LA MIA DICHIARAZIONE AL CORRIERE DELLA SERA SUL REFERENDUM IN MATERIA DI ENERGIA E NUCLEARE

QUELLA DEL NUCLEARE, DOPO FUKUSHIMA, È UNA TIPICA QUESTIONE NELLA QUALE LA RAGION POLITICA DIVERGE DALLA RAGIONE INTELLETTUALE: PUR NON AVENDO CAMBIATO IDEA IN PROPOSITO, LA DISCIPLINA DI ORGANIZZAZIONE MI IMPONE DI NON FARE CAMPAGNA ELETTORALE IN SENSO CONTRARIO A QUELLA DEL PD

Dichiarazione pubblicata dal Corriere della Sera il 4 giugno 2011, in versione ridotta per motivi di spazio, a cura di Andrea Garibaldi

  Le mie opinioni sulla questione del nucleare sono rimaste quelle che ho espresso anche pubblicamente prima dello tsunami di Fukushima: credo che sarebbe più ragionevole la scelta di spendere il molto denaro necessario per raggiungere una sicurezza assoluta contro i rischi del nucleare, piuttosto che rassegnarsi a subire i danni, apparentemente meno gravi ma molto più estesi e in larga misura inevitabili, del ricorso al carbone e al petrolio. D’altra parte, né il sole, né il vento, né il risparmio energetico possibile, né il mutamento delle nostre abitudini, possono realisticamente bastare per liberarci, se non in piccola parte, dall’alternativa tra l’atomo e i combustibili fossili.
   Quello di Fukushima, però, è stato uno tsunami anche per gli orientamenti dell’opinione pubblica mondiale: sul piano politico, ha prodotto un’onda a cui era ed è impossibile resistere. Tanto è vero che ha travolto anche la scelta nuclearista del Governo italiano. Capisco bene, dunque, i motivi che determinano lo schieramento del Partito democratico in questa campagna referendaria: questo è uno dei casi nei quali la ragion politica, necessariamente focalizzata sul consenso possibile, diverge dalla ragione intellettuale, che per sua natura prescinde dal criterio della popolarità. Ed essendo io un parlamentare del Pd, la disciplina di organizzazione, pur in un partito aperto e pluralista, mi impone di astenermi dal fare campagna referendaria in senso contrario.
   Resta il fatto che il quesito referendario su questa materia, a seguito della modifica apportata dalla Corte di Cassazione, ha ormai ben poco a che fare con la scelta dell’energia nucleare: esso riguarda ormai soltanto la partecipazione dell’Agenzia italiana alle iniziative per la sicurezza delle altre agenzie europee e la disposizione che impegna il Governo a predisporre il piano energetico nazionale, senza specificarne il contenuto. Sul piano politico il significato del “sì” o del “no” su questi quesiti resta quello originario, ma sul piano strettamente tecnico-giuridico il “sì” e il “no” non riguardano più la scelta se produrre in Italia energia con l’atomo o in altro modo.

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