IL SEGRETARIO DEI BANCARI UIL INTERVIENE NELLA DISCUSSIONE APERTA DAL SEGRETARIO DELLA FALCRI-SILCEA

I SINDACATI CONFEDERALI DEL SETTORE DEL CREDITO NON CONDIVIDONO LE POSIZIONI ESPRESSE DAL SINDACATO AUTONOMO GUIDATO DA FREMDER, MA PERSEGUONO UNA POLITICA CONTRATTUALE APERTA ANCHE AI MODELLI DI FLEXSECURITY

Lettera di Massimo Masi, segretario nazionale della Uilca-Uil, 25 maggio 2011, a seguito del mio scambio di opinioni con Joseph Fremder, segretario nazionale della Falcri-Silcea sul progetto flexsecurity – Segue la replica di Joseph Fremder

Caro Professor Ichino,

ho letto con molta attenzione il suo scambio di opinioni con il segretario nazionale della Unione Sindacale Falcri Silcea Joseph Fremder, in merito alla sua proposta di Flexsecurity e mi sono convinto a scriverle per evidenziare che, diversamente da come potrebbe sembrare dalle parole e dalle enfatiche preoccupazioni del rappresentante sindacale che l’ha contattata, il credito costituisce da sempre un settore all’avanguardia sotto il profilo delle relazioni industriali e delle soluzioni che vengono concordate tra le parti e in questa fase delicata può essere un importante laboratorio per risposte innovative, anche in termini di nuova e buona occupazione.

Spiace, ma è doveroso sottolineare che l’Unione Sindacale Falcri Silcea è l’unica sigla fuori dal primo tavolo di confronto nel settore del credito e tra i vari e tanti motivi che hanno determinato questa situazione di isolamento vi è proprio il conservatorismo manifestato su percorsi contrattuali innovativi.

Il settore del credito negli ultimi dieci anni è stato caratterizzato da un processo di grande trasformazione, che ha portato alla creazione di importanti Gruppi bancari, a un forte ricambio generazionale tra il personale e all’uscita da quella situazione di peculiarità del sistema bancario che aveva portato a definirlo come una “foresta pietrificata”.

Tutto ciò è stato possibile grazie a un rapporto concertativo tra sindacato e Abi capace di guardare al futuro e di trovare soluzioni serie, percorribili, vantaggiose per le aziende e di grande garanzia normativa e salariale per le lavoratrici e i lavoratori.

All’interno di questo processo è stato istituito un Fondo di Solidarietà completamente a carico del sistema bancario, che ha favorito l’uscita dal servizio attivo di circa 45 mila lavoratrici e lavoratori, tramite un percorso di accompagnamento alla pensione, e il mantenimento dei medesimi livelli occupazionali della fine degli anni Novanta, grazie all’ingresso di giovani con contratti di apprendistato, dai quali transitano la maggior parte delle assunzioni nel settore, con una conferma a tempo indeterminato in una percentuale superiore al 95%.

Dai dati in nostro possesso risulta che i contratti che possono far risalire al precariato (contratti a tempo determinato, stage, somministrazione, ecc…) non sono superiori al 4% del totale dei lavoratori del credito.

Oggi le sette Organizzazioni Sindacali del primo tavolo di confronto, tra cui, va sottolineato, milita anche la Fisac Cgil, intendono proseguire in questo processo virtuoso di riforma del settore, tramite proposte in grado di fronteggiare le sfide di una crisi economica estremamente pesante e non del tutto superata, ancora una volta rivolte al futuro, per realizzare un nuovo modello di banca, capace di rifiutare le logiche di profitto a breve termine, il ricorso smodato alla vendita di prodotti finanziari pericolosi, a pressioni commerciali esasperate e a sistemi di incentivazione fuori controllo ed estremamente iniqui in termini di distribuzione della ricchezza prodotta nel settore.

