DON COLMEGNA: LE TENDOPOLI SONO UNA FOLLIA, SI DIA IL PERMESSO DI UN ANNO A TUTTI

L’IDEA DEL “RESPINGIMENTO DI MASSA” E QUELLA CONCENTRAZIONARIA DELLE MEGATENDOPOLI PER I PROFUGHI NORD-AFRICANI SI PONGONO PERFETTAMENTE IN LINEA CON QUELLA DELLA CRIMINALIZZAZIONE DELL’ACCESSO NON AUTORIZZATO – E CONTRIBUISCONO TUTTE AD AGGRAVARE IL PROBLEMA, RENDENDOLO IRRISOLVIBILE

Intervista curata da Zita Dazzi a don Virginio Colmegna, presidente della Caritas ambrosiana, pubblicata su la Repubblica del 2 aprile 2011

Don Virginio Colmegna, presidente della Casa della carità, cominciano ad arrivare a Milano i primi clandestini e profughi sbarcati a Lampedusa. Ed è subito panico.
«Prima di tutto cambiamo il linguaggio, parliamo di migranti. Certo, la situazione è difficile: nella massa ci sono richiedenti asilo ma anche giovani tunisini in fuga. E non si sa nemmeno come gestire quest’ emergenza perché subito si è affibbiato a tutti il reato di clandestinità previsto dalla legge BossiFini».
Se non come clandestini, come classificarli?
«Se sono imputati del reato di clandestinità, e privi di altro status giuridico, non è possibile né accoglierli né farli transitare verso gli altri paesi europei, la loro vera destinazione, come la Francia».
 Quindi?
«Con gli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri, dopo aver consultato anche Laura Boldrini, portavoce dell’ Alto commissariato Onu per i rifugiati, abbiamo firmato un appello che chiede al governo di emettere un decreto per concedere un permesso di soggiorno temporaneo in Italia, per un anno, a chi sbarca a Lampedusa».
Le diranno che è matto.
«È già stato fatto ai tempi degli sbarchi degli albanesi. Non invento nulla».
A che scopo?
«In attesa di una stabilizzazione politica in Tunisia e quindi di una più ordinata gestione dei flussi migratori, bisogna che l’ Italia e gli altri Paesi Ue possano occuparsi di queste persone in una situazione di legalità. Senza documenti, anzi colpevoli di un reato, non potranno nemmeno circolare in Europa. Intanto bisogna continuare la trattativa con la Tunisia per contenere l’ esodo, per quanto possibile in questa situazione di caos».
E quando le migliaia di profughi saranno messe in regola “temporaneamente” dove le si ospiterà?
«Bisogna distribuirli su tutto il territorio nazionale, quindi anche in Lombardia. Ma non in tendopoli da 1200 persone, che saranno ingestibili anche se si pensa di militarizzarle. Bisogna creare strutture attrezzate di piccole dimensioni, da 100-150 persone in tutto».
Colmegna, si immagina che reazione avrebbero i territori di fronte alla sua ipotesi di mettere in regola i diecimila di Lampedusa?
«Mi immagino anche la reazione che avranno gli abitanti delle località prescelte per allestire le tendopoli. Vedremo la gente fare le barricate, si rischia di innescare la rabbia delle popolazioni con conseguenze inimmaginabili. A Lonate Pozzolo sono già pronti a scendere in piazza».
A livello politico, dal governatore Formigoni al sindaco Moratti, non sembra che la pensino come lei.
«Chi distingue fra profughi e clandestini è miope e capirà presto che, con il filo spinato e con gli slogan, questa situazione diventerà esplosiva. Bisogna rimboccarsi le maniche, trovare un profilo legale per quanti vengono qui a chiedere aiuto e poi pensare come farli tornare a casa o andare in altri paesi europei».
Il governo ha minacciato di procedere a un rimpatrio coatto di massa.
«Ridicolo.E impossibile da realizzare. Nessuna convenzione internazionale lo permetterebbe. È solo propaganda. L’ unica soluzione realistica per il diritto internazionale è creare soluzioni di accoglienza dignitose e rispettose dei diritti umani. Stiamo invece trasformando l’ Italia in un grande Cie, i centri di identificazione ed espulsione. Ma i migranti scapperanno dalle tendopoli e che si creerà un’ emergenza diffusa».
Il tempo stringe e le tendopoli sono veloci da allestire, Lampedusa va svuotata.
«Credo che l’ Italia e anche la nostra regione siano in grado di mettere in gioco le grandi risorse di solidarietà per creare ospitalità temporanea per queste persone, uscendo dalla logica della criminalizzazione».
Quanti tunisini e altri profughi secondo lei la Lombardia è in grado di accogliere?
«Non mi sembra opportuno mettersi a fare i ragionieri in questa situazione d’ emergenza. Tutti devono farsi sotto perché la crisi è appena cominciata».
Anche la Chiesa?
«Certo, anche la Chiesa. Mi pare che indicazioni in questo senso vengano anche dalla Caritas, ma tutti siamo pronti a fare la nostra parte, noi come le parrocchie».

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