UNO RUVIDO CARTEGGIO CON MARCO PANNELLA

QUESTO E’ LO SCAMBIO DI MESSAGGI INTERCORSO A SEGUITO DELL’INTERVENTO CON CUI IL LEADER RADICALE, NEL CORSO DI UN DIBATTITO, MI HA MANIFESTATO IN MODO ASSAI RUVIDO IL SUO DISSENSO DI METODO E DI MERITO IN TEMA DI STRATEGIA E TATTICA PER LA RIFORMA ELETTORALE

Il primo e il secondo messaggio sono datati 30 settembre 2010, giorno successivo a quello in cui si è svolta – a Palazzo Giustiniani, a Roma – la prima sessione del seminario su “L’uninominale possibile”  – Il terzo messaggio è datato 1° ottobre 2010


IL MIO PRIMO MESSAGGIO A MARCO PANNELLA, DOPO IL SEMINARIO

Caro Marco,
Ieri al seminario su “l’Uninominale possibile” hai sostanzialmente detto che il seminario stesso, per il modo in cui lo ho promosso e organizzato, è dannoso per lo scopo dell’Associazione [il riferimento è all’Associazione per l’Uninominale, nata dal Manifesto pubblicato il 28 agosto scorso – n.d.r.], espresso nel manifesto che abbiamo pubblicato il 28 agosto scorso.
Pannella-IchinoIo ritengo invece
–   che l’obiettivo del seminario, ovvero l’individuazione di un modello di uninominale (compatibile con gli obiettivi indicati nel manifesto) sul quale possa determinarsi la più larga convergenza di studiosi della materia e di forze politiche costituisca un contributo utile allo scopo dell’Associazione;
–   che questo obiettivo non sia affatto contraddittorio con il tuo, centrato su di una forte mobilitazione di opinione pubblica;
–   che l’Associazione stessa dovrebbe, comunque, essere aperta a tutti i contributi che vanno in una direzione compatibile con il manifesto, anche se non coincidenti per ciò che riguarda le scelte tattiche o le opzioni circa il modello di uninominale maggioritario su cui puntare.
Poiché il nostro dissenso, almeno sui primi due di questi tre punti, è netto ed evidente, mi sembra necessario che provvediamo a individuare un altro candidato presidente (o coordinatore, o portavoce) dell’Associazione stessa, possibilmente in modi che non le rechino danno. Anche perché il seminario che ha tenuto ieri la sua prima sessione proseguirà nel suo lavoro e intendo continuare a parteciparvi con lo stesso impegno con cui lo ho preparato nelle settimane scorse.
Cordialmente�
Pietro
30 settembre 2010

 

RISPOSTA DI MARCO PANNELLA
Per conoscenza a Emma Bonino, Michele De Lucia e agli altri partecipanti al Seminario del 29 settembre

Caro Pietro,
premetto che, almeno per me poco esperto nella materia, un Seminario rappresenta un momento di studio e di riflessione premessa e alimento per decisioni politiche successive, individuate solamente in termini generali (e non generici).
Ci siamo trovati, invece, ieri, dinnanzi ad un documento conclusivo, ovviamente prefabbricato rispetto agli interventi che ci sarebbero liberamente manifestati nel Seminario.
Le mie obiezioni sono, quindi, innanzitutto di metodo e solo secondariamente di merito.
Siamo tutti, ovviamente e manifestamente, uniti dall’obiettivo di lanciare nel paese e nelle istituzioni una proposta ALTERNATIVA di riforma elettorale (implicitamente – mi pare – premessa di una riforma costituzionale; ma l’implicitamente è frutto sempre di una interpretazione soggettiva e non può essere ritenuta OGGETTIVAMENTE di tutti).
La sostanza chiarissima di questa alternativa è tutta nei termini di (uninominale maggioritario) che sappiamo ormai per decennale esperienza riferirsi al “doppio turno alla francese” e (come esplicitamente espresso nel nostro manifesto di partenza) “uninominale secca” o se preferiamo di tipo anglosassone o inglese o americano.
Sappiamo tutti da sempre (almeno io lo presupponevo) che dietro la dizione “uninominale maggioritario” si possono elaborare o trovare molte precisazioni ed esempi.
Per me quindi sembrava evidente che il nostro primo obiettivo dovesse essere quello di suscitare e mobilitare nel paese e nella classe dirigente l’opzione alternativa già nota, conosciuto dibattuta includente l’uninominale secco o quello “alla francese”. Di modo che operata questa scelta pregiudiziale, profondamente antiproporzionalista per poi giungere, a Movimento costituito, allargato ai “vertici” (o ai “chierici” se come mi sembra nella sostanza preferiresti) e alla base per PREFIGURARE NEL METODO E NEI MEZZI USATI IL FINE CHE PER ORA UNISCE IN MODO FORMALE SOLAMENTE NOI ED I “SOSTENITORI” CHE IL COMITATO HA RACCOLTO PER CONSEGNARLO COME PATRIMONIO ALLA ASSEMBLEA COSTITUTIVA DEL 7 OTTOBRE.
Nel seminario tu hai voluto la presenza di delegati o funzionari di forze partitiche che, trasformiste per natura meramente di potere, non risultano a nessuno come di compiere una scelta politica e civile generale fondata sula loro autonomia, per non dire libertà, rispetto agli schieramenti cui letteralmente (in una forza – lo ripeto – trasformista) appartengono davvero. In più avevi dato per scontati che determinate novazioni di riferimento (come l'”australiano” o il “neozelandese” ad esempio) potessero e dovessero divenire la scelta del nostro comitato, o come poi decideremo di chiamarlo.
Questo significherebbe costringere la nostra battaglia di importanza storica per il  nostro paese a forme legislative o propositive prestabilite prefissate in modo – se me lo consenti – “elitario”, per non dire oligarchico o chiericale. Anche nel metodo così come nel merito.
Inoltre, sempre nel metodo quello di aver preparato e preposto a incontro iniziato una sorta di statement che avevi immaginato essere mezzo lecito e corretto rispetto al nostro seminario e alla riforma alternativa che proponiamo.
Certo ho criticato anche con calore questa situazione che certissimamente hai creduto bene di prefigurare. Aggiungo , per finire, a me pare incontestabile che l’ipotesi “australiana” o “neozelandese” o magari quella che goliardicamente noi porteremmo inventarci “cacchiesca” siano attualmente e tecnicamente quelle che mi sembrano preferibili per realizzare le forme generali della nostra riforma.
Anzi, proprio per questo, ti avevo chiesto di inserire tra i nostri invitati Fulco Lanchester, te lo ripeto, ritengo il massimo conoscitore non solo tecnicamente ma anche politicamente di sistemi elettorali storicamente in corso di formazione o di attualizzazione.
Per questo sono convinto che serviamo e confermiamo tutta la nostra stima nei tuoi confronti e ti preghiamo di riflettere insieme sull’assemblea del 7, superando totalmente le conseguenze che ipotizzi o proponi sul piano delle responsabilità anche formali e rappresentative della grande battaglia che abbiamo ingaggiato.
Grazie. Un abbraccio
Marco
30 settembre 2010

