La Casa Editrice Giunti ha messo online un mio corso composto da 18 video-lezioni, rivolto agli insegnanti di scuola media inferiore o delle ultime classi della primaria interessati a utilizzare questo gioco come mezzo didattico
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Trentunesima puntata della rubrica che compare ogni due domeniche sulla Gazzetta di Parma, 11 giugno 2023 – Qui il link alla trentunesima puntata della rubrica, dalla quale si può risalire a ciascuna delle precedenti
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Abbiamo più volte parlato del nesso peculiare che lega il nostro gioco con la nostra lingua. Le prime tracce del rebus moderno (cioè di quello nel quale nessuna parola che compare in prima lettura può comparire anche nella soluzione), risalenti al XV secolo, si trovano nella regione francese della Piccardia; ma poco dopo a sud delle Alpi già Leonardo da Vinci ne componeva e disegnava di suo pugno alcuni in italiano.
E in un libro di Giovan Battista Palatino pubblicato a Venezia nel 1578 vengono enunciate per la prima volta – a quanto consta – le linee-guida dello stesso gioco, presentato come una sorta di piccola nicchia letteraria. Ma è soltanto nell’ultimo secolo che il rebus italiano per così dire decolla, lasciandosi dietro di molte lunghezze quelli di tutti gli altri Paesi: anche di quelli nei quali si parlano lingue di derivazione latina caratterizzate da una buona corrispondenza tra fonetica e scrittura.
Oggi questa peculiarità della nostra cultura e della nostra lingua viene valorizzata da una iniziativa editoriale di Giunti Edu, per ora unica nel suo genere: un corso per gli insegnanti di scuola elementare e media inferiore – accreditato presso il ministero dell’Istruzione e dunque acquistabile per mezzo del bonus appositamente erogato in funzione dell’aggiornamento didattico – sull’uso del rebus come strumento per l’insegnamento dell’italiano (https://giuntiedu.it/products/giocare-con-le-parole-per-imparare-l-italiano).
Il corso si articola in diciotto lezioni videoregistrate della durata di un quarto d’ora circa ciascuna, ripartite in cinque moduli. Il primo serve agli insegnanti che devono ancora familiarizzarsi con le regole del gioco e con i suoi “segreti”. Nel secondo vengono proposti sei modi diversi di far giocare gli allievi, tutti strettamente connessi con (e propedeutici al) gioco del rebus: le parole che giocano a nascondino, costruire parole con altre parole, la caccia ai bisensi, la caccia ai sinonimi, costruire rebus – per i quali viene fornita una cinquantina di immagini corrispondenti a materiali testuali di uso frequente –, nonché infine incominciare a risolvere i rebus più facili. A questi si aggiunge un settimo gioco, consistente nella trasformazione di tutti i nomi degli allievi/e in altrettanti rebus, nella loro affissione alle pareti dell’aula suddivisi in tanti tabelloni quante sono le squadre, opportunamente assortite, nelle quali la classe viene divisa: vince la squadra che riesce a costituirsi per prima.
Segue un modulo intitolato “Rebus facili per imparare parole difficili”. Con il consenso dell’autore – Nello Tucciarelli (Lionello) – riproduciamo qui un esempio di questo uso didattico del gioco. Il rebus, disegnato da Laura Neri, è molto facile (*); ma non è affatto scontata la conoscenza della seconda parola della soluzione, “reticente”. La quale, viene usata frequentemente persino nella stampa quotidiana nel significato di “riluttante”. Il gioco costituisce dunque l’occasione per chiarire agli allievi la differenza di significato tra i due aggettivi.
Nello stesso modulo vengono presentati numerosi altri rebus suscettibili di essere utilizzati per mettere a fuoco il significato di parole non di uso comune per dei ragazzini, come “afono”, “borioso”, “remissivo”, “istigare”; oppure per mettere a fuoco il fenomeno dei bisensi, come “affettato”, “àncora/ancóra”, “assenti/assentì”, “elèttrici/elettrìci”, “granata”, “riprovare”, “tessere”; oppure ancora per distinguere il caso dei sinonimi da quello delle parole di significato simile ma con sfumature diverse.
Il quarto modulo è dedicato all’uso del rebus nell’insegnamento della geografia, della storia e delle scienze naturali: sempre con l’idea di coniugare nella mente degli allievi il piacere del gioco, in particolare della decostruzione e ricostruzione della sequenza testuale, con un’immagine capace di colpire e con l’apprendimento di alcune notizie storiche, geografiche o scientifiche in proposito. Il quinto e ultimo è dedicato al rebus come stimolo allo studio delle radici etimologiche: le quali, come i lettori di questa rubrica ben sanno, rivestono nel gioco un’importanza cruciale, stante la regola che vieta la comparsa nella soluzione di una parola che abbia la stessa radice di una che compare nella prima lettura.
(*) La soluzione del rebus è: T e S timone, reti CE, N tè = Testimone reticente.
(la prossima lezione, che sarà anche l’ultima del corso, verrà messa online a novembre)
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