Un nuovo sistema del credito che rifiuta il modello neo liberista dimostratosi perverso e perdente, per trovare meccanismi di crescita collettiva, di recupero della funzione delle banche quali soggetti al servizio dello sviluppo del Paese, delle imprese e dei territori in cui operano, anche grazie a politiche di nuova occupazione innovative, che prevedano il superamento del precariato con l’applicazione di contratti a tempo indeterminato modulati con parametri di ingresso temporanei diversificati.

Tutto ciò rientra nella Piattaforma di rinnovo del Contratto Nazionale presentata da Uilca, Dircredito, Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Sinfub e Ugl nella convinzione che le banche italiane, malgrado quanto sostengono pubblicamente, siano nella condizione di poter sfruttare una sostanziale tenuta del nostro sistema del credito rispetto alla crisi.

In proposito va rimarcato che la solidità dimostrata dal settore è da ricondurre certamente alle regole e al complesso di controlli esistenti in Italia, diversamente da quelli applicati nei Paesi anglosassoni, ma anche, e in modo determinante, dalla presenza nel sistema di un sindacato forte e molto rappresentativo, che in questi anni ha sempre posto al centro del dibattito con le banche temi etici e di Responsabilità Sociale, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile, in merito al quale sono stati non a caso firmati vari Protocolli.

Ma il punto forte della nostra Piattaforma è la sfida che lanciamo all’Abi: 30.000 nuovi occupati a tempo indeterminato nel corso del triennio di valenza del Contratto da inserire nel mondo del lavoro con un livello salariale inferiore per i primi tre anni a quello fino a oggi previsto. Certo, sappiamo benissimo, che questa proposta richiede un sacrificio a questi lavoratori, ma lo scambio è chiaro: occupazione stabile in cambio di forme agevolate di assunzione.

È una scommessa che ha ben funzionato nel Gruppo Intesa Sanpaolo e, pur con condizioni diverse, sta funzionando nel Gruppo Unicredit. Questa è la risposta della nostra Organizzazione e delle altre del primo tavolo al precariato e al tentativo delle banche di sfruttarlo più che in passato sostituendolo all’apprendistato.

Non è esattamente quanto prevede il modello di Flexsecurity, sebbene ne recepisca alcuni aspetti e principi, ma è certo il segno concreto che la Uilca e il sindacato del credito in quasi tutta la sua totalità sono disponibili e pronti a un confronto serio e non preconcetto in tema di occupazione, e in generale su tutti gli aspetti che riguardano il mondo del lavoro, per trovare soluzioni anche innovative e sperimentali.

In proposito e con riferimento anche alla Flexsecurity ricordo l’istituzione nell’ambito del Fondo di Solidarietà del settore del credito di una sezione definita Emergenziale, che consente ai lavoratori oggetto di operazioni di riduzione di personale, ma in età non prossima alla pensione, di percepire un assegno di accompagnamento per due anni, che, in caso di assunzione a tempo indeterminato viene comunque erogato all’azienda che ha offerto il nuovo posto di lavoro.

Anche in questo caso si tratta di un’operazione concreta a sostegno dell’occupazione, con forte valenza in termini di garanzie per il lavoratore e di stimolo per le aziende.

Questo è il modo proficuo, riformista e non ideologico con cui la Uilca crede si debba e si possa fare sindacato.

Tutto il resto è demagogia.

Demagogia che non colpisce solo le parti sindacali, perché la risposta che giunge dall’Abi rispetto alla Piattaforma di rinnovo del Contratto Nazionale è per ora asfittica e miope, orientata solo a criteri di contenimento dei costi, nel cui ambito vi è il rifiuto di utilizzare ancora il Fondo di Solidarietà in quanto ritenuto troppo oneroso, per raggiungere obiettivi economici di breve respiro e consentire il mantenimento di meccanismi di retribuzione non contrattati, che favoriscono l’erogazione di sistemi premianti, stock option, dividendi agli azionisti e compensi esorbitanti al top management.

