NUOVI DATI INPS SUL LAVORO: LA RIFORMA È EFFICACE, MA SOLO AL CENTRO E AL NORD

PERCHÉ NEI PRIMI DIECI MESI DEL 2015 LE ASSUNZIONI A TEMPO INDETERMINATO VOLANO DAL VENETO AL LAZIO, MA RESTANO FERME IN SICILIA, CALABRIA E PUGLIA

Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 372, 14 dicembre 2015.

Gli ultimi dati pubblicati dall’Osservatorio sul Precariato dell’Inps questa settimana sui contratti di lavoro stipulati nei primi dieci mesi del 2015 (dati di flusso, da non confondere coi dati di stock, cioè relativi alla quantità degli occupati e dei disoccupati, che sono forniti dall’Istat sulla base di una indagine a campione) confermano la tendenza già rilevata nei mesi scorsi: 329.785 assunzioni a tempo indeterminato in più rispetto allo stesso periodo del 2014, cioè un aumento di circa il 30 per cento. Nel nostro Paese è la prima volta in assoluto che un intervento legislativo – sia esso di natura economica o normativa – in materia di lavoro produce in così breve tempo un risultato di questa entità. Sono, però, impressionanti le differenze dei dati regionali: in Friuli-Venezia Giulia si registra quasi un raddoppio dei nuovi contratti stabili (+78%); in Umbria (+56%), Piemonte (+52%), Marche (+47%), Trentino-Alto-Adige (+47%), Emilia-Romagna (+46%), Veneto (+45%), Liguria (+44%), l’aumento è più o meno della metà. Se aggiungiamo il Lazio (+38%), la Lombardia (+35%),  la Val d’Aosta (+32%) e la Toscana (+35%), abbiamo l’immagine di un Paese nel quale il Centro e il Nord reagiscono bene o benissimo alla riforma; ma nel quale il Sud appare in uno stato comatoso: in Puglia +11%, in Calabria +12%; e in Sicilia l’aumento si ferma al 4%! Un grado di reattività così basso a un intervento legislativo di per sé così efficace significa che il sistema economico del Mezzogiorno vive secondo leggi sue del tutto diverse. Infatti si parla, per molte zone del Sud, di metà dell’economia al nero. Un requisito indispensabile, ancorché non sufficiente, perché Sicilia, Calabria e Puglia tornino a crescere, è che queste regioni ritornino sotto la sovranità piena dell’ordinamento italiano ed europeo.

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