OCSE: DOPO LA RECESSIONE UN MERCATO DEL LAVORO SEMPRE PIÙ DUALE

IL DECLINO DELLA DISOCCUPAZIONE APPARE DOVUTO INTERAMENTE ALLA CREAZIONE DI POSTI DI LAVORO CON CONTRATTI A TERMINE O ATIPICI

Estratto dal documento Employment Outlook 2011 – L’ITALIA a confronto con gli altri paesi, a cura di Stefano Scarpetta e Andrea Bassanini, Directorate for Employment, Labour and Social Affairs, OCSE – settembre 2011

L’impatto della crisi recente sul mercato del lavoro italiano è stato fino a oggi moderato, ma la ripresa è stata lenta. Il tasso di disoccupazione italiano (nella definizione dell’ILO) é cresciuto di 2,5 punti percentuali tra l’inizio della crisi (nel secondo trimestre del 2007) e il primo trimestre del 2010 quando ha raggiunto l’8,5%. Questo incremento rimane tuttavia inferiore all’aumento medio osservato nell’intera area OCSE (Figura 1). Da allora, però, la ripresa occupazionale è stata alquanto moderata. Il tasso di disoccupazione italiano è sceso di solo mezzo punto percentuale, in linea con l’evoluzione media degli altri paesi OCSE e il recente rallentamento della ripresa economica nell’area Euro suggerisce che la disoccupazione italiana rimarrà al di sopra dei livelli precedenti alla crisi per un certo tempo.

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Il mercato del lavoro è sempre più duale. La crisi ha colpito duramente i giovani (compresi tra i 15 e i 25 anni). Nella fase di recessione il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato di 9,7 punti percentuali, raggiungendo il 28,9% (tasso destagionalizzato) nell’aprile 2010. Da allora i segni di ripresa sono timidi: il tasso di disoccupazione giovanile si è ridotto di soli 1,3 punti percentuali per attestarsi al 27,6% nel luglio 2011, uno dei più alti tassi nell’area OCSE. Inoltre il declino della disoccupazione appare dovuto interamente alla creazione di posti di lavoro con contratti a termine o atipici (inclusi i cosiddetti collaboratori), mentre il numero di posti con contratto indeterminato tende ancora a contrarsi. In particolare, tra il primo trimestre del 2010 e il primo trimestre del 2011, il numero di lavoratori con contratto permanente e a tempo pieno risulta essersi ridotto ancora di 72.000 unità. Questo suggerisce che il mercato del lavoro italiano sta diventando più segmentato, con lavoratori in età matura in impieghi stabili e protetti e molti giovani senz’altro sbocco immediato che posti più precari. Il Rapporto annuale sull’occupazione dell’OCSE suggerisce inoltre che anche se la legislazione restrittiva sui contratti da lavoro a tempo indeterminato potrebbe aver aiutato il paese a contenere l’impatto della recessione sul mercato del lavoro, nella fase attuale tale legislazione potrebbe scoraggiare le assunzioni, soprattutto con contratti permanenti, mettendo dunque a repentaglio la ripresa. Di conseguenza, per promuovere una più rapida creazione di posti di lavoro e ridurre il dualismo, si dovrebbe varare un’ampia riforma dei contratti di lavoro. Tuttavia, tale riforma dovrebbe essere rivolta, in particolare, a ridurre l’incertezza rispetto alle conseguenze del quadro regolamentare sugli esiti delle procedure di licenziamento.

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