PERCHÉ NON HA SENSO DARE OGNI COLPA A BERLINO

VENT’ANNI FA NESSUNO CI OBBLIGAVA A CHIEDERE ALLA GERMANIA DI RINUNCIARE AL MARCO PER L’EURO: ABBIAMO ACCETTATO LE CONDIZIONI CHE ESSA CI POSE, PER BENEFICIARE DEI BASSI TASSI DI INTERESSE SUL DEBITO, ORA RISPETTARLE È NEL NOSTRO STESSO INTERESSE 

Articolo di Sylvie Goulard, deputata europea del Gruppo di “Alleanza Liberali e Democratici per l’Europa”, pubblicato sul Corriere della Sera del 13 dicembre 2013

Chi viaggia in Europa può fare in questo momento un’esperienza interessante: si dice sempre più spesso in Italia, anche da parte di personalità cosiddette moderate, che è necessario «battere i pugni sul tavolo» contro i tedeschi (per esempio sul Corriere della Sera , il senatore Casini, il 13 novembre). In Francia è evidente la stessa tentazione di cercare un contrappeso alla Germania. Ma quando si tratta di confrontarsi concretamente con i tedeschi, a Berlino o a Bruxelles, è ben raro che francesi o italiani siano presenti e determinati.
Non so dove spariscano i paladini del Sud ma, salvo qualche eccezione, non danno battaglia. Mi fanno pensare al «cavaliere inesistente» di Italo Calvino, fiero membro dell’esercito di Carlo Magno, con le piume al vento; ma si capisce che è un’armatura vuota. Anche al Parlamento europeo capita spesso che gli eurodeputati tedeschi, quando si tratta delle materie legate all’euro, siano più numerosi e più impegnati dei francesi o italiani. Egemonia o maggiore serietà nell’adempiere ai propri compiti? Chissà…
In ogni caso, la via dell’alleanza del Sud contro il Nord è sbagliata. L’euro è una moneta comune. Se usiamo parole di guerra tra membri della stessa squadra, non vinceremo mai l’unica partita in gioco: quella della competitività dell’Europa nel mondo. I tedeschi non hanno certo sempre ragione, ma hanno qualche ragione di non sentirsi rassicurati. Contrariamente a quanto ha scritto Barbara Spinelli (Repubblica , 15 novembre), temo che la memoria l’abbiano persa i Paesi del Sud. Prima della creazione della zona euro, c’era una zona marco di fatto. I tedeschi hanno accettato di sostituire il potente marco con l’euro in cambio di garanzie ben precise: mai più inflazione, convergenza delle economie, niente aiuti agli Stati in difficoltà. Il trattato di Maastricht, il patto di Stabilità li abbiamo lungamente negoziati. La Banca centrale europea ha sempre sede a Francoforte, ma non è più la Bundesbank ed è presieduta da Mario Draghi. Con l’euro non abbiamo perso sovranità monetaria, l’abbiamo anzi recuperata per esercitarla insieme. È nel nostro interesse non seguire una strada facile ma fallace. Negli ultimi venti anni, malgrado l’invecchiamento della popolazione e la globalizzazione, che avrebbero reso le riforme necessarie, Francia e Italia le hanno spesso rinviate. L’Ocse sottolinea la debolezza del sistema educativo francese. La colpa è dei tedeschi? Transparency International denuncia da anni la corruzione in Italia. La colpa è dei tedeschi ? Chi, come Casini, ha fatto parte in passato della maggioranza di Silvio Berlusconi e chiede ora «un cambiamento radicale della governance economica dell’Ue» è credibile quanto i francesi dell’Ump quando criticano François Hollande dopo non essere riusciti a mettere la Francia in ordine. Il fatto è che nei nostri Paesi i parlamenti nazionali, votando bilanci squilibrati anno dopo anno, hanno creato montagne di debito. La spesa pubblica non ha portato crescita. Legittima, anzi doverosa, è la difesa della giustizia sociale, non quella di strutture insostenibili e di una classe politica abbastanza cieca.
La strategia giusta è di lavorare a livello europeo, senza complessi. In Germania, i lavoratori poveri sono numerosi, l’investimento pubblico è insufficiente. Non mancano i tedeschi pronti a condividere l’analisi che altre politiche europee sono necessarie. In Germania, il dibattito sull’Europa è approfondito. Per esempio, qualche giorno fa, il presidente della Repubblica Joachim Gauck ha invitato alcune personalità di altri Paesi europei. Ho potuto verificare il permanere del senso di responsabilità della Germania nei confronti dell’Europa. La forza tedesca, economica e istituzionale, è una realtà innegabile ma la volontà egemonica non esiste. Il dialogo è possibile. Un gruppo di giovani accademici — il Glienicker Gruppe — ha proposto recentemente la creazione di un’unione politica della zona euro con un bilancio e istituzioni autonome. In Francia predisporremo una risposta in un gruppo simile. Piuttosto che una pericolosa battaglia Stato contro Stato, sarebbe utile un impegno più grande dei cittadini europei di tutti Paesi. Con la loro testa, non con i loro pugni.

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