IL REBUS NON È UN GIOCO ESOTERICO

Questo è spesso percepito come un mondo magico, misterioso, riservato a pochi iniziati; invece è un gioco straordinariamente interessante sul piano culturale e accessibile a tutti

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Intervista a cura di Mariachiara Rossi, pubblicata sul quotidiano
il Giorno il 25 marzo 2023 – Tutti gli articoli e le interviste in materia rebussistica sono facilmente reperibili nella sezione Rebus di questo sito 

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Professor Pietro Ichino, dove e quando nasce l’idea di scrivere L’ ora desiata vola. Guida al mondo dei rebus per solutori (ancora) poco abili, pubblicato da Bompiani?
L’idea è nata durante il lockdown per la pandemia. Avevo un quadernone sul quale da decenni incollavo i rebus più belli, come faceva un mio zio enigmista. Decisi di pubblicare una sorta di antologia; ma mi accorsi subito che occorreva prima spiegare le regole e i “segreti” del gioco.

Perché secondo lei ci sono ancora poche persone che si accostano all’arte dei rebus?
Perché quello dei rebus è percepito come un mondo esoterico, magico, misterioso, riservato a pochi iniziati. Invece il rebus è un gioco straordinariamente interessante sul piano culturale e accessibile a tutti: basta avere all’inizio una buona guida. Dopo i primi passi si impara e si migliora da soli, giocando.

In che senso lei dice che è un gioco straordinariamente interessante sul piano culturale?
Innanzitutto perché è un gioco strettamente connaturato con la lingua italiana e la sua storia: era praticato già da Leonardo da Vinci. Poi perché il gioco consiste nel trovare il messaggio nascosto sotto una realtà apparente: per questo aspetto il rebus è una metafora della vita.

Può farci un esempio facile?
Eccone uno:

Sull’anulare della ragazza c’è “A vera”; poi ci sono “S sai”; “PO coda”; e per finire “rider E”: “aver assai poco da ridere”. Che è spesso, purtroppo, proprio la condizione dei rider.

Di recente lei ha portato in una scuola un’esperienza didattica basata sul rebus. Crede che enigmistica e rebus possano essere utilizzati per l’insegnamento?
L’ultima, bellissima, esperienza è stata alla Scuola Media Leonardo da Vinci di Pavia; ma molte altre la hanno preceduta. Sto lavorando a un corso per insegnanti di scuola primaria e media sull’uso del rebus come strumento didattico che favorisce l’apprendimento di parole nuove, delle loro diverse sfumature di significato, della loro radice etimologica. Ma il gioco può servire anche per l’insegnamento della storia o della geografia.

A parte le riviste enigmistiche, dove si va per imparare questo gioco?
L’Associazione Rebussistica Italiana ha inaugurato l’anno scorso il proprio sito, www.rebussisti.it, dove si trovano non soltanto rebus per solutori di tutti i livelli e rassegne dei rebus più famosi, ma anche un corso per i principianti che è arrivato alla 26ma lezione.

Che consiglio darebbe a chi vuole muovere i primi passi in questo mondo un po’ magico?
Per prima cosa, imparare a gustare il piacere della metamorfosi testuale. Come abbiamo fatto qui col rebus della rider, anche nella guida che lei ha menzionato all’inizio la soluzione di ogni gioco è messa subito a disposizione dei principianti: essi vengono condotti per mano nella “prima lettura”, quella della realtà apparente, per poi scoprire che quella stessa sequenza di lettere ne consente una seconda, il messaggio nascosto. Talvolta la metamorfosi è così bella, che resta impressa nella mente per tutta la vita.

 

 

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