CGIL: SCIOPERO POLITICO CONTRO lL JOBS ACT, MA SUL SUO CONTENUTO ESSENZIALE È D’ACCORDO!

 NEL MANIFESTO DEL SINDACATO GUIDATO DA SUSANNA CAMUSSO UNA NETTA APERTURA AL CONTRATTO A TUTELE CRESCENTI, “SE SOSTITUIRÀ LE TROPPE FORME DI PRECARIATO ESISTENTI”

Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 318, 3 novembre 2014 – In argomento v. anche l’editoriale telegrafico del 15 marzo scorso: Se la Cgil rivendica il contratto unico

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Susanna Camusso ottobre 2014, riprendendo una cosa già detta nel marzo precedente: “Il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti potrebbe anche andarci bene, se fosse davvero il contratto unico di cui tanto si è parlato, cioè se assorbisse tutti i bad jobs“. Nessuno stupore: la stessa cosa, sostanzialmente, dice il Piano del lavoro pubblicato dalla Cgil nel luglio scorso (§ 97). Immaginiamo, dunque, che il Jobs Act a cui il Governo sta lavorando sopprima la figura del “lavoratore a progetto” e preveda l’applicazione delle tutele crescenti a tutti i rapporti di lavoro caratterizzati da continuità nel tempo, monocommittenza (cioè il fatto che il rapporto stesso costituisca l’unica fonte di reddito della persona interessata) e retribuzione medio-bassa, diciamo sotto i 18.000 euro annui: cioè a tutti i rapporti che abbiano i tratti essenziali della dipendenza economica della persona che lavora; non è forse proprio questa l’essenza del nuovo sistema di protezione che, un po’ grossolanamente, viene indicato con il termine “contratto unico”? Ma allora, se questo effettivamente fosse il contenuto del Jobs Act, che senso avrebbe chiamare in piazza un milione di persone a fine ottobre e proclamare uno sciopero generale a metà novembre contro questa riforma? Non sarebbe più sensato aspettare i primi di dicembre, quando il Governo, secondo quanto annunciato, presenterà in Parlamento lo schema di decreto delegato, sul Codice semplificato e il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti? Non sarebbe più sensato, una volta tanto, entrare pragmaticamente nel merito del provvedimento e verificare se per caso esso non sia proprio quella “proposta da approfondire, ma interessante se dovesse servire a sostituire le troppe forme di precariato esistenti”, di cui parla il citato § 97 del Piano del lavoro, della Cgil?

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