Questo atteggiamento delle banche non ha alcuna visione prospettica sul futuro del settore e vuole chiudere con un modello di relazioni sindacali, basato su una concertazione positiva e capace di rendere il credito un punto di riferimento per le soluzioni adottate in termini contrattuali e negoziali, come dimostrano gli ultimi 20 anni.

Infine in riferimento all’unitarietà sindacale, tema che mi è molto caro, voglio sottolineare la grande coesione delle sigle che siedono al primo tavolo negoziale, nel cui ambito rientra un accordo di autoregolamentazione sottoscritto dalle sette Organizzazioni per affrontare, con meccanismi già delineati, tra cui è anche previsto il ricorso al referendum con i lavoratori, eventuali divisioni in merito alla firma di un accordo o sul prosieguo del confronto.

Anche questo è un segnale di novità che il sindacato del credito lancia al mondo del lavoro, dimostrando che tramite il dialogo e la disponibilità a riconoscere le opinioni differenti come opportunità sia possibile raggiungere soluzioni positive per le lavoratrici e i lavoratori, ma anche per le aziende e i settori di riferimento.

Massimo Masi
Segretario Generale UilCa-Uil

LA REPLICA DEL SEGRETARIO DELLA FALCRI-SILCEA

Mi vedo chiamato in causa da una lettera che Massimo Masi scrive a Pietro Ichino in data 25 maggio 2011 in seguito al carteggio intercorso tra me ed il Senatore sul tema della precarietà.
Rispondo perché ho l’impressione che Masi “parli a nuora perché suocera intenda” e che prenda al volo l‘occasione nel vano tentativo di screditare Unità Sindacale Falcri Silcea, sindacato di cui almeno dovrebbe imparare il nome (“Unità” e non “Unione”, si vede che proprio l’unità sindacale non è cosa sua).

Caro Massimo,

le mie preoccupazioni non sono enfatiche ma sono piuttosto “preoccupate” e lo diventano ancora di più dopo che tu rivendichi per il settore del credito (che definisci “all’avanguardia sotto il profilo delle relazioni industriali e delle soluzioni che vengono individuate tra le parti”) l’esistenza di un progetto di “nuova e buona occupazione”, da raggiungere attraverso “percorsi contrattuali innovativi”.

La mia opposizione, e quella del Sindacato che rappresento, a cotanti “percorsi contrattuali innovativi” è, poi, da te tacciata come forma di “conservatorismo” che determinerebbe la “situazione di isolamento” in cui la nostra organizzazione si trova. Opporsi e contrapporsi a tipologie di lavoro che, per quanto tu ti ostini a definire di “nuova e buona occupazione” e come “percorsi contrattuali innovativi”, non fanno altro che alimentare la precarietà del lavoro, non è una forma di conservatorismo, bensì un modo per dire seriamente basta alla precarietà. Proprio come non può essere rivendicato come “riformismo” il tuo ostinarti a proporre soluzioni che, lungi dal contrastare la precarietà del lavoro, la alimentano in nome della flessibilità (ancora…) condannando intere generazioni di lavoratori in un limbo di “certa” incertezza.

Nella vita poi bisogna anche essere capaci di prendere decisioni ed allora non trova il Segretario Generale della Uilca che non può affermare che “il credito costituisce da sempre un settore all’avanguardia sotto il profilo delle relazioni industriali e delle soluzioni che vengono concordate tra le parti” e poche righe dopo scrivere l’esatto contrario dichiarando che bisogna “realizzare un nuovo modello di banca, capace di rifiutare le logiche di profitto a breve termine, il ricorso smodato alla vendita di prodotti finanziari pericolosi, a pressioni commerciali esasperate e a sistemi d’incentivazione fuori controllo ed estremamente iniqui in termini di distribuzione della ricchezza prodotta nel settore?”

Capisci anche tu, Massimo, che le due dichiarazioni “cozzano” tra loro! Prima dipingi le Banche come all’avanguardia anche per le soluzioni concordate e subito dopo denunci le stesse Banche per pressioni commerciali, per il ricorso smodato alla vendita di prodotti finanziari pericolosi e via così di seguito.

