PERCHÉ IN ITALIA OGGI LA CONTRAPPOSIZIONE TRA “RIGORISTI” E “SVILUPPISTI” NON HA SENSO

IL SENTIERO STRETTO PER USCIRE DALLA CRISI NON CI CONSENTE DI SCEGLIERE TRA POLITICHE MONETARISTE E KEYNESIANE

Editoriale telegrafico per la Newsletter n. 198, 30 aprile 2012

 Nella visione dell’Unità e del Manifesto Mario Monti sarebbe il “rigorista”, tutto tagli e pareggio di bilancio, mentre la politica da seguire sarebbe quella di François Hollande lo “sviluppista”, tutto debito facile e investimenti pubblici. Ma con 2000 miliardi di debito dove lo troviamo chi sia disposto a prestarcene degli altri, se non a interessi che ci porterebbero diritti a un catastrofico default? Per uscire dalla crisi economica e finanziaria che ci attanaglia non abbiamo altra scelta che mantenere i nostri impegni verso l’Europa, per poterle chiedere di avviare lei quella politica espansiva che noi da soli oggi – per nostra esclusiva colpa – non possiamo permetterci. Nel frattempo, la sola cosa utile che possiamo fare è eliminare gli sprechi enormi nella spesa pubblica per ridurre le tasse, vendere la parte male utilizzata del patrimonio dello Stato per ridurre il debito, e cercare di aprirci il più possibile agli investimenti esteri per rilanciare la crescita. Questo è il sentiero stretto – l’unico di cui disponiamo, almeno per i prossimi cinque anni – per uscire dalla crisi e poter tornare a scegliere fra politiche “rigoriste” e “sviluppiste”.

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Per una esposizione più compiuta di questo discorso, v. l’intervento di Enrico Morando in Senato di giovedì scorso, nel dibattito sul Documento di Economia e Finanza. Quanto allo “sviluppismo” di Hollande, Giorgio Tonini su Europa di mercoledì spiega come i problemi francesi siano in larga misura gli stessi di fronte ai quali si trova anche l’Italia: anche il loro sarà un sentiero molto stretto.

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