PERCHÉ IL PROGETTO DI BILANCIO 2011 DEL SENATO VA PROFONDAMENTE RIVISTO

LA PROPOSTA DI CORREZIONE PER L’ANNO IN CORSO ELABORATA DAL COLLEGIO DEI QUESTORI NON SODDISFA SE NON IN MINIMA PARTE L’ESIGENZA DI UNA RIDUZIONE DEI COSTI DELLA POLITICA ALMENO IN LINEA CON I TAGLI CHE LA MANOVRA FINANZIARIA HA IMPOSTO A TUTTE LE AMMINISTRAZIONI

Lettera inviata alla Presidenza e a tutti i membri del Gruppo Pd del Senato il 27 luglio 2011, letta a mio nome dal senatore Paolo Giaretta nel corso dell’assemblea del Gruppo svoltasi la sera di quel giorno, alla quale non ho potuto partecipare essendo impegnato in un dibattito pubblico a Rieti – Sono disponibili on line due ordini del giorno su questa materia, redatti rispettivamente da Enrico Morando e da me, presentati il giorno seguente al Senato – Sull’allineamento alla media europea come criterio migliore per eliminare i privilegi ingiusti e gli sprechi nelle istituzioni politiche: v. l’ordine del giorno approvato dalla Direzione del Pd il 19 luglio 2011.

Alla Presidenza e a tutti i Colleghi del Gruppo
Con grande rammarico questa sera non potrò partecipare alla nostra assemblea, essendo impegnato in un incontro pubblico da tempo organizzato dal partito a Rieti. Affido dunque a questa lettera, in estrema sintesi, quello che altrimenti sarebbe stato il contenuto del mio intervento.
Esaminata la bozza di bilancio del Senato, che verrà discussa in Aula la settimana prossima, non ho trovato in essa ‑ se non in misura minima e comunque del tutto insufficiente – contenuti coerenti con gli impegni che come Partito democratico abbiamo assunto come prioritari nei confronti dell’opinione pubblica. In particolare:
   – non è stata affatto praticata dall’amministrazione del Senato quella spending review che pochi giorni fa, con i nostri emendamenti alla manovra finanziaria, abbiamo giustamente proposto per tutte le Amministrazioni pubbliche;
   – più specificamente, le scelte di bilancio per l’esercizio in corso non sembrano incidere su alcuna delle voci di spesa che dobbiamo considerare indebite o vistosamente sovradimensionate secondo il criterio dell’allineamento alla media europea, che abbiamo fatto nostro con l’ordine del giorno approvato dalla Direzione del Pd il 19 luglio 2011; tra queste si segnalano le spese destinate a garantire alle cariche e funzioni di vertice del Senato benefit di vario genere non correlati ad alcuna apprezzabile esigenza operativa;
   – le scelte di bilancio per l’esercizio in corso non sembrano incidere in misura apprezzabile – certo non nella misura del 10 per cento che era stata ventilata nelle scorse settimane ‑ neppure sulla spesa per i vitalizi dei senatori;
   – il risultato è una riduzione complessiva delle spese, rispetto all’esercizio 2010, pari allo 0,34 per cento, di molto inferiore rispetto a quello che sarebbe stato certamente possibile ottenere, tenuto conto per un verso della necessità urgente di azzerare il deficit pubblico, per altro verso della generosità con cui in passato il Senato ha allargato i cordoni della borsa;
   – un esempio significativo del lassismo che ispira questo progetto di bilancio è costituito dalle voci di spesa contenute nel capitolo S.1.08, intitolato “Trasferimento ai Gruppi parlamentari”:
   a) il contributo per il funzionamento dei Gruppi proporzionato alle dimensioni dei Gruppi stessi    (voce 01), invece che ridursi, aumenta da 6,9 milioni a 7,35;
   b) ma la cosa più grave è che aumenta, e non di poco, anche il “contributo per il personale dei Gruppi” (voce 02): da 12,96 milioni a 14,05; è questa la voce in cui si collocano i rimborsi forfetari correlati all’“assorbimento” da parte dei Gruppi attivi di ex-dipendenti di Gruppi estinti, di cui ho denunciato l’incongruità e l’assoluta opacità con un intervento in Aula del 22 giugno scorso.
Credo che il nostro Gruppo debba chiedere con forza la soppressione (per assorbimento nella precedente) di quest’ultima voce di spesa e un ritorno al rigoroso proporzionamento del contributo ai Gruppi in relazione alle rispettive dimensioni, come è previsto dal Regolamento del Senato.

Per quel che riguarda l’amministrazione del nostro Gruppo, torno a chiedere che
   – si proceda al più presto a un profondo riordino del sistema di inquadramento e di determinazione del trattamento di ciascun dipendente, con superamento drastico dell’attuale gravissima disparità di trattamento fra i dipendenti cosiddetti “deliberati”, assunti a tempo indeterminato con livelli retributivi relativamente elevati, e gli altri dipendenti, assunti a tempo determinato (alcuni addirittura con rapporto di “lavoro a progetto”) e con livelli retributivi nettamente inferiori;
   – si applichi anche all’amministrazione del Gruppo quel principio di trasparenza totale che, per effetto di una norma inserita a seguito di un nostro emendamento nella legge n. 15/2009, si applica (o dovrebbe applicarsi) oggi a tutte le Amministrazioni pubbliche: questo implicherebbe che siano messi on line, oltre ai livelli di retribuzione, anche i nomi dei dipendenti del Gruppo, con indicazione delle rispettive qualifiche e funzioni e della dislocazione del loro posto di lavoro.
Vi ringrazio dell’attenzione
                Pietro Ichino

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