Nell’attesa che tu ti decida non posso esimermi dall’esprimerti la mia personale delusione quando per dimostrare l’indimostrabile tu ti ritrovi a disinformare il Professore e tutti i lettori, non esitando a raccontare la storia non per quella che è ma per quella che vorresti fosse … proprio come la Moratti con Pisapia……..!

Infatti, caro Massimo, perché mai racconti che “l’Unione Sindacale Falcri Silcea” (proprio “Unità” non ti viene, eh!?) è sigla fuori dal primo tavolo perché: “tra i vari e tanti motivi che hanno determinato questa situazione di isolamento vi è proprio il conservatorismo manifestato su percorsi contrattuali innovativi”?

Perché non racconti la verità come la sottoscrivesti assieme alle altre sigle il 12/11/2008 attraverso un comunicato a tutti i lavoratori dove si leggeva: “la risoluzione dolorosa presa dopo una meditata valutazione, ha assunto i caratteri dell’inevitabilità in seguito ad una fase di tensioni nei rapporti unitari con la Falcri culminata nella firma separata dell’accordo Intesa-San Paolo dell’8 luglio 2008”?.

Caro Massimo, vorrei ricordarti che la Falcri ha lavorato sempre in maniera unitaria e che in tempi molto recenti, pur essendo sindacato autonomo, si è schierata ed ha permesso alle organizzazioni confederali, tra cui quindi anche la tua, di costituire un tavolo contrattuale in contrapposizione agli altri sindacati portando a termine un rinnovo di CCNL in quattro sigle! (Falcri, Fisac Cgil, Fiba Cisl e Uilca)

La riconoscenza, così come la memoria, sono tra le cose che si perdono più frequentemente, quindi Massimo non te ne preoccupare, o se proprio non ne puoi fare a meno preoccupatene il giusto.

Proprio perché il senatore ed i lettori sappiano, vorrei ricordarti che la Falcri, oggi Unità Sindacale Falcri Silcea è, attraverso la nascita del nuovo soggetto sindacale, firmataria di tutti gli accordi in essere nel settore, ma che nonostante ciò, rimane comunque fuori dal tavolo.

Sempre poi per onestà intellettuale, Massimo, devi aver dimenticato di raccontare al Senatore ed a chi ci legge, che la Fisac/Cgil di Banca Intesa San Paolo non ha sottoscritto, ad oggi, un accordo che prevede quella che tu definisci “buona e nuova occupazione” cioè nuovi assunti con uno stipendio decurtato del 20% ed ovviamente meno diritti.

In Unità Sindacale questa “buona e nuova occupazione” preferiamo chiamarla col suo vero nome: precarietà!
E sempre per onestà intellettuale, voglio ricordarti che hai omesso di scrivere che alla Fisac/Cgil è stato ed è concesso ciò che alla Falcri è stato ed è negato. Tanto è vero che, pur non firmataria di un accordo contenente “buona e nuova occupazione” la Fisac/Cgil siede tuttora giustamente laddove dovremmo esserci anche noi.

Su questo concetto, Massimo, non voglio fare sconti a nessuno quindi cercherò di spiegarlo al meglio. Ho scritto che la Fisac/Cgil siede GIUSTAMENTE al tavolo NAZIONALE pur non avendo sottoscritto un accordo in una Banca mentre per lo stesso motivo la Falcri è stata INGIUSTAMENTE esclusa dallo stesso tavolo. Il trattamento riservato alla Fisac Cgil al mio Paese si chiama DEMOCRAZIA! Con la Falcri invece avete abusato del potere che vi è concesso dai numeri……è un vostro diritto ed è persino legittimo ma non significa che abbiate ragione o che comunque abbiate operato nell’interesse delle lavoratrici e dei lavoratori. Certo che la DEMOCRAZIA per essere tale deve essere come la GIUSTIZIA “uguale per tutti” mentre in questa vicenda………
Capisci caro Massimo che, non fosse altro per uscire da una situazione che possiamo tranquillamente definire “dei due pesi e delle due misure” o più semplicemente di “palese ingiustizia” ed in ogni caso “schizofrenica”, sarebbe ora di restituire alle Lavoratrici ed ai Lavoratori quell’unità sindacale sottratta con la forza?

