ADN KRONOS: LE NOVITÀ SUL LAVORO, NEL SETTORE PUBBLICO E NEL PRIVATO

IL BLOCCO DELLA CONTRATTAZIONE NAZIONALE PER GLI STATALI NON AVRÀ EFFETTI PRATICI, STANTE LA SITUAZIONE DI DEFLAZIONE – PER RILANCIARE LA CONTRATTAZIONE DECENTRATA, INVECE, OCCORRE UN SISTEMA CHE RESPONSABILIZZI IL MANAGEMENT SUI RISULTATI

Intervista a cura di Cristina Armeni per l’Agenzia Adn Kronos, 5 settembre 2014


Professor Ichino, quali sono secondo Lei gli effetti di questo nuovo blocco dei contratti nel pubblico impiego deciso dal governo?
Se ci riferiamo alla contrattazione di livello nazionale, gli effetti pratici del blocco mi sembrano pressoché nulli. Perché il sistema prevede che il contratto nazionale sia utilizzato soltanto per recuperare la perdita di potere di acquisto determinata dall’inflazione, e attualmente siamo in una situazione di deflazione.

E sul piano della contrattazione decentrata?
Per rimettere in moto la contrattazione decentrata occorrerebbe che venisse attivato un sistema di fissazione degli obiettivi e rilevazione dei risultati, oltre che un sistema di valutazione indipendente. Altrimenti la contrattazione periferica tornerebbe a produrre gli effetti assurdi che ha prodotto a cavallo tra gli anni ’90 e gli anni 2000, quando le retribuzioni del settore pubblico sono cresciute in misura enormemente superiore rispetto alla crescita registratasi nel settore privato, senza alcuna corrispondenza con un miglioramento né dell’efficienza delle strutture, né dell’efficacia dei servizi.

Rispetto al settore privato quello pubblico in cosa si differenzia sotto il profilo delle tutele?
In linea teorica dovrebbe differenziarsi poco: soltanto per la disciplina del reclutamento e della promozione a mansioni superiori, che nel settore pubblico devono avvenire per concorso. In linea pratica si differenziano molto, perché nel settore pubblico la dirigenza per un verso non è affatto responsabilizzata circa i risultati, per altro verso ha abdicato pressoché totalmente alle proprie prerogative: in particolare ai propri poteri direttivo, organizzativo e disciplinare. Se al management è consentito di essere inefficiente, logica vuole che l’efficienza sia un optional anche per gli impiegati che ne dipendono. Col risultato che a tirare la carretta è quasi sempre soltanto una parte di essi.

Art.18: si è riaperto il dibattito anche all’interno del governo, oggi il sottosegretario Zanetti di Scelta civica, del suo stesso partito, ha detto che è “assolutamente da fare la modifica”. Lei cosa pensa?
Ne penso che si deve smettere di discutere della sola disciplina del licenziamento e incominciare a discutere dell’insieme delle disposizioni preposte a garantire ai lavoratori la necessaria sicurezza economica e professionale. È quello che ci proponiamo con il progetto del Codice semplificato del lavoro. Il superamento dell’articolo 18 è necessario, ma deve avvenire nel quadro di una riforma che garantisca credibilmente ai lavoratori che perdono il posto la necessaria sicurezza economica e professionale nel passaggio alla nuova occupazione.

Come?
La soluzione a cui stiamo lavorando in Commissione Lavoro al Senato è costituita dal “contratto di ricollocazione” fra lavoratore che ha perso il posto, agenzia specializzata da lui scelta e Centro per l’Impiego. Questo strumento costituirà la vera chiave di volta della nuova disciplina della materia: cerniera indispensabile fra servizio pubblico e agenzie private accreditate, che verranno retribuite mediante un voucher regionale a risultato ottenuto; ma anche punto d’incontro fra politiche attive e politiche passive del lavoro, unico modo per attuare in Italia la condizionalità del sostegno del reddito del disoccupato; infine, punto di incontro fra tutela della persona che lavora nel rapporto di lavoro e sua tutela nel mercato.
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