IL GIUSLAVORISTA E GLI ENIGMI, METAFORE DELLA VITA

Conoscere l’analisi logica e la sintassi aiuta, ma il percorso può essere anche l’inverso: può essere anche il gioco dei rebus ad aiutare la conoscenza dei meccanismi della lingua

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Recensione de
L’ora desiata vola a cura di Barbara Notaro Dietrich (nella foto qui sotto) pubblicata sulla Gazzetta di Parma l’11 luglio 2021 – I link alle altre recensioni, le interviste e i commenti sul libro sono raccolte nella pagina web a esso dedicata .
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Che cosa unisce un manualetto (pur di 238 pagine ma con tante – ovviamente – figure), sofisticato ma semplice dedicato a chi si vuol cimentare (o si cimenta) coi rebus e un lungo romanzo che racconta la propria vita e quella dei genitori e dei nonni e via per li rami familiari, politici, professionali? La profonda convinzione che la serietà nasce dalla leggerezza, l’arguzia dall’allenare l’intelligenza e che non si deve ciondolare neppure in vacanza. Avevamo lasciato Pietro Ichino, forse il più noto giuslavorista italiano, nonché cattedratico in diritto del lavoro, a La casa nella Pineta e ci pare consono, se non consequenziale, leggere oggi L’ora desiata vola. Guida al mondo dei rebus per solutori (ancora) poco abili, Bompiani. E questo perché un tratto significativo del suo ambiente familiare è sempre stato quello del capire, oltre che dell’accogliere. Le feste dei bambini, come quelle dei grandi, erano preparate fin nei più piccoli dettagli perché tutti potessero partecipare a seconda delle competenze, dell’età e delle inclinazioni a giochi e sciarade. Al punto che in casa si preferiva qualche incidente a mobili e oggetti purché gli ospiti si divertissero e si trattava di un divertimento intelligente, che lascia qualcosa. E quel monito a “non ciondolare” si trasforma anche nel lavorio della mente, nel piacere di scoprire un’etimologia, tanto per citare i versi di Borges, o un significato dimenticato o desueto.

A Pietro Ichino la passione per i rebus è stata trasmessa dallo zio Giangiotto. Nei rebus, come nei sogni, succedono le cose più improbabili. E del resto rebus in latino vuol dire “con le cose” mentre oggi lo si usa più che altro per ciò che è di difficile comprensione.  Lo scopo di Ichino invece è dimostrare quanto i rebus siano una metafora della vita. Occorre scavare e scavare per capirci e capire gli altri, per non pensare che la prima, e più facile, interpretazione sia quella giusta. Capitolo dopo capitolo (in tutto 33 con una chiusa dedicata alla grande Maria Ghezzi, detta La Brighella, ineguagliabile disegnatrice di rebus) Ichino accompagna il lettore attraverso le varianti sorprendenti dei rebus. Conoscere l’analisi logica e la sintassi aiuta, ma il percorso può essere anche l’inverso: può essere pure il gioco dei rebus ad aiutare la conoscenza dei meccanismi della lingua.

Onde chissà mai: se anche gli insegnanti leggessero questo manuale potrebbero rendere meno tediose le loro lezioni.

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