IL DIRITTO DI SCIOPERO E IL DIRITTO DI NON ADERIRVI

Lo sciopero dei trasporti è per sua natura “funzionale” al successo dello sciopero concomitante in altri settori; ma deve essere attuato in modo da rispettare anche la liberta personale e il diritto al lavoro di chi all’agitazione non intende aderire

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Intervista a cura di Emanuela Minucci, pubblicata su
La Stampa il 14 novembre 2024 – In argomento v. anche la mia intervista pubblicata dal Corriere della Sera il giorno prima

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L’aula della Commissione

Professor Ichino, che cosa pensa della bocciatura da parte del Garante degli scioperi circa lo sciopero di venerdì 17: non è sciopero generale e quindi, per la parte relativa ai servizi di trasporto pubblico, è soggetto a restrizioni di durata?
Sul piano strettamente giuridico-formale la questione è opinabile. C’è, però, una questione sostanziale sulla quale il Garante ha ragione e sulla quale anche Cgil e Uil dovrebbero riflettere attentamente. Un blocco totale dei trasporti pubblici per l’intera giornata costringe ad astenersi dal lavoro indiscriminatamente milioni di persone: anche quelle che allo sciopero non intendono aderire, per esempio tutti coloro che seguono le indicazioni della Cisl. Il nostro ordinamento tutela il diritto di sciopero, ma tutela anche il diritto al lavoro e la libera autodeterminazione delle persone: diritti, questi ultimi, che sono gerarchicamente sovraordinati rispetto al diritto di sciopero.

Che cosa pensa della dura risposta di Cgil e Uil: “andiamo avanti non ci facciamo intimorire”?
Chi ha proclamato questo sciopero ha un interesse ben comprensibile a che si registri un tasso di adesione il più alto possibile. Trattandosi, però, di due sindacati confederali che hanno entrambi a cuore la democrazia sindacale, e che riconoscono la rappresentatività anche dell’altro grande sindacato confederale – la Cisl – e ne rispettano il dissenso, ci si deve aspettare da loro un comportamento attento al pluralismo sindacale, compatibile con la libertà di chi allo sciopero non intende aderire. Solo in questo modo si difende la dignità, il prestigio e l’autorevolezza di questa forma di lotta, evitando che essa possa apparire come un atto di prepotenza, di sopraffazione di una parte dei lavoratori nei confronti di un’altra.

A che cosa va incontro il Governo che è pronto a precettare i lavoratori?
Alla precettazione potranno fare seguito impugnazioni del provvedimento e code giudiziarie infinite, con esiti molto incerti. Lo si potrebbe evitare con una modulazione concordata dello sciopero nel settore dei trasporti, anche e soprattutto di quelli indispensabili per la mobilità quotidiana delle persone che vivono del proprio lavoro.

Detto questo sul piano della regolamentazione dello sciopero, qual è la sua opinione sul merito, gli obiettivi di questa azione di lotta sindacale?
Tra i motivi dello sciopero Cgil e Uil hanno indicato di tutto, dall’aumento delle retribuzioni alla sicurezza del lavoro, dalla parità di genere alla riduzione dell’età di pensionamento, dal funzionamento della sanità pubblica alla transizione ecologica. Uno sciopero, dunque, “per il miglioramento della condizione umana nell’orbe terracqueo”: chi mai potrebbe dissentire da questo obiettivo generale? C’è però un filo rosso che unisce tutte le rivendicazioni: un drastico aumento della spesa corrente dello Stato, ovviamente in deficit, dunque un aumento del già esorbitante debito pubblico; a spese, ovviamente, delle generazioni future, dei nostri figli e nipoti. Questo a me sembra molto irresponsabile. Così come mi pare irresponsabile il fiancheggiamento del PD nei confronti di uno sciopero che ha tra i suoi obiettivi il “superamento” della riforma Fornero del sistema pensionistico: superamento all’indietro, ovviamente, cioè con ritorno alla insostenibile situazione precedente. Come può il PD far proprio un obiettivo di questo genere? Ci sarebbe, eccome, materia per uno sciopero generale; ma in una direzione molto diversa.

Quale?
Un’opposizione dura all’indulgenza del Governo verso l’evasione fiscale, che dissangua il Paese, e la rivendicazione dell’unica misura capace di sradicare l’evasione, consentendo di incominciare per davvero a ridurre il debito pubblico: una drastica riduzione della circolazione del contante, accompagnata da una grande campagna, con incentivi fiscali, per la diffusione dei pagamenti digitali per mezzo delle carte. Su questo obiettivo davvero rivoluzionario potrebbero unirsi tutti i sindacati, confederali e no. E sarebbe la volta che si risolvono radicalmente due delle piaghe peggiori del nostro Paese: evasione fiscale diffusa e lavoro nero.

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