CORRIERE DELLA SERA: ANCORA SULLA MIA COLLABORAZIONE CON RENZI

LA MIA COLLABORAZIONE ALLA DEFINIZIONE DI UNA PARTE DEL PROGRAMMA ELETTORALE DEL SINDACO DI FIRENZE NON SIGNIFICA CHE IO “FACCIA PARTE DELLA SUA SQUADRA”, COME QUALCUNO HA SCRITTO: FARÒ LE MIE SCELTE PER LE PRIMARIE ALL’ASSEMBLEA DEL 29 SETTEMBRE PROSSIMO

Intervista a cura di Tommaso Labate, pubblicata dal Corriere della Sera il 30 agosto 2012 – In argomento v. anche il mio comunicato stampa del 28 agosto

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«Il 29 settembre, a Roma, ci sarà un’iniziativa del “gruppo dei quindici”, che a luglio chiese pubblicamente al Pd di portare l’agenda Monti nella prossima legislatura. Certo, entro quella data avremo già visto e valutato i programmi dei partecipanti alle primarie. E decideremo chi sostenere. Nel frattempo, però, non si può escludere nulla: neppure che lo stesso gruppo presenti una sua candidatura per la leadership del centrosinistra».

Potrebbe candidarsi lei, professor Ichino?
Che sia io a candidarmi è proprio da escludere. Può essere che me lo chiedano. Nel caso, valuterò. Ma come si fa a dirlo quando ancora non si conoscono i programmi degli altri e neppure il modo in cui si voterà alle primarie?.

Pietro Ichino, classe ’49, giuslavorista di rango, riformista doc, senatore del Pd, appassionato di scacchi, annuncia che dal gruppo dei quindici parlamentari “montiani” del Pd – con lui ci sono, tra gli altri, Enrico Morando, Giorgio Tonini, Umberto Ranieri, Magda Negri – potrebbe venir fuori un nuovo nome per le primarie. Un altro sfidante per Bersani e Renzi. Professore, forse si è dato troppo per scontato il suo sostegno a Renzi?
Nel comunicato stampa che ho diffuso ieri (martedì, ndr) non ho scritto di “aver scelto Renzi”. Ho scritto che Renzi si è rivolto a me, che ha chiesto la mia collaborazione per una parte del suo programma e che gliel’ho assicurata ben volentieri, incominciando subito a lavorarci. Come sto già facendo. E come avrei fatto con ogni altro candidato del Pd alle primarie che me l’avesse chiesto. Compreso ovviamente Bersani.

Solo che Bersani non gliel’ha chiesto.
No, non me lo ha chiesto. Ma se domani altri candidati alle primarie mi chiedessero di collaborare ai loro programmi, sarei lieto di farlo. Lo farei volentieri, per esempio, anche per Bruno Tabacci, per Stefano Boeri… La mia collaborazione con Renzi non esclude le altre. Quello che conta sono le cose da fare, i programmi. E i programmi di una sfida come le primarie, su alcuni punti, ben possono anche essere convergenti. Uno degli scopi della nostra assemblea del 29 settembre è proprio quello di favorire l’aggregazione più ampia possibile di persone interessate alle primarie democratiche, su queste idee e questo programma.

Significa che non si sente arruolato nella campagna di Renzi?
Con Renzi non abbiamo parlato del mio ingresso nella sua squadra. Potrà essere che se ne parli nel prossimo futuro, ma chi ne parla ora lo fa a vanvera.

Messa così, sembra che lei non abbia neanche deciso se votarlo, Renzi.
Se dalla campagna elettorale per le primarie risulterà che solo Renzi fa proprie le mie idee, le mie proposte, non avrò alcun dubbio sul candidato a cui dare il voto. Ma è possibile verificarlo soltanto quando si conosceranno i programmi di tutti i candidati e quando si conosceranno le regole del gioco. Non sappiamo nemmeno se saranno primarie a turno unico o a doppio turno: un dettaglio non da poco.

E poi c’è l’appuntamento del 29 settembre. La vostra assemblea dei quindici. Quelli dell’«agenda Monti al centro della prossima legislatura».
Ripeto: se non riterremo soddisfacenti i programmi degli altri candidati, potremmo anche valutare una nostra candidatura. In questo momento sarebbe prematuro dire quale sarà la nostra scelta.

Nello staff di Renzi dicono di voler portare avanti l’agenda Monti. Ed Enrico Letta sostiene che Bersani lo sta già facendo.
Bersani ha detto testualmente che il suo futuro governo avrà una sua agenda, solo in parte coincidente con l’agenda Monti. Ma questo potrebbe anche andar bene se le differenze consistessero in perfezionamenti, correzioni di errori, riempimento di lacune. Il problema è che invece alcune prese di posizione del vertice del Pd fanno pensare, su alcuni punti cruciali, più a un netto cambiamento di rotta che alla prosecuzione del programma avviato da Mario Monti.

A quali prese di posizione si riferisce?
In materia di lavoro e welfare, Cesare Damiano e Stefano Fassina predicano una vera e propria inversione di rotta. Per non parlare della vicenda sconcertante dell’esclusione di Elsa Fornero dalle feste del Pd, che lo stesso Fassina – non smentito – sostiene essere stata decisa dalla segreteria nazionale.

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