PERCHE’ GLI IMPRENDITORI DI SILICON VALLEY NON INVESTONO IN ITALIA

18 aprile 2008
Caro Ichino,
dopo circa 12 anni negli USA sono da poco tornato in Italia: continuo a collaborare a distanza con la mia società, che è in California. […]
Perché gli imprenditori di Silicon Valley non investono in Italia? Nemmeno quelli italiani? Ne ho conosciuti tanti. Prenda Logitech, colosso delle periferiche per computer (2 miliardi di fatturato, 7500 dipendenti), fondata da italiani. A un incontro con il CEO (Guerrino De Luca, un italiano) l’anno scorso gli abbiamo chiesto se pensa mai di investire in Italia. Le lascio immaginare la risposta.
Prendo spunto dalla sua presentazione Hire your best employer per sottolineare due cose.

   1. Sistema di relazioni industriali (slide “Che cosa chiude il nostro sistema agli investimenti stranieri”). Lei cita il problema del sistema di relazioni sindacali e della disciplina dei rapporti di lavoro al quarto posto. Le assicuro che è al primo. Di gran lunga al primo posto. Chieda a qualunque imprenditore a Silicon Valley. Il resto si supera, ma l’inflessibilità della risorsa lavoro non è un ostacolo superabile. L’alta tecnologia crea moltissimi nuovi posti di lavoro  […], ma il ciclo di vita del prodotto è tipicamente molto ridotto e il grado di rischio di impresa è elevatissimo. La flessibilità delle risorse umane è una conditio sine qua non.
   2. Affidabilità dell’imprenditore (slide “Il sindacato come intelligenza collettiva dei lavoratori”). Ma perché mai? Allora nessuno andrebbe mai a lavorare in una start-up a Silicon Valley, dove è molto probabile che la società non arrivi neanche al terzo anno di vita. Il sindacato non c’entra niente. E’ il singolo che decide, in base alla propria situazione economica e familiare, quale livello di rischio assumere su se stesso come imprenditore del proprio stesso lavoro. Perché questa mancanza di fiducia nelle capacità decisionali del singolo? C’è una mancanza di fiducia incredibile in Italia. E’ una delle cose che ho notato di più al rientro dagli USA.
E poi: neppure Wall Street riesce a capire davvero la situazione economica di un’impresa (vedi il crollo ditantissime società finanziarie che fino a ieri erano considerate colossi solidissimi, come il caso Bear Stearns). Non credo che un sindacato possa capire l’effettiva affidabilità di un’impresa.
Silicon Valley è il regno del lavoratore che – come dice lei – “si sceglie l’imprenditore”. Glielo dico per esperienza personale. Infatti, a Silicon Valley sono gli imprenditori che fanno a gara per convincere i lavoratori migliori ad andare da loro, a suon di benefits incredibili. Per esempio, guardi quello che offre Facebook – uno dei grandi nomi del social networking – per andare a lavorare da loro: ti pagano addirittura l’affitto!
So che sta lavorando duro per introdurre flessibilità nel mondo del lavoro in Italia. So anche che in Italia si può solo proseguire a piccoli passi. Ma finché non esiste assoluta coerenza tra il rischio di investimento e la flessibilità di gestione delle risorse investite, i capitali in Italia non verranno mai.
Complimenti per l’ottima Newsletter: questo tipo di dibattito ci vuole proprio. E in bocca al lupo per il lavoro politico che la attende

M.A.

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