È UN BEL REBUS! – 20. IL BRIGA E LA BRIGHELLA: AUTORITRATTO DI UNA COPPIA FELICE

In un rebus inedito di Giancarlo Brighenti (per decenni responsabile della sezione rebus della Settimana Enigmistica), disegnato da sua moglie Maria Ghezzi (cui sono dovute le figure di oltre 20.000 rebus pubblicati dalla stessa rivista in oltre mezzo secolo) gli stessi compaiono come protagonisti della scena rappresentata nell’immagine

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Ventesima puntata della rubrica che compare ogni due domeniche sulla 
Gazzetta di Parma, 4 dicembre 2022 – Qui il link alla diciannovesima puntata della rubrica, dalla quale si può risalire a ciascuna delle altre .

Quello riprodotto qui sotto è l’originale, che ho la ventura di possedere, del disegno a china di un rebus che – a quanto mi risulta – non è mai stato pubblicato. Lo propongo ai lettori perché  esso ha una particolarità più unica che rara: contiene una sorta di autoritratto degli autori: Giancarlo Brighenti, responsabile della sezione rebus della Settimana Enigmistica per tutta la seconda metà del secolo scorso, che usava per lo più firmare i propri rebus con lo pseudonimo Briga (ma qui compare la sua firma per esteso sotto l’immagine; e Maria Ghezzi, sua moglie, che nell’arco dello stesso mezzo secolo ha disegnato circa ventimila rebus, in buona parte ideati da lui. Le sue iniziali M.G. compaiono nel disegno in basso a destra, ma lei in arte usava più spesso gli pseudonimi Gemma o – in omaggio al marito Briga – la Brighella.

Lui è ritratto di profilo, nella figura del pittore il cui mento D costituisce una delle chiavi del rebus, mentre lei è ritratta nella figura della modella che al rebus presta come chiave la propria anca IB. Non è dato sapere perché questo rebus, che dovrebbe risalire a un’epoca intorno alla metà degli anni ’80, non sia mai stato pubblicato: si può solo ipotizzare che esso sia stato l’oggetto di un divertissement tra marito e moglie e come tale sia rimasto tra le loro carte private.

Per la soluzione, il passaggio appena un po’ più difficile del normale consiste nel reperimento della prima chiave. Sull’angolo del tavolo che sporge in basso a sinistra si vedono tre tubetti di vernice, di cui due di colore chiaro – nel bianco e nero della china le due paste appaiono entrambe bianche – e una decisamente scura, individuata col grafema DIS.  Poiché la prima parola della soluzione è di 8 lettere, dobbiamo provare tutte le combinazioni tra il grafema e le parole di cui disponiamo per indicare la vernice: dunque “vernice DIS”, “tinta DIS”, “colore DIS”, “pasta DIS”, oppure “DIS vernice”, “DIS tinta”, “DIS colore”, “DIS pasta”. Di queste otto, la sola che appaia utilizzabile è la sesta: “DIS tinta”, che fornisce proprio una parola di 8 lettere: “distinta”.

Ora ci troviamo di fronte alla necessità dell’aggettivo con cui qualificare la tinta, che deve indicare la differenza tra la tinta DIS e le altre due: possiamo provare con “scura”, oppure con “nera”, oppure ancora, semplicemente, con “diversa”. Con quest’ultimo aggettivo e con la chiave successiva (“mento”) ci accorgiamo di poter costruire la seconda e la terza parola della soluzione, rispettivamente di 2 e di 10 lettere: “DIS tinta diversa, mento D = distinta di versamento d…”.

Restano da trovare le ultime due parole della soluzione, rispettivamente di 2 e di 5 lettere. La chiave individuata dal grafema IB è la modella in piedi a destra nell’immagine. Se però combiniamo IB con “modella”, o “ragazza”, non approdiamo a nulla di utilizzabile per la soluzione. Possiamo anche provare con un aggettivo: “bella”, “attraente”, o “avvenente”; ma non facciamo alcun passo avanti. Questo ci induce a guardare con maggiore attenzione la collocazione del grafema: a ben vedere, esso non indica genericamente la figura della modella, ma una parte specifica del suo corpo, precisamente l’anca! E così abbiamo risolto il rebus: DIS tinta diversa, mento D, IB anca = Distinta di versamento di banca.

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I rebus più belli, come questo – a differenza di quelli nei quali diverse chiavi disparate vengono rappresentate una accanto all’altra senza alcun nesso che dia all’immagine un senso unitario -, sono caratterizzati da un’immagine nella quale ogni chiave è parte di un unico “racconto”. Nel rebus che abbiamo sotto gli occhi, poi, il racconto non è soltanto quello di un pittore che ritrae una modella, ma anche quello di un amore durato una vita intera. E ciò lo rende per noi più vivo e persino commovente.

Per finire, un altro rebus-autoritratto, questa volta della sola Brighella, su testo di Briga. Anno 1959.

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Qui non interessa tanto la soluzione (VA si dice mento = vasi di cemento), quanto l’amore e la simbiosi tra il grande rebussista e la grande disegnatrice, da cui nascono delle vere e proprie opere d’arte come questa.

(www.pietroichino.it – La prossima puntatasarà pubblicata domenica 8 gennaio 2023)

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