiltà del Paese», avverte il giuslavorista, commentando la proposta del Governo di sospendere il requisito dell’autorizzazione per le aziende minori. «I casi sono due: o questi permessi sono necessari per salvaguardare qualche bene pubblico, e allora sospendere il requisito è sbagliato. Oppure non sono necessari, e allora il requisito non va sospeso: va abolito».
La modifica dell’articolo 41 della Costituzione è presentata da Tremonti come un modo per agevolare la libertà d’impresa, un rimedio contro la crisi.
In oltre mezzo secolo, non si è visto un solo caso in cui la Corte costituzionale si sia pronunciata contro una legge volta a liberalizzare le attività economiche. Non è l’art 41 a impedire le liberalizzazioni. Certo, la formulazione di quell’articolo richiederebbe un aggiornamento, per costituzionalizzare i principi dell’antitrust; ma non vedo l’urgenza.
E come si accelera la crescita?
La leva più efficace consiste nell’aprire il nostro Paese agli investimenti stranieri, che portano domanda di lavoro e innovazione. Oggi in Europa siamo penultimi, prima della Grecia, per capacità di intercettare gli investimenti nel mercato globale dei capitali.
Grecia, appunto. Poi l’Ungheria. La prossima sarà l’Italia?
Il “male oscuro” che da 15 anni impedisce all’Italia di crescere ha molti punti in comune con quello della Grecia. Ora, la situazione dei nostri conti pubblici è migliorata; ma se non curiamo quel male alla radice prima o poi gli speculatori – “quelli che vedono più lontano” – individueranno anche noi come un Paese a rischio.
Nella cura c’è anche la crescita dell’età pensionabile delle donne?
L’Ue preme perché la parifichiamo a quella degli uomini. E ci chiede anche di aumentare il tasso di occupazione delle donne, dal 46% attuale al 60%. Siamo gravemente inadempienti sotto entrambi questi profili. Credo che dovremmo affrettarci, considerando questa non come una imposizione sgradita, ma come un’occasione per fare un passo decisivo verso il modello europeo di mercato del lavoro e di welfare.
Condoni, tagli. Che tipo di manovra ci si appresta a varare?
Condoni, per ora nel disegno del Governo non ce ne sono, anche se sono minacciati in Parlamento. Quanto ai tagli, mi sembrano fatti in modo sbagliato, perché sono indiscriminati: occorreva tagliare molto di più dove ci sono rami secchi e rendite parassitarie, non dove le amministrazioni funzionano e i dipendenti fanno il loro dovere. L’autorità indipendente istituita dalla legge Brunetta, chiave di volta del nuovo sistema di valutazione delle P.A., è insediata da 6 mesi, ma non ha ancora ricevuto dal Governo un solo euro del finanziamento previsto dalla legge per il suo funzionamento. Tremonti dovrebbe spiegarci il perché di questo ritardo. Ci sono sprechi colossali e rendite parassitarie che potrebbero essere individuate subito, pure senza strumenti sofisticati di valutazione.
Per esempio?
In tutte le strutture pubbliche che hanno il doppio o il triplo dei dipendenti rispetto all’organico previsto, la parte eccedente dovrebbe essere collocata in mobilità, con conseguente riduzione del 20% dello stipendio fino al trasferimento nelle molte strutture dove il personale manca. Quanto alle rendite parassitarie, ci sono migliaia di professori e ricercatori che non pubblicano una riga da  anni. Questi andrebbero licenziati senza tanti complimenti; se non li si vuole licenziare, almeno dimezziamo loro lo stipendio fino a che non diano prova di aver ricominciato a svolgere l’attività di ricerca a cui sono tenuti.
Pensa che lo sciopero dei magistrati sia politico?
No. È uno sciopero sindacale. Ma avrei preferito che i magistrati riservassero questa forma straordinaria di lotta a cause migliori.
La nuova disciplina delle intercettazioni è così indispensabile?
No: una nuova disciplina della materia occorre, ma non vedo l’urgenza e non mi sembra che il ddl vada nella direzione giusta.

 

Stampa questa pagina Stampa questa pagina

 

 
 
 
 

WP Theme restyle by Id-Lab