Caro Massimo, la memoria non ti aiuta proprio quando dimentichi di dire che il Fondo di Solidarietà venne sottoscritto, come la sezione emergenziale, da tutti i sindacati, Falcri inclusa.

Certo non ti invidio, caro Massimo, perché dopo avere sottoscritto tutti gli accordi nel Gruppo Intesa Sanpaolo compresi quelli che hanno portato a tuo avviso “buona e nuova occupazione” vedersi recapitare una lettera all’interno della quale l’Azienda dichiara di avere “eccedenze” (si chiamano così) di 10.000 (diecimila!) lavoratori e di dovere tagliare almeno 300 milioni del costo del personale, grida vendetta e al tradimento! Soprattutto e proprio adesso che rivendichi assunzioni per 30.000 nuovi occupati a tempo indeterminato purchè sottopagati e con meno diritti (buona e nuova occupazione).

E’ forse questa “l’uscita da quella situazione di peculiarità del sistema bancario che aveva portato a definirlo come una “foresta pietrificata?” ed è forse questo “il settore all’avanguardia sotto il profilo delle relazioni industriali e delle soluzioni che vengono concordate tra le parti?”

Il sottoscritto ed Unità Sindacale Falcri Silcea sono consapevoli che finchè non metteremo un freno serio e deciso alla deriva neoliberista di cui si nutrono anche le Banche e che la tua “buona e nuova occupazione” e la flexsecurity del Senatore contribuiscono ad alimentare dovremo fare i conti con tante e tali ingiustizie sociali che ridurranno la società civile ad un mero ricordo!

Per quanto sopra caro Segretario Generale se per conservatorismo intendi non accettare che lo Statuto dei Lavoratori si stravolga in Statuto dei Lavori, se per conservatorismo intendi non accettare che l’art 18 dello Statuto dei Lavoratori si snaturi e permetta licenziamenti ingiusti dietro pagamento di una manciata di euro, se per conservatorismo intendi opporsi alla precarietà legata alla scadenza così come a stipendi da fame ma a tempo indeterminato, se per conservatorismo intendi lottare perché non passi il principio che attraverso l’escamotage dei “contratti di solidarietà espansiva” si precarizzino gli attuali lavoratori a tempo indeterminato tagliandone lo stipendio per finanziare nelle banche le assunzioni di nuovi precari sottopagati…….bene allora getto la maschera e mi dichiaro ultraconservatore!

Già che ci siamo, Massimo, voglio proprio dirtela tutta, sono molto preoccupato per un paio di passaggi contenuti nella vostra piattaforma CCNL.

Il primo passaggio introduce ulteriore precarietà salariale con sotto inquadramenti decurtati del 15% ma……a tempo indeterminato (altro che lotta alla precarietà!) mentre il secondo permette, attraverso un semplice accordo aziendale, che riconosca uno stato di crisi, di ridurre l’orario e lo stipendio in proporzione ai lavoratori a tempo pieno trasformandoli in part time.
Caro Massimo, voglio chiudere allineandomi con te almeno su una cosa: sull’importanza del referendum.

Anche Unità Sindacale Falcri Silcea ritiene indispensabile il ricorso al “nobile istituto” anche qualora tutti i sindacati fossero d’accordo… così, solo per attivare uno strumento democratico che ridà voce e peso alle lavoratrici e ai lavoratori che saranno chiamati a decidere sul Fondo Esuberi e sul CCNL. Tutto il resto, concordo con te Massimo, è demagogia.

Con rinnovata stima e “preoccupata” preoccupazione.
Joseph Fremder
Segretario Nazionale Unità Sindacale Falcri Silcea

Stampa questa pagina Stampa questa pagina

 

 
 
 
 

WP Theme restyle by Id-Lab