LA MIA REPLICA
Caro Marco,
sai bene, per esserne stato informato puntualmente da me nelle settimane scorse, che la riunione del seminario dell’altro ieri a Roma era il punto di arrivo di una fitta serie di scambi di opinioni e documenti tra gli studiosi coinvolti. Giovanni Guzzetta non avrebbe certo potuto stendere la bozza di verbalizzazione che poi ci ha proposto nel corso del suo intervento, se non sulla base di quegli scambi già intensamente intercorsi, che consentivano di individuare fin da prima dello svolgimento della riunione un sorprendente e inedito “denominatore comune”: quello che la discussione stessa ha puntualmente confermato. Non vedo proprio nella preparazione e nella proposta di questo documento da parte di Giovanni alcun tentativo di “prefabbricare” orientamenti che non fossero già emersi in precedenza, né comunque alcuna scorrettezza.
Questo per rispondere alle tue critiche di metodo, che trovo ingiuste nella sostanza e inutilmente aggressive nel tono.
Quanto al merito della questione, non posso che ripetere quanto ti scrivevo nel mio messaggio di ieri mattina: l’obiettivo del seminario – cioè l’individuazione di uno o più modelli di uninominale maggioritario sui quali possa determinarsi la più larga convergenza di forze politiche e di studiosi della materia – costituisce, a mio avviso, un contributo utile anche rispetto allo scopo dell’Associazione (pur collocandosi ovviamente il seminario all’esterno di essa, se non altro perché la maggior parte dei partecipanti al seminario stesso non vi sono iscritti). Per altro verso, questo obiettivo del seminario non mi sembra affatto contraddittorio rispetto a quello da te sottolineato, che condivido pienamente, di una forte mobilitazione di opinione pubblica sulle idee espresse nel manifesto.
Questo è il motivo per cui intendo, al tempo stesso, proseguire nel lavoro del seminario (con lo stesso metodo fin qui seguito) e, su di un piano diverso, proseguire nella costruzione dell’Associazione a cui abbiamo dato vita insieme. Nella prima assemblea dell’Associazione, giovedì prossimo, mi propongo di esporre queste mie convinzioni, ribadendo la necessità che nell’Associazione stessa possano stare e cooperare anche portatori di idee diverse circa il modo migliore di perseguirne lo scopo.
Altro è il discorso sulla mia candidatura alla carica di vertice dell’Associazione. Questa ha un senso solo a condizione che tutti i maggiori protagonisti di questa iniziativa considerino quanto ho fatto fin qui corretto e non in contrasto con i suoi scopi statutari.
Spero che sia chiaro, comunque, che con il tuo intervento al seminario e con il tuo messaggio di ieri non mi hai affatto offeso (come diceva San Giovanni Crisostomo, nessuno può essere offeso se non da se stesso): mi preoccupo soltanto del buon funzionamento della compagine che con l’assemblea di giovedì scioglie gli ormeggi. Anche perché non vorrei proprio esporre i nostri associati e i nostri interlocutori al rischio di un altro scontro come quello cui hai dato vita mercoledì scorso o a un altro faticoso scambio di messaggi come questo, nel quale hai voluto coinvolgere i partecipanti al seminario (costringendomi a fare altrettanto: ciò di cui mi scuso con loro).
Cordialmente
Pietro
1° ottobre 2010

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