LASCIARE IL PARLAMENTO NON SIGNIFICA LASCIARE LA POLITICA

TRE NUOVI MOTIVI A SOSTEGNO DELLA DECISIONE DI NON RICANDIDARMI ALLE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE

Messaggio email pervenuto il 31 ottobre 2013 – Segue la mia risposta.

Caro senatore,
leggo in questa sua newsletter  [Riflessioni sparse del 21 ottobre – n.d.r.]  che lei avrebbe intenzione di abbandonare la politica al termine di questa legislatura. Non condivido tutte le sue idee e soprattutto non ho condiviso la sua uscita dal PD l’anno scorso, ma lo stesso questa notizia mi dispiace. Immagino che in questa sua decisione pesi anche la crisi che sta attraversando Scelta Civica e penso che questo non sia un buon motivo per lasciare. Penso che il nostro Paese abbia ancora bisogno di politici competenti e disinteressati come lei lo è stato fino a oggi, non importa in quale partito. Spero che lei ci ripensi.
R.C.

Non ho parlato di un mio abbandono della politica, ma soltanto della mia intenzione, al termine di questa legislatura, di proseguire nel mio impegno politico fuori dal Parlamento. E non lo ho fatto solo ora: è da più di un anno che ne discuto apertamente con i miei lettori e sostenitori. A sostegno di questa scelta porto oggi tre argomenti aggiuntivi rispetto a quelli dell’anno passato:
– quando il Parlamento attuale verrà sciolto, avrò compiuto tre legislature (l’ottava, la sedicesima e la diciassettesima che è attualmente in corso); e sono in molti a pensare che, esclusi i leader politici maggiori, per la generalità dei parlamentari il limite delle tre legislature costituisca una buona regola;
– la speranza mia (e non solo mia) è che la buona riforma costituzionale a cui il Parlamento sta lavorando si compia entro la fine di questa legislatura; se questo avverrà, nella prossima il numero dei parlamentari si ridurrà di molto e il Senato (oltra ad avere una funzione molto diversa rispetto a quella attuale) non sarà più eletto direttamente come la Camera; se le cose andranno così, sarà bene che molti degli attuali  parlamentari, e in particolare quelli che come me avranno già compiuto tre legislature, rinuncino spontaneamente a ricandidarsi;
– se qualcuno in Parlamento o nel Governo vorrà avvalersi delle mie competenze nel campo del diritto del lavoro, non gli rifiuterò certo la mia collaborazione; credo però che nei prossimi anni il Paese avrà bisogno, più che di inventori di nuove discipline legislative in materia di lavoro (a parte la semplificazione, che resta una priorità urgente), di persone competenti per l’implementazione concreta delle politiche attive del lavoro: sarei felice di potermi rendere ancora utile su questo terreno, se di questo si presentasse l’occasione. Quanto al parlarne fin da ora, anzi da più di un anno, penso che questo faccia parte del dovere di trasparenza e di correttezza nei confronti di tutti coloro che si rapportano con me nella funzione politica che  a tempo pieno sto ancora svolgendo.   (p.i.)

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