IL NUOVO CODICE DEL LAVORO AGGIORNATO

È USCITA LA NUOVA RACCOLTA DELLE NORME LEGISLATIVE E REGOLAMENTARI IN VIGORE, IN MATERIA DI RAPPORTI DI LAVORO E SINDACALI, PREVIDENZA, AMMORTIZZATORI SOCIALI E COLLOCAMENTO, AGGIORNATA CON IL JOBS ACT

Prefazione della quarta edizione del Codice del Lavoro (Novecento editore, 2016, pp. 972, € 11,90), contenente, tra l’altro, gli otto decreti attuativi della legge-delega 10 dicembre 2016 n. 183 – Il volume si può acquistare sul sito web di ItaliaOggi, oppure sul sito abbonamenti dell’editrice Class (con un prezzo maggiorato di € 4 per la spedizione)

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Cover Codice Lavoro 2016.inddPREFAZIONE ALLA QUARTA EDIZIONE

La prefazione alla terza edizione, del 2012, all’indomani dall’emanazione della legge Fornero, con i suoi quattro articoli irti di centinaia di commi, e a due anni dall’altrettanto illeggibile Collegato Lavoro del 2010, osservava che “La semplificazione normativa resta un miraggio lontano”. A quattro anni di distanza possiamo dire che il tema della semplificazione è finalmente entrato nell’agenda del Governo e del Legislatore; ma, nonostante che ben tre leggi dello Stato emanate in questi anni siano intitolate esplicitamente a questa esigenza vitale, il cammino da compiere per soddisfarla è ancora lungo.

A dire il vero, un inizio di vera semplificazione e riduzione dell’ipertrofia della legislazione sul rapporto di lavoro si è avuto con una parte dei decreti attuativi della legge-delega dell’anno precedente. La nuova disciplina dei licenziamenti contenuta nel decreto n. 23/2015, che volta pagina rispetto al vecchio regime fondato su di una property rule, è esposta in un linguaggio semplice, comprensibile anche dai non addetti ai lavori, e soprattutto incisivamente strutturata in funzione di una riduzione del contenzioso giudiziale, che infatti si sta già sensibilmente contraendo. Uno sforzo simile di chiarezza, semplificazione e immediata “leggibilità” si osserva nel nuovo “testo unico” contenuto nel decreto n. 81 sui limiti del campo di applicazione del diritto del lavoro, il mutamento di mansioni, il contratto a termine (materie, anche queste, sulle quali il contenzioso giudiziario si sta drasticamente riducendo), il part-time, il lavoro accessorio e intermittente, la somministrazione e l’apprendistato, decreto che con 50 articoli sostituisce abrogandole decine di provvedimenti legislativi precedenti. Lo stesso può dirsi del nuovo “testo unico” sulla Cassa integrazione guadagni, contenuto nel decreto n. 148, che sostituisce e abroga numerose leggi su questa materia, emanate nell’arco di ben 70 anni.

Ma è ancora il vecchio linguaggio normativo incomprensibile, frutto della tecnica dell’“intarsio” tanto cara agli uffici legislativi dei ministeri, che la fa invece da padrone nel decreto n. 80 sui congedi parentali e nella nuova disciplina del collocamento obbligatorio contenuta nel decreto n. 151. L’intitolazione di quest’ultimo decreto alla “semplificazione”, poi, può davvero essere considerata abusiva, se si considera che esso è in realtà il refugium peccatorum dove sono state collocate diverse nuove norme la cui collocazione logica – se ci fosse stato il tempo di fare compiutamente il lavoro di sistemazione legislativa previsto nella legge-delega – sarebbe stata nel decreto n. 81 sul “riordino” della normativa sul rapporto di lavoro. Sono finite nel decreto n. 151, in particolare, la norma sui controlli a distanza, che aggiorna opportunamente l’articolo 4 dello Statuto del 1970, e quella sulle dimissioni del lavoratore, che, al contrario, è un piccolo monumento alla complicazione del semplice, frutto del compromesso politico con chi questa riforma non la avrebbe proprio voluta (e non avrebbe voluto neanche alcuna semplificazione: definita infatti, quest’ultima, da un esponente di questa corrente di pensiero come “l’eufemismo con cui si indica in realtà lo smantellamento del diritto del lavoro”).

Per mantenere l’indispensabile carattere di agilità del Codice, in questa nuova edizione le numerose norme abrogate dalla riforma del 2015 sono indicate nell’indice cronologico, ma nella raccolta ne è stato riportato solo il titolo: i loro testi potranno continuare a essere consultati nell’edizione precedente, che dunque è bene non condannare al macero, almeno in questa fase di transizione. Per il resto abbiamo conservato la struttura della raccolta e gli accorgimenti di editing già felicemente sperimentati nelle tre edizioni precedenti. Sette anni fa, quando decidemmo di abbandonare la suddivisione in capitoli che caratterizza quasi tutte le altre raccolte disponibili in commercio, sperimentando invece l’ordine cronologico delle leggi, pensavamo soprattutto all’utilizzazione del Codice da parte dei professionisti; abbiamo constatato invece, con grande piacere, una sua larga utilizzazione anche da parte degli studenti e dei non addetti ai lavori.

Ci sono stati utilissimi i consigli e le segnalazioni di refusi e piccole lacune, che ci sono pervenuti nell’arco degli ormai sette anni di vita di questo Codice. Saremo ancora gratissimi a tutti coloro che, incontrando un difetto o vedendo un possibile miglioramento, vorranno sobbarcarsi la piccola fatica di segnalarcelo (l’indirizzo è sempre lo stesso: pietro.ichino@ichinobrugnatelli.it).

p.i.

Milano, febbraio 2016

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