INTERVISTA ALLA FRANKFURTER ALLGEMEINE ZEITUNG SULLO SCIOPERO NEI S.P.E.

L’ESPERIENZA APPLICATIVA DELLA LEGGE SULLO SCIOPERO NEI SERVIZI PUBBLICI DEL 1990 E’ COMPLESSIVAMENTE POSITIVA, MA E’ ALLO STUDIO L’INTRODUZIONE DI UNA PROCEDURA OBBLIGATORIA DI CONSULTAZIONE PREVENTIVA DEI LAVORATORI PER LA PROCLAMAZIONE DELL’ASTENSIONE DAL LAVORO

Intervista a cura di Tobias Piller, in corso di pubblicazione sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung.

Professor Ichino, quali sono le regole che proteggono i viaggiatori in Italia dalle conseguenze di scioperi? Funzionano? Sono troppo burocratici? Come sono nate?
La legge del 1990, modificata nel 2000, che regola lo sciopero nei servizi pubblici, e inparticolare i trasporti pubblici, stabilisce alcune regole generali applicabili sempre, affidando ai “codici di autoregolamentazione” contrattati in ciascun settore, e convalidati dalla Commissione di Garanzia, di stabilire le regole di dettaglio e in particolare di individuare le prestazioni essenziali, che devono essere garantite anche durante lo sciopero.

Quali sono le regole generali?
Innanzitutto si prevede un termine minimo di preavviso, con l’obbligo per le imprese di dare informazione compiuta agli utenti. Si prevedono inoltre limiti di durata massima del primo sciopero, nell’ambito di ciascuna vertenza, e si stabiliscono gli intervalli minimi tra uno sciopero e l’altro nello stesso servizio.

Quando è prevista la “precettazione” in Italia?
L’autorità governativa può ordinare di svolgere la prestazione nonostante la proclamazione dello sciopero alla generalità dei lavoratori di un settore o di una azienda, oppure ad alcuni di essi. Questo provvedimento deve essere adottato in qualsiasi caso in cui lo sciopero possa causare danno alle persone o agli impianti produttivi, o comunque creare una situazione di pericolo per la sicurezza delle persone o delle cose. Può inoltre essere adottato, per ragioni di interesse pubblico, in tutti i casi in cui sia stata violata una regola posta da un codice di autoregolamentazione convalidato dalla Commissione di Garanzia.

La precettazione è effettivamente utile?
Certo che sì: in alcuni casi si è rivelata assolutamente indispensabile.

Che cosa insegna l’esperienza di applicazione delle regole sugli scioperi nei servizi pubblici in Italia?
L’esperienza di questi venticinque anni di applicazione della legge è complessivamente molto positiva, soprattutto in considerazione del marcato frazionamento dei sindacati nel settore dei servizi pubblici. La Commissione di Garanzia, soprattutto nel periodo in cui è stata presieduta da Gino Giugni, ma anche nel periodo precedente e in quello successivo, ha svolto un ruolo utile sia nella funzione di raffreddamento delle vertenze sindacali, sia in quella di arbitraggio, sia in quella di monitoraggio dei conflitti.

Come viene gestita la situazione di trattative con più sindacati, se uno di questi insiste a portare a casa più di tutti gli altri?
Questo è un problema che dovrebbe essere risolto a monte della vertenza, in sede di formazione delle rappresentanze sindacali, sulla base di un principio di democrazia sindacale che eviti la dittatura delle minoranze. Ma su questo terreno mi sembra che l’ordinamento tedesco sia più evoluto di quello italiano.

Ci sono meccanismi come voti per tutti dipendenti – vedi Fiat – prescritte alle aziende?
In tema di sciopero no: in Italia né la legge né alcun contratto collettivo assoggettano la proclamazione dello sciopero a procedure di consultazione dei lavoratori.

Quali le raccomandazioni dall’Italia sulla gestione di queste situazioni con più sindacati?
Stiamo studiando una regolamentazione aggiuntiva che preveda, nel settore dei servizi pubblici, una procedura obbligatoria di consultazione dei lavoratori, centrata sul principio maggioritario.

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