QUANDO IL REBUS È AL SERVIZIO DEI VALORI CIVILI

L’uso del gioco per finalità diverse dal gioco stesso impone che l’immagine introduca il solutore nell’area tematica della soluzione: un’esperienza singolare nell’ambito della Mostra Complottismo, fake news e altre trappole mentali,  promossa dall’Università statale di Milano

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Articolo pubblicato su Leonardo, n. 2 2024 (aprile 2024)
 In argomento v. anche l’ultima lezione del corso sul gioco del rebus pubblicato sullo stesso giornale tra il 2022 e il 2023: ivi il link che consente di risalire a tutte le precedenti 

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Il rebus – è noto – può essere utilizzato come gioco “di circostanza”, quando l’immagine ha una immediata attinenza con una ricorrenza festiva, un compleanno, la città in cui si svolge un incontro, e così via. Può accadere anche che assuma un valore “di circostanza” il rebus la cui frase risolutiva contiene, a sorpresa, un saluto, un augurio o comunque qualche cosa che si presti a un brindisi. È molto meno frequente che il rebus sia utilizzato da istituzioni pubbliche o associazioni private come strumento di comunicazione e di promozione di valori civili, o di diffusione di messaggi volti a mettere in guardia contro pericoli, possibili truffe, inganni o altre pratiche socialmente dannose. È questo il caso dei cinque rebus creati dietro incarico del Dipartimento di Filosofia, per essere fatti oggetto di esposizione nella Mostra su Complottismo, fake news e altre trappole mentali che è stata aperta nel cortile del Filarete dell’Università Statale di Milano dal 5 al 21 febbraio di quest’anno.

Per svolgere meglio la funzione che viene assegnata loro in questo contesto, i cinque rebus condividono tutti una caratteristica: le rispettive immagini fanno entrare subito il solutore nell’area tematica cui il gioco – come l’intera Mostra – è dedicato. Questa caratteristica è particolarmente evidente in quello che apre la serie e che, nella Mostra, dà il benvenuto ai visitatori nella stanza dedicata alla “sezione enigmistica”.

L’immagine presenta un edificio elegante in stile neoclassico, nella cui facciata anteriore quattro colonne sorreggono un bel frontone su cui campeggia la scritta “CASA DELLA BUONA INFORMAZIONE”, costituente a sua volta il parapetto di un bel terrazzo L, su cui alcune persone leggono il giornale. Ciascuna delle colonne reca la scritta di altrettanti pilastri della buona informazione: ATTENDIBILITÀ DELLE FONTI, DEONTOLOGIA GIORNALISTICA, RIGORE SCIENTIFICO, ecc. Senonché quelle stesse colonne sono vistosamente crepate e stanno crollando, con il conseguente cedimento del “verone” soprastante. In un prato sulla destra tre bufale, L L ed E, ben pasciute stanno invece tranquillamente pascolando.  Per la soluzione, che sfrutta il carattere bisenso della parola “bufale”: Cede L verone; L L E bufale = C’è del vero nelle bufale?

I rebus di questo genere, la cui immagine immette subito il solutore nell’area tematica specificamente propria della soluzione, sono detti “autodefinenti”. Nel caso della serie cui queste note sono dedicate, creata appositamente per la mostra sul complottismo, questo carattere dei cinque giochi svolge la funzione essenziale di coinvolgere subito il visitatore nell’atmosfera cupa e fortemente inquietante del mondo della disinformazione, della falsificazione sistematica della verità dei fatti, che diventano vere e proprie nuove armi, foriere di danni non meno disastrosi rispetto alle armi tradizionali. Poi, la frase risolutiva, pur nel rigoroso rispetto delle regole rebussistiche e in particolare del c.d. divieto di equipollenza, si colloca nella stessa area tematica, sottolineando la pericolosità di queste nuove armi.Allo stesso modo, un altro rebus introduce subito il solutore in un cupo clima di guerra, con bombardieri che sorvolano in formazione una nave militare che sta essendo minata da due sommozzatori, mentre un losco esponente di servizi segreti libera fake news sotto forma di piccioni viaggiatori e leprotti che corrono a recare i loro messaggi fasulli. Per la soluzione: in formazione con T A; minata è S; corre TTA = Informazione contaminata e scorretta.È ancora più marcato il carattere autodefinente del gioco la cui immagine immette il solutore nella sede dell’Associazione “Il mondo non è tondo”, con tanto di presidente PI cui viene affidata la conservazione dei verbali di un incontro, mentre un altro associato, ITO, sta partecipando a una videoconferenza sul carattere non sferico del nostro pianeta. Soluzione: terrà PI atti; sta in call ITO = Terrapiattista incallito.

Quest’ultimo gioco, il più bello dei cinque, è di Matt. Gli altri quattro di Anechino. Tutti sono disegnati impeccabilmente da Laura Neri.

L’intera serie è disponibile in un “numero unico” della Settimana Complottistica, distribuito gratuitamente nella sezione enigmistica della Mostra, contenente anche quattro cruciverba – ovviamente di argomento quasi esclusivamente complottistico –, un gioco della Pista cifrata, dal quale emerge l’immagine dell’“Occhio della Provvidenza” (simbolo largamente usato dagli adepti di varie sette cospirazioniste), un godibilissimo Vero o Falso?, dove le fake news appaiono molto credibili mentre appaiono come bufale da bar notizie invece tragicamente vere,  l’immancabile rubrica Se voi foste il giudice.

Nell’editoriale che correda il “numero unico” della Settimana Complottistica viene proposta una inquietante analogia tra il pensiero complottistico e il pensiero enigmistico: “I motivi inconsapevoli che possono spingere una persona a elaborare o a far propria una teoria del complotto per spiegare un fatto straordinario sono diversi. Tra questi c’è anche un piacere simile a quello che si prova individuando e unendo gli indizi emergenti dall’immagine di un rebus in un insieme organico, che consenta di pervenire alla soluzione: il piacere, cioè, di scovare e portare alla luce la verità che si nasconde sotto l’apparenza. Individuare un nesso non immediatamente evidente, che lega quegli indizi combinandoli tra loro alla perfezione come i pezzi di un puzzle […] può essere assai gratificante”. Anche quando il nesso è puro frutto dell’immaginazione, senza alcun riscontro nel mondo reale”.

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(1) Insolito, ma non una novità assoluta: in un articolo pubblicato sul numero del settembre 2019 di Penombra, p. 20, Federico Mussano dà conto del rebus contenuto in un francobollo diffuso dalle poste danesi, nel quale compariva una “picca” (intesa come uno dei quattro “semi” delle carte da gioco: in danese spar), il grafema V e un’anatra (in danese and) galleggiante su una linea ondulata blu, per la soluzione spar V and = Spar vand!: risparmia l’acqua! Dove il tema della soluzione compare nell’immagine rappresentato dalla linea ondulata blu.

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