IL MESSAGGERO: SULLA RIFORMA DEL LAVORO IL RISCHIO DI UNA CONVERGENZA TRA CONSERVATORISMI DI DESTRA E DI SINISTRA

RISPETTO AL DISEGNO ORIGINARIO C’È UN RIDIMENSIONAMENTO, MA NON SI DEVONO SOTTOVALUTARE LE NOVITÀ COMUNQUE ASSAI RILEVANTI CHE IL DISEGNO DI LEGGE RECA

Intervista a cura di  Luciano Costantini, pubblicata sul Messaggero l’8 aprile 2012

Qual è la sua valutazione generale su art. 18 e riforma?
Rispetto al disegno originario di riforma dei licenziamenti, molto ambizioso, c’è un ridimensionamento. Simmetrico rispetto al rinvio di un anno dell’applicazione della norma per il contrasto alle collaborazioni autonome fasulle. Ma fermarsi al confronto con il progetto originario sarebbe fuorviante.

In che senso?
Se confrontiamo questo risultato con l’inerzia totale del centrodestra nell’ultimo decennio e con le parole d’ordine della vecchia sinistra politica e sindacale, ci rendiamo facilmente conto del passo avanti che si compie con questa riforma.

Eppure Confindustria ha preso una posizione durissima, paventando il rischio di ulteriore aumento della disoccupazione perché le aziende assumeranno sempre meno.
Questa  reazione di Confindustria ha gli stessi caratteri di concitazione e di superficialità della reazione della Cgil alla versione precedente del progetto Fornero. È davvero curioso e molto significativo che le reazioni delle due maggiori associazioni, rispettivamente sul versante imprenditoriale e su quello sindacale, di pari virulenza e di segno contrario, si siano alternate nel giro di pochi giorni in riferimento a un progetto che, a ben vedere, negli stessi giorni ha subito soltanto una modifica tutto sommato modesta.

Dunque, secondo lei non è vero, come sostiene Emma Marcegaglia, che c’è ancora troppa rigidità in uscita e poca in entrata?
Rispetto alla penultima edizione del progetto, in quest’ultima c’è effettivamente un aumento della rigidità in uscita. Però c’è anche il rinvio di un anno della norma più rilevante contro il precariato “in entrata”, cioè contro le collaborazioni autonome abusive; che rischia di diventare un rinvio sine die. Qui mi sarei aspettato la protesta vibrata di qualcun altro, che invece non se ne fa né in qua né in là.

A chi si riferisce?
A quella stessa vecchia sinistra politica e sindacale che si commuove tanto per una modifica tutto sommato marginale della protezione di cinque milioni di lavoratori subordinati regolari, e che mostra un’indifferenza pressoché totale nei confronti dei due milioni di lavoratori sostanzialmente dipendenti, ma qualificati come collaboratori autonomi, a rischio di rimanere totalmente esclusi da qualsiasi protezione.

Licenziamenti economici: per Monti il reintegro sarà applicato solo in casi estremi, per alcuni giuslavoristi aumenterà l’aleatorietà dei casi, per Confindustria non cambia quasi nulla rispetto a prima.
Una modifica incisiva rispetto all’articolo 18 oggi in vigore c’è. E anche soltanto un anno fa sarebbe stata impensabile, se si considera il veto totale che veniva posto da sinistra e la linea della “moratoria legislativa” adottata fino al settembre scorso dal centrodestra.

Ma dove sta questa modifica incisiva?
Nel superamento dell’automatismo della reintegrazione, che in questi quarant’anni ha generato molti mostri. Nel fatto che per il caso di reintegrazione si è stabilito un limite massimo di indennizzo, di dodici mensilità, dove fin qui non si è applicato alcun limite. Nel fatto che si è esclusa la reintegrazione per i casi in cui il vizio del licenziamento è soltanto formale. Nel fatto che la nuova normativa orienta vigorosamente i nostri giudici sulla linea della giurisprudenza tedesca, la quale limita in sostanza la reintegrazione ai casi di licenziamento discriminatorio o totalmente arbitrario.

Secondo lei si è raggiunto un compromesso giusto o si poteva fare qualcosa di più e di meglio?
Si poteva fare di più in direzione di un equilibrio più dinamico e del superamento del dualismo fra protetti e non protetti. Ma il passo avanti che si delinea in questa direzione è comunque molto più rilevante di quanto appaia a un’osservazione superficiale.

In Parlamento sarà battaglia:  il Pdl chiederà correttivi. Quale posizione dovrebbe tenere il Pd?
Vedo il rischio di una convergenza tra conservatorismo di destra e di sinistra, che potrebbe tendere a un ulteriore “depotenziamento bilanciato” della riforma, sul versante dei licenziamenti come su quello del contrasto al precariato. Spero davvero che il Pd non si presti ancora a questo gioco.

.

Stampa questa pagina Stampa questa pagina

 

 
 
 
 

WP Theme restyle by Id-Lab