“L’imprenditore ha interesse a espropriare il lavoratore del frutto dell’investimento specifico da lui compiuto sul suo capitale umano, licenziandolo per non riconoscergli la relativa remunerazione: solo la reintegrazione disposta dal giudice può impedirlo”
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Slides della presentazione svolta da Lorenzo Sacconi, professore di politica economica all’Università di Trento, nel corso della sessione dedicata alla riforma dei licenziamenti della conferenza annuale della SIDE, Società Italiana di Diritto ed Economia, svoltasi a Roma il 15 dicembre 2017 – Sono on line anche: la presentazione svolta da me nel corso della stessa sessione, nella quale replico ai suoi argomenti; il dialogo tra Lorenzo Sacconi e me svoltosi nell’estate scorsa in preparazione di questa sessione; la tabella sintetica degli argomenti contrapposti redatta per consentire ai lettori di avere in modo più rapido un’idea degli argomenti contrapposti Continua…
Alla Stanford University due docenti insegnano a fare degli esperimenti, a prevedere la probabilità di dover cambiare strada, a diffidare di chi consiglia di compiere le scelte fondamentali per il futuro “seguendo la propria passione”
Riassunto, pubblicato sul sito ilPost.it il 26 settembre scorso, di un articolo di Bill Burnett e David Evans pubblicato sul New York Times sotto il titolo Want to Find Fulfillment at last? Think like a designer Continua…
Alla Stanford University due docenti insegnano a fare degli esperimenti, a prevedere la probabilità di dover cambiare strada, a diffidare di chi consiglia di compiere le scelte fondamentali per il futuro “seguendo la propria passione”
Riassunto, pubblicato sul sito ilPost.it il 26 settembre scorso, di un articolo di Bill Burnett e David Evans pubblicato sul New York Times sotto il titolo Want to Find Fulfillment at last? Think like a designer
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A parità di prodotto, la quantità di occupazione e la produttività del lavoro sono le due facce speculari della medesima medaglia: se aumenta l’una non può che diminuire l’altra, e viceversa – Se dunque il PIL italiano cresce poco, un maggiore aumento dell’occupazione significa che si riduce la produttività media del lavoro
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Scambio epistolare pubblicato sul sito della Fondazione David Hume tra Dario Parrini, deputato Pd e membro della Commissione Bilancio della Camera, e Luca Ricolfi, sociologo nell’Università di Torino ed editorialista della Stampa, 2 dicembre 2017, a seguito della pubblicazione dell’editoriale di quest’ultimo del 25 novembre, Mercato del lavoro l’eredità della crisi e il peso del debito Continua…
L’aumento della domanda di manodopera può venire soltanto da un aumento della somma di investimenti e consumi; e in Italia oggi questo aumento deve essere perseguito principalmente coll’allineare la capacita del Paese di attrarre investimenti stranieri alla media europea
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Lettera pervenuta il 24 novembre 2017 – Segue una mia breve risposta – In argomento v. anche “Come si fa a definire ‘stabile’ un posto di lavoro dal quale si può essere licenziati in qualsiasi momento?” Continua…
Uno studio del ragionamento che sorregge effettivamente le sentenze in materia di giustificato motivo oggettivo di licenziamento, al di là del contenuto delle massime ufficiali – La nozione del g.m.o. come perdita attesa per l’azienda, in termini di costo contabile o di costo opportunità, superiore alla soglia ritenuta dal giudice applicabile nel caso specifico
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Slides della relazione che svolgerò il 15 dicembre 2017 a Roma, nel corso della Conferenza annuale della SIDE-Società Italiana di Diritto ed Economia – Sullo stesso argomento v. anche le slides di una mia lezione precedente, in italiano e meno estesa, svolta nel maggio scorso, e il fitto scambio epistolare tra Lorenzo Sacconi, professore nell’Università di Trento, e me dell’estate 2017 (di cui è disponibile anche una tabella sintetica) – Per una esposizione compiuta della tesi sostenuta in questa relazione v. il § 516 del mio trattato Il contratto di lavoro, vol. III Continua…
Possiamo attribuire fin d’ora alla riforma non l’aumento dell’occupazione, che pure c’è stato, ma la riduzione drastica del contenzioso giudiziale in materia di licenziamenti, che costituiva una peculiarità negativa del nostro Paese; e smentire la tesi della “precarizzazione” – La necessaria mobilità dalle imprese deboli a quelle ad alta produttività
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Comunicazione all’Assemblea nazionale di LibertàEguale, in corso a Orvieto il 2 e 3 dicembre 2017 – In argomento v. anche l’articolo di Luca Ricolfi Mercato del lavoro: l’eredità della crisi e il peso del debito
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Non c’è stato aumento dei licenziamenti – L’aumento dell’occupazione è un effetto soltanto indiretto, dovuto alla crescita – Alle riforme del 2012 e 2015 è invece imputabile il drastico calo del contenzioso giudiziale in materia di cessazione dei rapporti di lavoro
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Articolo pubblicato sul sito della Fondazione David Hume il 26 novembre 2017, a seguito della pubblicazione il giorno prima, sullo stesso sito e sul quotidiano il Messaggero, dell’articolo di Luca Ricolfi, Mercato del lavoro: l’eredità della crisi Continua…
Sul versante del lavoro dal 2015 le cose sono andate un po’ meglio, ma peggio che nella maggior parte della UE: perché noi non abbiamo ancora risolto il problema del debito pubblico , né rimosso le grandi strozzature, tasse e burocrazia innanzitutto, che impediscono al Pil di crescere a un ritmo sufficiente
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Articolo di Luca Ricolfi, sociologo, professore di Analisi delle politiche pubbliche nell’Università di Torino, pubblicato sul Messaggero e sul sito della Fondazione David Hume il 25 novembre 2017 – In argomento v. anche la mia intervista del 17 ottobre, Mercato del lavoro: i risultati ottenuti e quel che resta da fare – A questo articolo di Luca Ricolfi ne farà seguito nei giorni prossimi uno mio Continua…
L’obbligo di caricare sul sito del ministero il testo di ciascun accordo individuale di smart working costituisce un aggravio dell’adempimento amministrativo previsto dalla legge
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Lettera pervenuta il 23 novembre 2017 – Segue la mia risposta – In argomento v. anche la mia intervista del maggio scorso Il lavoro agile un po’ appesantito Continua…
Rispondo: se la frequenza dei licenziamenti è rimasta inalterata dopo la riforma, come si fa a parlare di “precarizzazione” del lavoro? Come si può sostenere che siano “precari” molte centinaia di milioni di lavoratori europei e americani assunti a tempo indeterminato senza protezioni del tipo dell’articolo 18?
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Lettera pervenuta il 21 novembre 2017, in riferimento alla mia intervista al Corriere Fiorentino su L’ossessione dell’articolo 18, del 18 novembre – Seguono la mia risposta, una replica dello stesso lettore e una mia breve controreplica – La mia risposta e la mia controreplica sono evidenziate in carattere corsivo e colore blu Continua…