L’AUMENTO DELLA CONTRIBUZIONE A CARICO DEI LAVORATORI AUTONOMI ISCRITTI ALLA GESTIONE SEPARATA È INIQUO

LA GIUSTA PROTESTA DEI LIBERI PROFESSIONISTI “SENZA ORDINE” CONTRO UNA DISPOSIZIONE CHE AGGRAVA UN PRELIEVO PREVIDENZIALE GIÀ OGGI NETTAMENTE SUPERIORE RISPETTO ALLA GENERALITÀ DEI LAVORATORI

Lettera di una traduttrice libera professionista associata ad Acta (associazione promotrice di un’iniziativa contro l’aumento dei contributi previdenziali), pervenuta il 27 aprile 2012

Gentile Sen. Ichino,
sono una traduttrice, professionista non ordinista, iscritta alla Gestione Separata INPS (GS).
Per prima cosa volevo ringraziarla della bella serata di presentazione del suo libro il novembre scorso a Como: è stato un piacere ascoltarla di persona.
Detto questo, la prego, faccia valere in Commissione le sue idee sulla Gestione Separata INPS! Approfitto per manifestarLe un altro punto di vista circa l’inopportunità di un aumento graduale al 33% dei contributi da versare alla GS stessa previsti dal DDL Lavoro.
Innanzitutto, un tale aumento è in netto contrasto con quanto affermato nel Decreto SalvaItalia che, all’articolo 24 comma 28, contempla la decontribuzione verso schemi previdenziali integrativi. Infatti, con tale comma il Governo riconosce implicitamente che tali schemi previdenziali offrono rendimenti più interessanti, anche grazie alle agevolazioni fiscali di cui godono, e quindi più adatti ad assicurare un futuro più tranquillo alle giovani generazioni che sempre più andranno in pensione con il metodo contributivo, che è quello alla base della GS.
Infatti, la rivalutazione del montante nella Gestione Separata è legata all’andamento del PIL. Purtroppo quest’ultimo non sta dando buona prova di sé e gli effetti negativi del suo andamento si sentiranno per molti anni ancora. A titolo esemplificativo, faccio osservare che la rivalutazione del montante nella Gestione Separata INPS per il 2010 è stata pari all’1,79% a fronte di un tasso di inflazione del 2,87%, imponendo di fatto una tassa agli iscritti.
In effetti, l’aliquota attuale del 27% sul reddito lordo di un professionista indipendente – non finta partita IVA – preclude a quest’ultimo di fatto l’accesso a forme di risparmio pensionistico più convenienti per il suo futuro.
Vorrei che fosse chiaro che non si chiedono né il mantenimento di vecchi privilegi né la concessione di nuovi ma solo la possibilità di poter orientare il proprio risparmio previdenziale in maniera più oculata di quella garantita dall’INPS.
A tal fine, faccio presente che che un euro investito in BTP a 30 anni dal 1 genaio 1996 avrebbe reso il 130% in più rispetto allo stesso investimento rivalutato applicando i tassi della GS.
Ricordo inoltre che l’aliquota del 33% dei lavoratori dipendenti viene calcolata sulla RAL (Retribuzione annua lorda) mentre per un lavoratore indipendente in Partita IVA (vera) tale aliquota graverebbe sul fatturato netto, con notevole differenza a nostro danno.
Inoltre, non ritengo corretto che all’interno della Gestione Separata non vi sia alcun modo per distinguere in modo corretto una vera Partita IVA da una falsa, ma che tutti debbano subire questi aumenti indiscriminatamente. Per ulteriori informazioni rimando alla Memoria inviata alla Commissione da ACTA – Associazione Consulenti terziario Avanzato, associazione che so Lei conosce bene.
Certo che vorrà considerare questi aspetti nelle Sue valutazioni, Le porgo i miei migliori saluti.
A. T., traduttrice, iscritta alla Gestione Separata INPS.

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