INTERVISTA SULLE POLITICHE DEL LAVORO

PARIFICAZIONE DELL’ETA’ PER LA PENSIONE, ESTENSIONE DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI, SOCIAL CARD, SCIOPERO VIRTUALE, SCIOPERO NEI TRASPORTI

Intervista a cura di Francesca Fradelloni, pubblicata su E-Polis il 5 marzo 2009

Fu il primo a combattere “i fannulloni”, come li chiama oggi la maggioranza (ma lui li chiamava “nullafacenti”; “e non è la stessa cosa”, precisa ora). Molto prima del ministro Brunetta sventolò la bandiera della trasparenza nell’amministrazione pubblica e la cultura della valutazione. Oggi, però, la priorità è trovare soluzioni alla crisi che si sta mangiando i nostri mondi ricchi. Sostenere la domanda di beni e servizi cosa che «il nostro Governo attuale ha fatto molto meno di quanto hanno fatto i Governi degli altri Paesi europei». E con un occhio di riguardo al nascente «bipolarismo sindacale».


Donne in pensione a 65 anni. Cosa ne pensa?
Non dobbiamo pensarci su più che tanto, dal momento che l’Unione Europea ci vieta di mantenere la differenza tra uomini e donne. Sarà bene attuare la parificazione gradualmente, destinando ogni euro risparmiato su quel fronte a una detassazione selettiva dei redditi di lavoro femminile. Allarme precari. Tutto parte dal lavoro flessibile della Legge Biagi?
No: la legge Biagi si è limitata a disciplinare e rinominare rapporti di lavoro precario o “atipico” che esistevano già prima. Il problema del precariato ha radici molto più lontane.
Quali?
I rapporti di collaborazione autonoma continuativa e i contratti a termine esistevano già negli anni ’50; la loro crescita – lenta ma continua – è incominciata nella seconda la metà degli anni settanta. E da allora non si è più fermata. E’ ragionevole considerarla come una reazione del sistema alle rigidità che andavano consolidandosi nel nostro tessuto produttivo.
Contro la crisi l’assegno di disoccupazione proposto da Franceschini. Il governo invece ha privilegiato gli ammortizzatori su base volontaria rispetto ai sussidi. Non le sembra che davvero questo incoraggi di più la base produttiva e l’occupazione?
Sono due misure diverse. Quello che oggi chiede il Pd è che non si lascino totalmente abbandonati a se stessi i lavoratori precari che hanno perso o perderanno il posto nei mesi prossimi, senza un giorno di preavviso e senza un euro di indennità di disoccupazione: proprio tutti quelli che non sono coperti dal programma delineato dal Governo. Che comunque non incomincerà a essere operativo prima di molto tempo.
Nell’immediato però è stata istituita la social card, c’è la detassazione degli straordinari ed è stata messa in campo una manovra da 9 miliardi.
La social card ha costituito, in tempo di crisi, una iniziativa di sostegno dei redditi bassi quantitativamente molto meno significativa della misura analoga che il Governo Prodi aveva adottato, in altra forma, prima dello scoppio della crisi. La detassazione degli straordinari non è certo una misura anti-crisi, perché in tempi di recessione gli straordinari non si fanno proprio. E complessivamente, per sostenere la domanda di beni e servizi, il nostro Governo attuale ha fatto molto meno, in proporzione, di quanto hanno fatto i Governi degli altri Paesi europei maggiori.
Il Pd ha candidato alle scorse elezioni Calearo e Colaninno, si punta sugli imprenditori. Crede anche lei che il sindacato non abbia saputo leggere i tempi che cambiano?
I sindacati sono molti. E il vero pluralismo sindacale è quello in cui modelli diversi di relazioni industriali possono confrontarsi e competere tra loro. Oggi sta nascendo una sorta di bipolarismo sindacale; non è detto che sia un male, se si farà l’accordo sul nuovo sistema di misurazione della rappresentatività sindacale e i lavoratori saranno posti in condizione di scegliere, in ciascun settore e in ciascuna azienda, tra i due modelli.
È d’accordo con la proposta di Epifani di indire dei referendum tra i lavoratori sulle riforme dei contratti?
Mi piace di più un sistema in cui, sulla base del voto dei lavoratori per le rappresentanze sindacali e delle iscrizioni, si può individuare preventivamente la coalizione sindacale abilitata a contrattare con effetti generali in una azienda o in un settore.
La riforma dello sciopero è una svolta autoritaria?
Dipende da come la si fa. Ho presentato, con altri senatori del Pd, due disegni di legge su questa materia molto prima che il Governo incominciasse a muoversi.
E cosa dicono questi due suoi progetti?
Quello sullo sciopero virtuale delinea l’itinerario negoziale perché si possa arrivare all’accordo-quadro sulle modalità di attuazione di questa forma di agitazione sindacale; il punto più delicato è costituito dalla determinazione del multiplo della retribuzione che l’azienda dovrà versare in occasione dello sciopero. Quello sullo sciopero nel settore dei trasporti fissa le regole minime di democrazia sindacale che devono essere rispettate per la proclamazione dell’astensione dal lavoro, fino a che la materia non sia adeguatamente regolata mediante accordo aziendale o di settore.
Lei è noto per aver denunciato spesso i mali delle pubbliche amministrazioni; allora perché siete contro la norma antifannulloni?
La legge Brunetta contiene alcune cose buone, cui abbiamo largamente contribuito con i nostri emendamenti, e altre cose davvero sbagliate.
Quali?
L’articolo 1, introdotto alla Camera in seconda lettura, che sembra prefigurare un ritorno indietro rispetto al principio contrattualistico. Poi la norma provocatoria che attribuisce ai vertici politici il diritto di conoscere le valutazioni degli uffici e dei dipendenti. Inutilmente provocatoria, perché al Senato era stato accolto un emendamento del PD che sancisce il principio della trasparenza totale, precisando che anche le valutazioni devono essere immediatamente conoscibili da parte di tutti i cittadini, direttamente in rete.
Sulla pensione a 65 anni delle donne la Cisl si schiera con la Cgil. Un no secco. Non sono stati consultati. Non le sembra che si introducano criteri di accesso differenziati alla pensione di vecchiaia per le lavoratrici pubbliche rispetto a quelle private?
Credo che il principio di parità di trattamento sul piano pensionistico debba essere applicato integralmente sia nel settore pubblico, sia in quello privato. Certo. è necessario farlo con gradualità. Sul piano politico, poi, è essenziale che ogni euro risparmiato con l’aumento dell’età pensionabile delle donne sia destinato a promuovere il lavoro delle donne: per esempio, come dicevo prima. con la detassazione selettiva dei redditi più bassi di lavoro femminile.
Per uscire dalla crisi, Emma Marcegaglia, Ha invitato Governo e Regioni “a finanziare anche le piccole opere che potrebbero essere cantierate subito”.
Mi trovo d’accordo con Emma Marcegaglia su molte cose. Anche su questo punto concordo con lei.

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